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Benedette Biotecnologie

IL SECOLO DELLE BIOTECNOLOGIE

Spazio09C’è una rivoluzione tecnologica che, per la potenzialità di ricreare noi stessi, le nostre istituzioni e il nostro mondo, non ha precedenti storici.

Gli scienziati stanno cominciando a riorganizzare la vita a livello genetico. Imprese globali che operano nel settore delle scienze biologiche si stanno rapidamente attivando per esercitare la loro influenza e il loro controllo sul nuovo commercio genetico. “Nella storia, i grandi cambiamenti economici si verificano quando diverse forze tecnologiche e sociali si allenano per creare una nuova “matrice operativa”. Per la prima volta nella storia, la capacità di isolare, identificare e ricombinare i geni fa del patrimonio genetico la principale materia prima dell’attività economica futura.

La concessione di brevetti su geni, linee cellulari, tessuti, organi e organismi sottoposti a manipolazione genetica, oltre che sui processi impiegati per modificarli, offre al mercato l’incentivo commerciale necessario per sfruttare le nuove risorse.

La mappatura dei circa 100.000 geni che compongono il genoma umano e le nuove conquiste nel campo dello screening genetico, fra cui i chip del DNA, la prospettiva imminente di un’ingegneria genetica degli ovuli, degli spermatozoi e delle cellule embrionali umane, stanno ponendo le premesse per una modifica complessiva della specie umana e per la nascita di una civiltà eugenetica a vocazione commerciale. Gli studi su base genetica del comportamento umano ha dato origine alla sociobiologia creando il contesto culturale per la diffusa accettazione delle nuove biotecnologie. I ricercatori di tutto il mondo usano il computer per decifrare, scaricare, catalogare informazioni, creando una nuova riserva di capitale genetico da utilizzare nell’era bioindustriale. Le forze economiche e politiche che controllano le risorse genetiche del pianeta eserciteranno un potere enorme sull’economia mondiale del futuro così come nell’era industriale furono l’accesso ai combustibili fossili e ai metalli.

Le multinazionali stanno già percorrendo i continenti da un capo all’altro per localizzare microbi, piante, animali ed esseri umani dotati di caratteri genetici rari che in futuro potrebbero avere un valore di mercato. Intanto aumenta il numero delle organizzazioni non governative e dei paesi che si schierano su una terza posizione, sostenendo che il patrimonio genetico non dev’essere venduto a nessun prezzo e restare un bene comune e continuare ad essere utilizzato liberamente dalle generazioni future.

Sempre più incalzante la polemica sui “brevetti della vita” ossia Istituzioni scientifiche e industrie farmaceutiche che effettuano prospezioni del genoma umano in regioni sperdute del mondo (es.: Luigi Cavalli Sforza – Università di Stanford denominato “progetto vampiro”: raccoglie campioni dei genomi di gruppi indigeni sparsi per il mondo).

E’ un fenomeno allarmante, soprattutto se si pensa che la rivoluzione biotecnologica investirà ogni aspetto della nostra esistenza, il modo di mangiare, di conoscerci e di sposarci, di fare figli, di crescerli e di educarli, il modo di occuparci di politica di esprimere la nostra fede. Questi brevetti colpiscono nel profondo le nostre idee sulla natura e sulla vita, la quale è dotata di un valore intrinseco e non è mai legittimo ridurla ad una proprietà intellettuale commerciabile, controllata da multinazionali biotecnologiche e scambiata sul mercato come merce.

Nel maggio 1995 una coalizione di oltre 200 esponenti religiosi fra cui capi di stato di tutte le chiese protestanti, oltre 100 vescovi cattolici e personalità ebraiche, mussulmane, indù e buddiste hanno annunciato la loro opposizione alla concessione di brevetti su geni etc. iniziativa promossa dalla Foundation of Economic Trands. La coalizione ha affermato che i brevetti rappresentano la più grave sfida mai lanciata nella storia all’idea della creazione divina. La battaglia è appena iniziata, sono temi che diventeranno la questione cruciale nell’era che sta cominciando.

 

LA MANIA DELLA FELICITA’

Quali sono i rischi dell’irresistibile progresso delle neuroscienze? Dice Alfredo Civita (filosofo ed editore nel 1993 di un saggio sul cervello e la mente): “Il pericolo maggiore viene dall’applicazione farmacologica delle scoperte. Gli psicofarmaci sono stati preziosi per curare diverse condizioni, ma la loro diffusione ha fatto nascere l’idea che con le pillole si possa curare tutto. Mentre si è visto che quando non si sa come gestire il benessere raggiunto con l’aiuto dello psicofarmaco si rischia di entrare poi direttamente in una fase ben peggiore, perfino maniacale.

Ci sono filosofi e scienziati come Sir John Eccles, secondo cui la mente è qualcosa di separato dal cervello.

Io ritengo invece che le attività mentali siano fondate su attività cerebrali. Pazienti che sentono l’avvicinarsi di un attacco di panico riescono a scongiurarlo telefonando al terapeuta, ciò significa che le sue sole parole sono in grado di agire sui centri cerebrali bloccando la crisi.”