dallo SchwartzReport del 24 Luglio
Traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Erica Dellago
Una manifestazione dello storico spostamento geopolitico dalle culture caucasiche Atlantico-centriche.
Stephan A. Schwartz
NICK ROSEN – BBC News (UK)
Chi sono i leader del miracolo economico Cinese? Da dove vengono, e quali sono le loro ambizioni più folli?
Cento anni fa erano calibri tipo Rockefeller, Ford, Carnegie a costruire il futuro. Con la Cina che si stringe intorno all’America per diventare la più grande economia del mondo, il prossimo secolo appartiene a nomi come… Zong… Dai… Liu.
Faremmo meglio ad abituarci.
Quando ho letto dei conti sempre più iperbolici dell’economia Cinese, del suo impatto sul commercio globale, e delle spese folli dei nuovi ricchi delle classi medie, mi è venuta voglia di saperne di più sugli uomini e le donne che stanno guidando questa trasformazione.
Non ero interessato ai capi di governo e del Partito Comunista, anche se stanno azionando le leve delle loro società controllate dallo Stato.
Stavo cercando le persone dietro l’esplosiva crescita economica del Paese – gli imprenditori al vertice. Quelli che stanno costruendo aziende competitive in grado di battere il mondo, che guidano il successo delle esportazioni Cinesi e creano nuovi posti di lavoro a milioni.
Trent’anni fa il Partito ha denunciato gli imprenditori come: “Commercianti autonomi e accattoni che barano, ed esercitano appropriazione indebita, corruzione ed evasione fiscale”
Poi la linea è cambiata. Deng Xiaoping, la forza trainante dietro il passaggio al capitalismo dopo la morte di Mao, ha notoriamente dichiarato: “arricchirsi è glorioso”.
Capitalismo benigno?
Karl Marx stesso aveva un piccolo debole per gli imprenditori. In “Das Kapital” ha affermato che i lavoratori sono stati sfruttati dai capitalisti che hanno approfittato del valore aggiunto del loro lavoro.
Ma ha sostenuto che gli imprenditori, seppur sempre capitalisti, hanno aggiunto un proprio valore – attraverso le loro innovative idee e l’abilità nel cogliere le opportunità.
Gli imprenditori, almeno quelli bravi, sono capitalisti benigni, ha detto Marx.
Questo ne spiega la riabilitazione nella Cina post-Mao. Ma a loro viene ancora richiesto di fare la loro parte in un sistema centralizzato.
Volevo andare oltre gli annunci istituzionali e le apparizioni pubbliche attentamente gestite per vedere come i super-ricchi Cinesi vivono veramente, volevo sentire quello che pensano realmente e volevo cercare di capire il motivo per cui erano saliti ai vertici della società al posto dei loro 1,3 miliardi di connazionali uomini e donne.
Cosa pensano della vasta massa della popolazione Cinese? Come gestiscono le loro ricchezze? Quali sono i loro piani per il futuro?
Mentre parlavano apertamente della loro fortuna, del loro percorso verso l’alto, delle loro speranze per i figli, e delle prospettive per l’economia dalla crescita più rapida del mondo, ho sentito che avevo appena iniziato a penetrare la maschera di imperscrutabilità che è la modalità predefinita per tutte le relazioni Cinesi con gli stranieri.
I miliardari con cui ho parlato avevano tutti iniziato dalla povertà totale. Non povertà relativa, paragonata ad esempio a quella di una tipica famiglia occidentale.
Avevano conosciuto la povertà dove non c’è abbastanza da mangiare, e ogni giorno è colmo di lavoro logorante.
Tradizionalista o aristocratico
Ora che hanno costruito la loro fortuna, si dividono in due tipologie, a seconda del loro atteggiamento verso il denaro e il lusso.
La prima tipologia si potrebbe denominare “Partito Tradizionalista”. Sono esemplificati da Zong Qinghou, boss della Wahaha, società di bevande e abbigliamento, che quando incontrai era l’uomo in carica più ricco della Cina.
Quando ci siamo seduti uno di fronte all’altro alla scrivania nel suo modesto ufficio, mi ha raccontato che il denaro che aveva fatto era per la società, non per se stesso. E ha specificato di evitare i lussi.
Il secondo gruppo è esemplificato da Dai Zhikang, un promotore immobiliare 40enne o poco più. Li chiamo la “Nuova Aristocrazia” della Cina. Sono maggiormente a loro agio con la loro nuova ricchezza.
A differenza degli oligarchi russi, tendono a evitare manifestazioni volgari di opulenza, e in un certo senso stanno trasformando il loro denaro nuovo in vecchio – acquistando arte, viaggiando molto, acquisendo proprietà immobiliari e mandando i figli a scuole private e università in Gran Bretagna o America.
La prossima generazione
Entrambe le tipologie hanno parlato apertamente del ruolo che i loro figli potrebbero giocare ereditando le loro fortune.
Anche i tradizionalisti si riservavano il diritto di affidare la loro ricchezza alla prossima generazione, ma solo a condizione di poter fare affidamento sui ragazzi per costruire sulla fortuna piuttosto che sprecarla.
Erano tutti consapevoli di aver colto un’opportunità che non si sarebbe mai più presentata al popolo Cinese – che è stato facile avviare un’attività durante la transizione dal comunismo al capitalismo – “all’apertura” – molto più facile di adesso.
L’altra differenza tra il partito dei tradizionalisti e la nuova aristocrazia è il loro atteggiamento verso i marchi del lusso. Uno della generazione più giovane mi ha mostrato con orgoglio il suo nuovo Patek Philippe da 50mila dollari.
Mi ha detto di averne comprati parecchi, perché mantengono il loro valore. Al lato opposto, un uomo al vertice del partito, un industriale, indossava con uguale orgoglio il suo umile orologio cronometro Citizen.
I tradizionalisti indossavano abiti di fabbricazione cinese. Gli aristocratici sfoggiavano abbigliamento casual di ottima fattura.
Ciascuno degli imprenditori che ho incontrato è stato al vertice delle varie liste di ricchi che affascinano i media della Cina (e del mondo).
Nel prossimo futuro è molto probabile che almeno uno di essi cadrà nel flusso e riflusso del successo aziendale. Ma il loro destino non è rilevante rispetto alle intuizioni ricavate nell’incontrarli.
Oltre ad essere personaggi affascinanti di per sé, ci hanno permesso di intravedere la nuova Cina attraverso i loro occhi, e capire le forze che daranno forma alla vita di noi tutti nei prossimi decenni.