782_Cinzia
Salve… Era il 3 settembre 2005 quando mio padre morì in un ‘ospice’ di Nepi. Nell’ultima settimana che trascorse lì, lui chiedeva spesso quale giorno fosse e continuava a nominare il 3… Attendeva il rientro di una delle sorelle che si trovava in vacanza in Sardegna: essendo venuta a conoscenza dell’aggravarsi delle condizioni di mio padre anticipò il rientro di una settimana e il 2 settembre lo andò a trovare.
Il 3 andammo anche io, mio fratello e altri parenti, provavo una strana emozione contraddittoria: nello stesso tempo avrei voluto rimandare quella visita, ma sentivo che dovevo andare…! C’era molto vento quel giorno, poi cessò di colpo. Mi ritrovai a parlare con una mia cugina e mi uscì dalla bocca quasi una preghiera: appoggiai una mano sul cuore e dissi: “Se papà deve continuare a soffrire in questa maniera, chiedo a nonna Isabella – la madre di mio padre! – di aiutarlo a morire…”.
Provai una sorta di sollievo, dopo quelle parole, e sentii un’energia strana passarmi vicino, come una carezza invisibile, poi quella stessa ‘energia’ mi sembrò che facesse delle ‘capriole’ gioiose, se così si può dire, e io avvertii come se un ‘imbuto’, un vortice strano, si aprisse nello spazio circostante per accogliere “qualcosa”.
Pochi secondi dopo uscì un giovane infermiere e alla sua comparsa seppi già cos’era accaduto: mio padre era morto… Secondo la testimonianza riportata da una delle infermiere che si prendeva cura di lui, e raccontata da mia madre che era presente, non le era mai capitato di assistere a una morte così rapida, e di casi simili a quelli di mio padre, purtroppo, ne aveva visti molti. Io ero convinta che mia nonna avesse accolto il mio “appello”, la mia accorata preghiera spontanea… Poche ore dopo, parlando con il marito di mia cugina, mi capitò di udire un rumore insolito: il vento si era calmato da un bel po’, ma io, nel pronunciare una frase che mio padre disse in una certa occasione, sentii vibrare la serranda di una finestra ai piani superiori: ci trovavamo di fronte all’ufficio dell’impresario delle pompe funebri. Io ripresi a parlare, ed essendo stata interrotta da quella vibrazione, ripetei la stessa frase che mio padre aveva detto anni prima: la vibrazione della serranda si riplicò identica… Sembravano tre colpi cadenzati ripetuti sulla serranda! Mio cugino, evidentemente imbarazzato, sminuì l’accaduto dicendo: “Non è niente…”, ma ache lui aveva ben udito i colpi… Soltanto in seguito mi ricordai che quando io e mio fratello eravamo bambini, mio padre, quando doveva richiamarci per il pranzo, prima di chiamarci per nome, con la mano batteva tre colpi sulla parete della cucina dove mangiavamo…!
Una strana coincidenza, direi…
Nel 2007, invece, mi capitò di fare una ‘preghiera’ spontanea davanti all’immagine di Giovanni Paolo II: il giorno dopo sarei dovuta andare a trovare una zia ricoverata in ospedale a causa di un tumore al fegato, e sapendo che si trovava in una fase critica, chiesi a Giovanni Paolo II di aiutarla come meglio lui riteneva opportuno. Il giorno della visita a mia zia, entrando nella sua stanza, la trovai impegnata in una viva discussione con la figlia: sosteneva di aver visto il Papa in un angolo della stanza… Mia cugina, che è sempre stata un tipo pratico, disse che forse aveva visto un vecchio calendario o un poster di Giovanni Paolo II, che poi era stato tolto, ma mia zia insistette puntando il dito nell’angolo ‘incriminato’: “Stava lì, l’ho visto lì, era lui!”. Premesso che fu proprio mia cugina a specificare quale papa mia zia avesse visto: io, tra me e me ridacchiavo, incerta se raccontare l’episodio della mia “preghiera” alla mia diffidente e razionale cugina, o se svelare l’arcano, appoggiando la tesi ‘particolare’ di mia zia; preferii rimanere in silenzio per godermi quel momento di beatitudine…
Compresi in seguito che quella, più che un’apparizione verificatasi per “aiutare” mia zia, che morì circa un mese dopo, ma a suo modo era stata “miracolata”, essendo sopravvissuta per ben trent’anni a quel tumore, era stato un “segno” per me, a conferma che anche “al di là” qualcuno ci ascolta…