Si cercavano da 40 anni, ma soltanto adesso un gruppo di astrofisici europei e’ riuscito a scoprire nelle stelle le fabbriche di rubidio, un metallo tenero dal colore bianco-argenteo, non particolarmente prezioso e utilizzato soprattutto nell industria elettronica, ad esempio per gli orologi atomici. Sulla Terra e’ il sedicesimo elemento per abbondanza, ma nessuno finora ne aveva mai scoperto ne’ l’origine ne’ il processo di formazione.
A risolvere il mistero e’ stata la squadra di astrofisici della quale fa parte l’italiana Francesca D’Antona dell’Osservatorio di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
L’origine del rubidio, descritta sul portale Science Express, e’ stata scoperta in un particolare tipo di stelle giganti, nelle quali esiste una vera e propria ”catena di produzione” di questo metallo. Comprendere i dettagli della formazione dei vari elementi e’ un compito che impegna gli astrofisici di tutto il mondo ormai da diversi decenni sia per la parte teorica, relativa allo studio delle possibili reazioni nucleari, che per la parte osservativa, che si serve via via di strumenti sempre piu’ sensibili e perfezionati.
Inoltre scoperte di questo tipo sono direttamente importanti per studiare lo stato fisico delle stelle e la storia della loro evoluzione.
”A dire il vero – spiega Francesca D’Antona – stavamo cercando un altro elemento, il litio. Effettivamente lo abbiamo trovato, ma oltre al litio c’era anche il rubidio. Nessuno di noi se l’aspettava, e’ stata una sorpresa generale. Ma anche la conferma che le nostre ipotesi sui processi di formazione degli elementi pesanti nelle stelle erano corrette”.
Tuttavia la caccia alle fabbriche di rubidio era stata preparata in tutti i dettagli, a partire dalla scelta oculata del campione di stelle
da studiare: le stelle giganti AGB. I modelli teorici, infatti, gia’ prevedevano che il rubidio si formasse nelle stelle AGB piu’ massicce, attraverso una sorta di ”scippo” dei neutroni degli atomi di neon da parte di altri atomi pesanti. Cio’ che fino a oggi ha impedito di osservare il processo e’ stato il bozzolo di polvere e gas che oscura queste stelle. Usando i telescopi di Tenerife e del Cile, i ricercatori sono riusciti a superare la barriera opaca che le circonda e a rilevare, in una ventina tra le stelle del campione analizzato, la presenza di grandi quantità di rubidio.
La scoperta, secondo gli esperti, e’ destinata ad avere ripercussioni anche sulla datazione delle meteoriti del Sistema Solare. La loro eta’ si calcola infatti anche in base al rapporto tra il rubidio e lo stronzio che contengono, usando dunque il rubidio (in particolare, un suo isotopo radioattivo, il rubidio-87) come un vero e proprio orologio geologico. Ma se, a causa del fenomeno di produzione del rubidio negli AGB, la quantita’ iniziale di questo elemento dovesse rivelarsi maggiore di quello che si credeva, ci saranno un bel po di calcoli da rivedere. (ANSA).