Gli scienziati spingono verso un nuovo paradigma sulla coscienza degli animali

Traduzione a cura di Gabriella Modica

Fonte: www.schwartzreport.net  NBC News

22 aprile 2024

Animali coscienza

Coscienza e animali, gli scienziati verso un nuovo paradigma:

Ho raccontato per anni ai miei lettori della matrice della Coscienza e che tutti gli esseri viventi hanno un certo grado di coscienza. Avevo colleghi scienziati, inclusi parapsicologi, che mi dicevano che ero pazzo, o che mi stavo semplicemente antropomorfizzando. Ebbene, i tempi sono cambiati.
Stephan Schwartz

Coi termini sensibilità o coscienza animale, si intende generalmente indicare la capacità di avere esperienze soggettive: percepire e mappare il mondo esterno, avere o provare sentimenti come gioia o dolore. In alcuni casi può significare che gli animali possiedono un livello di autocoscienza.

Venerdì mattina, 19 Aprile 2024, in una conferenza che si è tenuta presso la New York University è stata presentata la Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale.

Il documento è stato firmato da quasi 40 ricercatori, e segna una battuta cruciale a sostegno di un’ondata di ricerche sulla cognizione animale, determinando peraltro un forte elemento di scontro nei dibattiti su come dovrebbero essere trattate le varie specie.

L’auspicio della Dichiarazione è quello di un cambiamento di ottica sul trattamento degli animali, sia da parte degli scienziati che della società.

Nella Dichiarazione si afferma che esiste un forte supporto scientifico, al fatto che molte specie animali abbiano  un’esperienza cosciente.

Svariati test che sono stati portati avanti nel tempo su uccelli, mammiferi, e quasi tutti i vertebrati tra cui rettili, anfibi e pesci. La ricerca è stata quindi estesa a molti invertebrati come insetti, crostacei decapodi come granchi e aragoste, e infine a molluschi cefalopodi come calamari, polpi e seppie. Per tutte queste specie animali esiste una “possibilità realistica” di coscienza.

“Se esiste una possibilità realistica di esperienza cosciente in un animale”, prosegue la dichiarazione, “è irresponsabile non tenerne conto nella scelta delle decisioni che riguardano quell’animale. Dovremmo considerare i rischi per la salute e utilizzare le recenti (e documentate) evidenze per proporre le nostre risposte a questi rischi”.

Alla base della dichiarazione sono le nuove scoperte emerse in tempi recenti. Gli scienziati stanno sviluppando nuovi test cognitivi e provando test preesistenti su una gamma più ampia di specie, con alcune sorprese.

Prendiamo ad esempio il test del segno dello specchio, che gli scienziati a volte usano per vedere se un animale si riconosce. In una serie di studi, il pesce labro pulitore sembrava superare il test. I pesci furono posti in una vasca con uno specchio coperto, al quale non mostrarono alcuna reazione insolita.

Dopo che il coperchio fu sollevato, sette pesci su dieci lanciarono attacchi verso lo specchio, segnalando che probabilmente interpretavano l’immagine come un pesce rivale.

Dopo diversi giorni, i pesci si adattarono e provarono comportamenti strani davanti allo specchio, che non erano mai stati osservati prima nella specie come nuotare a testa in giù o trascorrere una quantità insolita di tempo davanti allo specchio, esaminando il proprio corpo. I ricercatori hanno poi contrassegnato il pesce con una macchia marrone sotto la pelle, intesa a somigliare a un parassita. Alcuni pesci hanno provato a cancellare il segno.

In altri studi, i ricercatori hanno scoperto che i pesci zebra mostravano segni di curiosità quando nuovi oggetti venivano introdotti nei loro acquari e che le seppie potevano ricordare cose che vedevano o annusavano. Un esperimento ha creato stress nei gamberi sottoponendoli a shock elettrico, quindi ha somministrato loro farmaci ansiolitici utilizzati negli esseri umani, che sembravano ripristinare il loro comportamento abituale.

Tra i firmatari della Dichiarazione, Johnathan Birch, professore di filosofia alla London School of Economics e ricercatore principale del progetto Foundations of Animal Sentience, ha affermato:

“Sono stati 10 anni entusiasmanti per lo studio delle menti degli animali. Adesso le persone possono esplorarle in un modo che non avevano prima e considerare la possibilità che animali come le api, i polpi e le seppie possano avere qualche forma di esperienza cosciente”. E ancora: “In passato molti scienziati davano per scontato che le domande sulla coscienza animale fossero senza risposta. La dichiarazione mostra che il campo si sta muovendo in una nuova direzione”.

“La sequenza dei risultati che avresti pensato di riscontrare solo in un delfino o in uno scimpanzè, gli scienziati la stanno riscontrando adesso nel labro pulitore. Nessuno mai si sarebbe aspettato che i pesciolini superassero questo test. Questi esperimenti fanno parte di un’espansione della ricerca sulla coscienza animale negli ultimi 10-15 anni. Studiando una più vasta gamma di animali abbiamo un quadro comparativo di ricerca più ampio. E sempre più persone parlano di coscienza anche in relazione agli insetti”.

Da automi a senzienti

Rajesh Reddy, assistente professore e direttore del programma di diritto animale al Lewis e Clark College, ha affermato: “La Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale va contro anni di ortodossia della scienza storica: nel XVII sec. il filosofo Francese Renè Descartes sosteneva che gli animali erano semplicemente automi materiali, privi di anima o coscienza. Cartesio credeva che gli animali non potessero sentire o soffrire. Provare compassione o empatia per loro era considerato sciocco e antropomorfizzante. All’inizio del xx secolo eminenti psicologi comportamentali promossero l’idea che la scienza dovesse studiare solo il comportamento osservabile negli animali, piuttosto che le emozioni o le esperienze soggettive. Ma dagli anni sessanta gli scienziati presero a riconsiderare la questione, concentrandosi sulla cognizione animale, principalmente tra gli altri primati.”

Birch ha affermato che “la Dichiarazione tenta di cristallizzare un nuovo consenso emergente che rifiuta la visione di cento anni fa secondo cui non abbiamo modo di studiare scientificamente certi temi.”

Le api fanno rotolare palline di legno, apparentemente per divertimento. Il pesce labro pulitore riconoscerebbe il proprio volto in uno specchio d’acqua. I polpi sembrerebbero reagire agli anestetici ed evitare ambienti in cui probabilmente hanno sperimentato il dolore in passato.

Queste tre scoperte, fatte negli ultimi cinque anni, indicano che più gli scienziati osservano gli animali, più scoprono che molte specie possono avere una vita interiore ed essere senzienti.

In conclusione, poiché sempre più specie mostrano questo tipo di segni, i ricercatori potrebbero presto dover riformulare completamente la loro linea di indagine, e fare i conti con una domanda più grande che è non “quali animali sono senzienti?”, ma “quali non lo sono?”.


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