Che queste pietre misteriose indichino il sito del Giardino dell’Eden?

SchwartzReport del 2 marzo 2009

Traduzione a cura di Paola M.

È sempre affascinante vedere come le cose date per certe diventano incerte.pietre
Per l’anziano pastore curdo, era soltanto l’ennesimo giorno afoso nelle pianure ondulate della Turchia orientale. Mentre seguiva il suo gregge sulle aride colline, superò l’albero di gelsi isolato che la gente del luogo considerava “sacro”. I campanacci delle sue pecore tintinnarono nel silenzio. Poi, notò qualcosa. Si accovacciò e tolse via la polvere, scoprendo così una strana pietra di grandi dimensioni e oblunga.

L’uomo si guardò a destra e a sinistra e vide pietre rettangolari simili spuntare dalla sabbia. Dopo aver richiamato il suo cane, il pastore decise di informare qualcuno dei suoi ritrovamenti una volta tornato al villaggio. Forse si trattava di pietre importanti.

E lo erano, senza ombra di dubbio. Il solitario pastore curdo, quel giorno d’estate del 1994 aveva fatto la più grande scoperta archeologica degli ultimi 50 anni. Secondo alcuni, avrebbe effettuato la più grande scoperta archeologica di tutta la storia: un sito destinato a rivoluzionare la prospettiva con cui consideriamo l’evoluzione umana, l’origine della religione e forse persino la verità celata dietro al Giardino dell’Eden.

Il sito è stato descritto come “straordinario” e “il più importante” di tutto il mondo.

Qualche settimana dopo la sua scoperta, la notizia del ritrovamento del pastore giunse alle orecchie dei curatori del museo di Sanliurfa, dieci miglia a sud-ovest delle pietre.

Essi entrarono in contatto col German Archaeological Institute di Istanbul. E così, alla fine del 1994, l’archeologo Klaus Schmidt giunse sul sito di Gobekli Tepe per iniziare i suoi scavi.

Come racconta: “Appena arrivai e vidi le pietre, mi resi conto che se non fossi andato via da lì immediatamente ci sarei rimasto per il resto della mia vita”.
Schmidt rimase e ciò che ha scoperto è sorprendente. Per una delle rare volte, gli archeologi di tutto il mondo concordano sull’importanza del sito. “Gobekli Tepe cambierà ogni cosa”, ha dichiarato Ian Hodder alla Stanford University.

David Lewis-Williams, docente di archeologia alla Witwatersrand University di Johannesburg, afferma: “Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo”.

Alcuni vanno oltre e affermano che il sito e le sue implicazioni sono incredibili. Come ha affermato il professor Steve Mithen dell’Università di Reading: “Gobekli Tepe è troppo straordinario perché la mia mente possa comprenderlo”.

Quindi, cos’è che ha vivacizzato e sorpreso il solitamente serioso mondo accademico?
Il sito di Gobekli Tepe è abbastanza semplice da descrivere. Le pietre oblunghe scoperte dal pastore sarebbero il tetto piatto di incredibili megaliti a forma di T. Immaginate una versione incisa e affusolata delle pietre di Avebury o di Stonehenge.

La maggior parte di queste pietre erette è incisa con immagini bizzarre e delicate, principalmente rappresentanti cinghiali, anatre, scene di caccia e di gioco. Sinuosi serpenti sono un altro motive frequente. Alcuni megaliti mostrano gamberi o leoni.

Le pietre sembrano invece rappresentare delle forme umane, poiché alcune hanno “braccia” stilizzate che si orientano verso il basso, sui lati. Per quanto concerne la funzione del sito, esso dovrebbe essere stato un tempio o un sito rituale come i cerchi di pietre dell’Europa occidentale.

A oggi, sono state dissotterrate 45 di queste pietre – esse sono sistemate in cerchi con una grandezza che va da 4,5 a 9 metri. Le indagini geomagnetiche fanno pensare che ci siano centinaia di altre pietre erette in attesa soltanto di essere scavate.

E già questo è piuttosto notevole. Se Gobekli Tepe si limitava a essere quanto appena descritto, sarebbe già un sito straordinario di per sé, un Stonehenge turco. Ma diversi fattori portano Gobekli Tepe nella stratosfera archeologica e nel regno del fantastico.

Il primo è la sua incredibile età. La datazione al carbonio mostra che il complesso avrebbe almeno 12.000 anni, forse addirittura 13.000.

