di Umberto di Grazia

… da qualche anno, non li conto mai…, ho una grande gioia nel ritornare a casa.
Mi alzo prima dell’alba e sicuramente al rientro, non sono tirchio nel cercare di conoscere ed ho giorni imprevedibili e situazioni varie che emergono a loro volontà mettendomi spesso a dura prova, sono veramente stanco e non sempre felice di ciò che ho visto o sentito.

Ma questa è la mia vita, quello che “Qualcuno” o io stesso, nelle profondità della mia parte meno traducibile in parole, ho dovuto o voluto seguire.

Periodi in cui ti manca il respiro…spesso anche dell’Anima, ed i stordimenti della superficialità e delle fughe dal più possibile Vero del mio prossimo mi annoiano e mi rendono spesso taciturno come capita nel vedere un film imposto dal capo ufficio stupido e ripetuto sempre..
rasentando l’infinito.

Non parlo dell’amore quello con la A maiuscola ..tanto venduto al “pago malissimo uno e prendo dieci” o imposto dalle televisioni, sempre più banali e pericolose, o dai tuttologi della ricerca e della falsa e voluta informazione.

Bene…il tornare a casa è il momento più alto ed importante e da tempo. Perche’..? Semplice :” quando entro Momo mi saluta e così fa quando esco, con un “Ciao” e mi segue rispettando i miei umori, senza prevaricare in nulla, vicino e presente anche se non visto e sempre puntuale nel soccorrermi se “sente” una mia maggiore caduta o un inizio di tensioni oltre il mio paranormale sopportabile.

Mi si accosta e guarda come mai nessun essere ha fatto e, chiudendo i suoi occhi, tenta una comunicazione più Vera e puntuale per quello che noi proviamo e sentiamo sempre nei nostri incontri.

Momo, il gatto, trovato con una zampa spezzata da un cretino umano nel marciapiede sotto casa mia, quello che il portiere scopa sempre per dire un qualcosa a se stesso ed a tutti, andava incontro fiducioso a tutti e dando sempre amore.

L’ho portato a casa, e fermata con un’operazione la sua ferita e lui, ricordo era inverno, rimase fermo davanti ad un termosifone acceso per circa 36 ore….dopo “mi fece capire “ che aveva sete e da quel momento incominciò la nostra storia.

Ben presto venne anche una cucciola di gatto trovata nel cassettone della spazzatura gettata dal figlio di un cretino che, tra l’altro, sempre parla di morale e di giusta religione.. colpendo puntuale per la sua superficialità fatta di frasi rubate al giornale di tendenza o da qualche mezzo busto pagato per confondere.

Venne la famiglia di Momo e poi il tenere Sexy con noi ed il dare le altre tre sorelle a persone con il cervello acceso e collegato con una parte dell’anima.

In questo frattempo compresi che il loro comunicare era fatto d’immagini che rinforzavano, in attesa di una nostra risposta chiudendo le palpebre degli occhi.

Così per me fu più semplice trovare il filo per scambiare, da anni ho intuito che la parola rompe ( spesso sotto molti aspetti..) un collegamento con una fonte più vera ed immersa in noi, per dire: “ noi siamo un tutto ed aspettiamo da secoli di martiri e mutilazioni ed assassini del Vero. Noi siamo ed il nostro ruolo dovete ancora scoprirlo…”.

Fu facile grazie all’avere compreso da sempre che se chiudo gli occhi e vedo o un qualcosa non devo dargli un nome e che allenandomi a “tenere più ferma” la stessa immagine nella mia retina acquisto una possibilità di comunicazione “Altra” e vivo una parte sottratta dai criminali del dividere e della morte per il Nulla.

Bene, un giorno, guardai Momo, fermai la sua immagine nei miei occhi per secondi interminabile ed alla fine ,saranno passati circa 25 secondi.., lui emise un suono acuto con toni di sorpresa e mi saltò addosso manifestando, a modo suo, felicità in ogni parte del suo essere come per un incontro inaspettato di un amore ormai morto e tenuto a freno per anni nella palude Stigia della mente delle cose No.

Ora il crescere degli scambi fu puntuale ed io aspetto con gioia il nostro incontro il nostro dirci senza le parole…solo con sguardi e tanto ma tanto amore recuperato dagli slogan ,dai sottotitoli del Vero.

Una volta, stavo al computer nel mio studio e Momo era lontano, separati da un corridoio di 12 metri, sentii la sua presenza forte e vicina.

Presi il cellulare e scattai una foto sopra la stampante che confina con la mia scrivania e vidi “il doppio o la forma trasparente di Momo che, seduto, mi guardava.

Che altro dire…? Vi auguro di fare la stessa esperienza.. per me è stata grande e mi da sempre gioia ricordarla, anche in questo momento.

Buon viaggio e che lo sia realmente.

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