Il che significa che è stato costruito attorno al 10.000 a.C. Per fare dei paragoni, Stonehenge fu costruito attorno al 3.000 a.C. e le piramidi di Giza attorno al 2.500 a.C.
Gobekli è dunque il sito di questo tipo più antico del mondo, con un margine che lascia sbigottiti. È talmente antico che è precedente alla comparsa delle prime forme di insediamento umano, alla ceramica, alla scrittura, ad ogni cosa. Gobekli proviene da una zona della storia umana che è inimmaginabilmente lontana e che risale a un’epoca anteriore al nostro passato di cacciatori e raccoglitori.
Come hanno fatto gli uomini delle caverne a costruire qualcosa di così straordinario? Secondo Schmidt, durante la costruzione del sito, gruppi di cacciatori si raccoglievano attorno al sito vivendo in tende fatte con pelli di animali, e usando la macellazione di selvaggina locale per le loro riserve di cibo.
Le numerose frecce di selce rinvenute attorno a Gobekli confermano questa tesi, ma forniscono anche un importante supporto nella datazione del sito.
La rivelazione che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra possano aver costruito qualcosa come Gobekli è destinata a cambiare il mondo, poiché mostra che la loro vita in questa regione della Turchia era molto più avanzata di quanto abbiamo mai pensato, se non incredibilmente sofisticata.

È come se gli dèi fossero scesi dal cielo e avessero costruito per se stessi il sito di Gobekli.

È qui che giungiamo al nostro collegamento con la Bibbia e al mio coinvolgimento nella storia di Gobekli Tepe.
Circa tre anni fa, incuriosito dai primi seppur scarsi dettagli del sito, volai a Gobekli. Fu un viaggio lungo e pesante, ma ne valse la pena, anche perché mi diede lo spunto per il mio nuovo romanzo.

Tornando a noi, il giorno in cui arrivai allo scavo, gli archeologi stavano dissotterrando alcuni incredibili manufatti. Mentre queste sculture venivano alla luce, capii che ero una delle prime persone a vederle dalla fine dell’Era glaciale.
Fu allora che emerse una possibilità intrigante. Mentre bevevamo del te nero, servito nelle tende piantate proprio vicino ai megaliti, Klaus Schmidt mi disse che secondo lui quel luogo doveva essere stato il sito del Giardino dell’Eden biblico. Nello specifico, mi disse: “Gobekli Tepe è un tempio nell’Eden.”
Per capire come mai un accademico di tutto rispetto come Schmidt abbia fatto un’ipotesi di questo tipo, dovete sapere che per molti studiosi la storia dell’Eden è un ricordo collettivo o al più un’allegoria.
Vista in questa prospettiva, la storia dell’Eden presente nella Genesi ci parlerebbe di un’umanità nell’era dell’innocenza e di cacciatori-raccoglitori che vivevano in tutta serenità cogliendo i frutti dagli alberi, pescando presso i fiumi e trascorrendo il resto delle loro giornate nel piacere.

Ma in seguito l’uomo “cadde” in uno stile di vita più faticoso, imperniato sulla coltivazione dei prodotti con le sue incessanti e quotidiane fatiche. E sappiamo quanto le prime forme di agricoltura richiedessero un impegno particolare, rispetto alla relativa indolenza della caccia, come mostrano le testimonianze archeologiche.
Quando gli esseri umani passarono dal sostentamento basato sulla raccolta e sulla caccia all’agricoltura stabile, il loro scheletro cambiò. Essi divennero temporaneamente più piccoli e meno robusti, poiché il corpo umano si adattò a una dieta più povera di proteine e a uno stile di vita più pesante. Come avviene per certe specie di animali addomesticate di recente che diventano di taglia sempre più piccola.

Questo fa sorgere la domanda, perché adottare proprio l’agricoltura? Sono state suggerite diverse teorie in merito, dalla competizione delle tribù alle pressioni della crescita della popolazione, all’estinzione di specie animali selvatiche. Ma Schmidt crede che il tempio di Gobekli riveli un’altra possibile causa.

“Per costruire un luogo come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gruppi. Dopo aver finito la costruzione, essi probabilmente si aggregarono per officiare forme cultuali. Ma allora scoprirono che la caccia e la raccolta di erbe selvatiche non bastavano più a soddisfare le esigenze alimentari di così tante persone.
“Penso quindi che essi abbiano iniziato a coltivare l’erba selvatica sulle colline. La religione ha motivato la gente nell’intraprendere l’agricoltura.”
La regione per cui tali teorie sono particolarmente degne di nota è che le prime forme di coltivazione avvennero per la prima volta proprio in questa regione. Queste pianure ondulate furono la culla dell’agricoltura.

I primi maiali da fattoria furono addomesticati a Cayonu, proprio a 60 miglia da qui. Ovini, bovini e caprini furono addomesticati anch’essi per la prima volta in Turchia. Le specie di frumento diffuse in tutto il mondo discendono da quello coltivato per la prima volta sulle colline vicino Gobekli. Altri cereali di uso domestico, come l’avena e la segale, iniziarono a essere coltivati sempre qui.

Ma questi primi coltivatori dovettero fare i conti con un altro problema, che non si limitava nell’aver adottato uno stile di vita più faticoso, sebbene più produttivo. Essi sperimentarono anche una crisi ecologica. Oggi il paesaggio che circonda le pietre di Gobekli è arido e sterile, ma non è stato sempre così. Come mostrano le incisioni sulle pietre e i ritrovamenti archeologici, questa un tempo era una regione molto ricca.

C’erano branchi di selvaggina, fiumi ricchi di pesce e stormi di uccelli selvatici; prati verdi e rigogliosi erano cinti da boschi e frutteti selvatici. Circa 10.000 anni fa, il deserto curdo era un “luogo paradisiaco”, come afferma Schmidt. Per cui, cosa ha distrutto l’ambiente? La risposta è: l’uomo.

Quando abbiamo iniziato a dedicarci all’agricoltura, abbiamo cambiato il territorio e il clima. Quando abbiamo abbattuto gli alberi, il suolo si è disciolto; tutto ciò che hanno lasciato l’aratura e la mietitura è una terra erosa e arida. Ciò che un tempo era un’oasi di piacere è diventata una terra di stress, fatica e sempre minori rendimenti.
E così, ecco il paradiso perduto. Adamo il cacciatore fu costretto ad abbandonare il suo glorioso Eden, “la stessa terra da cui era stato tratto”, come dice la Bibbia.
Ovviamente, queste teorie possono essere considerate mere speculazioni. Eppure vi è un’abbondanza di prove storiche per le quali gli scrittori della Bibbia, quando parlarono di Eden, stavano descrivendo in realtà questo angolo della Turchia curda.

Nel Libro della Genesi, è scritto che l’Eden si trovava a ovest dell’Assiria. Siamo abbastanza sicuri che questo luogo è dove si trova il sito di Gobekli.

Inoltre, l’Eden biblico era attraversato da quattro fiumi, compresi il Tigri e l’Eufrate. E Gobekli si trova tra questi.

Negli antichi testi assiri, si fa menzione di una “Beth Eden”, una casa dell’Eden. Questo regno minore era a 50 miglia da Gobekli Tepe.
Un altro libro dell’Antico Testamento parla dei “bambini dell’Eden che si trovavano a Thelasar”, una città nella Siria settentrionale, vicino Gobekli.
La parola stessa “Eden” deriva dal termine sumerico che significa “pianura”; Gobekli giace nella pianura di Harran.
Quindi, mettendo tutto assieme, le prove risultano persuasive. Gobekli Tepe è infatti un “tempio nell’Eden” costruito dai nostri sereni e fortunati avi, persone che avevano il tempo di dedicarsi all’arte, all’architettura e ai rituali prima che l’agricoltura rovinasse il loro stile di vita e distruggesse il loro paradiso.
È un’idea sbalorditiva e seducente. Eppure ha un epilogo spiacevole, perché la perdita del paradiso dovette avere un effetto strano e oscuro sulla mente umana. Molte delle pietre erette di Gobekli sono incise con immagini “bizzarre e delicate”, come quella di un rettile.

Qualche anno fa, gli archeologi dissotterrarono nelle vicinanze di Cayonu alcuni scheletri umani. Essi si trovavano sotto una lastra verosimilmente facente parte di un altare, macchiata di sangue umano.

Non ne siamo sicuri, ma potrebbe trattarsi della prima testimonianza di sacrificio umano: uno dei più inesplicabili comportamenti umani che potrebbe essersi sviluppato dinnanzi a una forma di terribile stress sociale.

Gli esperti potranno dibattere a lungo sulle prove rinvenute a Cayonu. Ma quello che nessuno nega è che il sacrificio umano abbia avuto luogo in questa regione, diffondendosi poi in Palestina, nella terra di Canaan e in Israele.
Le prove archeologiche suggeriscono che le vittime venissero uccise in grandi fosse mortuarie, i bambini venivano sepolti vivi all’interno di vasi e altri venivano bruciati in ampie giare di bronzo.
Si tratta di gesti incomprensibili, a meno che non si pensi che gli uomini avessero cominciato a temere i loro dèi dopo essere stati cacciati dal paradiso. Per questo avevano bisogno di propiziarsi i cieli colmi d’ira.
Questa ferocia potrebbe non di meno essere la chiave di un ultimo e stupefacente mistero. Le incredibili pietre sono rimaste intatte per uno strano motivo.

Molto tempo fa, il sito fu seppellito deliberatamente e sistematicamente attraverso un lavoro considerevole, come quello impiegato per le incisioni delle pietre.

Le pietre di Gobekli Tepe stanno cercando di parlarci attraverso i secoli, dandoci un avvertimento che dovremmo prendere seriamente in considerazione.
Attorno all’8000 a.C., coloro che avevano costruito il sito seppellirono il loro tempio glorioso sotto centinaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sui cui camminava il pastore curdo nel 1994.
Nessuno sa perché Gobekli fu seppellito, forse si trattò di una sorta di penitenza: un sacrificio agli dèi infuriati che avevano scacciato i cacciatori dal paradiso. O forse fu per la vergogna della violenza e dello spargimento di sangue che il culto delle pietre aveva contribuito a diffondere.

Qualsiasi sia la risposta, i parallelismi con la nostra era sono notevoli. Mentre noi riflettiamo su una nuova era di disordini ecologici, forse le silenziose e oscure pietre vecchie di 12.000 anni di Gobekli Tepe stanno cercando di parlarci, di avvertirci, perché ci guardano dal luogo in cui un tempo era l’Eden che noi abbiamo distrutto.


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