Articolo di Paola Giovetti
E’ da poco uscito presso le Edizioni Alpes Italia di Roma un libro di grande interesse: firmato Emilio Servadio in quanto i materiali provengono in gran parte dall’archivio del famoso psicoanalista scomparso nel 1995, e curato dalla sua allieva e collaboratrice Biancamaria Puma, si intitola “In viaggio con De Martino nella Lucania rurale tra magia e medicina popolare” e presenta, oltre a una preziosa biografia di Servadio stesso, tutto quanto occorre per ricostruire una delle più note spedizioni etnografiche del secondo dopoguerra in Italia: quella guidata da Ernesto De Martino in Lucania nel 1957.
Come scrive la curatrice Biancamaria Puma, della famosa spedizione Emilio Servadio “non fu solo un semplice partecipante, ma co-ideatore di un lavoro di ricerca in squadra, ricerca resa possibile proprio grazie al finanziamento da lui ottenuto dalla Parapsychology Foundation”.
Il libro di cui stiamo parlando costituisce anche un contributo importante per la messa a fuoco della figura di Emilio Servadio, che è stato uomo di grande cultura, poeta, studioso di parapsicologia, giornalista, nonché come è noto illustre psicoanalista. Una personalità quindi complessa e dai vastissimi interessi. Di lui, sulla base della biografia di Biancamaria Puma, è opportuno tracciare, sia pure a grandi linee, le circostanze di vita.
Emilio Servadio
Nato nel 1904 a Sestri Levante (Genova) da famiglia ebrea, Servadio fu fin da bambino testimone di frequenti comunicazioni telepatiche tra la madre Faustina Finzi e la sorella gemella Noemi, che abitava a Firenze. Tali esperienze gli fecero prendere coscienza dell’assoluta mancanza della dimensione spazio-temporale dell’inconscio e del ruolo fondamentale che i fattori affettivi ed emozionali giocano nella fenomenologia paranormale: fenomenologia che fu al centro dei suoi interessi per tutta la vita. Già a 19 anni il giovane Emilio scriveva articoli per “Luce e Ombra”.
Appassionato lettore, ben presto scoprì le opere di Sigmund Freud e ne divenne uno dei più importanti seguaci e divulgatori in Italia. Per desiderio del padre si laureò in giurisprudenza ma seguì poi altre vie. Nel 1928 fu chiamato a Roma per collaborare all’Enciclopedia Italiana diretta da Giovanni Gentile, coltivando al tempo stesso il suo appassionato interesse per la psicoanalisi e la parapsicologia.
Nel 1938, dopo l’emanazione delle leggi razziali, si trasferì in India a Bombay dove fu subito nominato analista didatta ed esercitò la professione di psicoanalista; si occupò molto anche di yoga, interesse che coltivò a lungo e approfonditamente. Con l’entrata in guerra dall’Italia a fianco della Germania, gli inglesi, di cui l’India era un protettorato, imprigionarono non solo i militari ma anche i civili italiani. Fu così che Servadio fu internato fino alla fine della guerra in diversi campi di concentramento: anni che furono comunque formativi perché poté lavorare, studiare, scrivere, tenere corsi e conferenze.
Fece ritorno in Italia nel 1946, riprese i contatti interrotti e si adoperò per ricomporre la Società Psicoanalitica Italiana e la Società Italiana di Parapsicologia, che era stata da lui fondata prima della guerra ed era stata riconosciuta dallo Stato.
Incontro fondamentale dello stesso anno fu quello con Eileen Garrett, medium irlandese molto interessata allo studio scientifico delle facoltà sue e di altri soggetti sensitivi, che nel 1951 fondò la Parapsychology Foundation e nel 1953 promosse la prima conferenza internazionale di parapsicologia, che si svolse a Utrecht: in questa importante occasione Servadio svolse un ruolo di primo piano che mise in evidenza la sua caratteristica di investigare i fenomeni paranormali sulla base della psicologia e della psicoanalisi. Fu questa la prima delle 19 conferenze internazionali promosse dalla Garrett, alle quali Servadio partecipò sempre con assiduità.
Eileen Garrett
L’amicizia e la collaborazione tra Servadio ed Eileen Garrett continuarono fino alla morte della medium nel 1970.
Nel frattempo Emilio Servadio aveva stretto rapporti di amicizia con Ernesto De Martino (1908-1965), antropologo e storico delle religioni e iniziato la collaborazione con lui per la famosa spedizione del 1957 in Lucania (la regione Basilicata aveva assunto il nome di Lucania in epoca fascista) alla ricerca dei maghi e dei maghi guaritori sui quali De Martino aveva già precedentemente compiuto ricerche in loco, pubblicando già nel 1948 Il mondo magico.
Ernesto De Martino
Grazie ai contributi che Servadio riuscì ad avere dalla Parapsychology Foundation, fu organizzata e finanziata una spedizione composta da sei persone che il 15 maggio del 1957 partirono a Roma su tre Fiat 600. La Lucania era una regione meridionale nel complesso poco nota, dove erano vissute varie civiltà ognuna delle quali aveva lasciato tracce nei costumi e nella tradizione. Carlo Levi ne aveva parlato nel suo famoso Cristo si è fermato a Eboli, che ne aveva rivelato il degrado e l’estrema povertà. L’interesse primo di Emilio Servadio era studiare la fenomenologia paranormale in quelle particolari condizioni culturali e ideologiche: studio che a suo giudizio richiedeva competenze parapsicologiche, psicoanalitiche ed etnologiche.
Non è possibile dare in poco spazio un’idea del vasto e interessantissimo materiale che Biancamaria Puma ha pubblicato nel testo da lei curato e reperito nell’archivio di Servadio di cui è custode: lettere, documenti, fotografie inedite, domande e questionari preparati per i maghi e i guaritori e i loro clienti: guaritori che spesso rappresentavano per quelle popolazioni l’unica possibilità terapeutica.
Per darne un’idea riporto parte di un articolo di Servadio stesso che racconta la ricerca sui maghi e i taumaturghi della Lucania.
“Chi me l’avrebbe detto che un giorno mi sarei trovato qui in Lucania a parlare con ‘guaritori’, con ‘maghi’ e con ‘magati’? E chi sapeva che a non molte ore da Roma esisteva la possibilità di effettuare una ricerca seria e positiva su un mondo di credenze e atti del quale si è quasi perduta la traccia nelle nostre grandi città?
L’illustre etnologo, e mio caro amico, Ernesto De Martino me ne aveva accennato ed io, pur con qualche esitazione, avevo caldeggiato questa idea presso la ben nota e benemerita Parapsychology Foundation di New York, sempre pronta ad aiutare gli studiosi in ogni sorta di indagini condotte con metodo e rigore nei campi marginali della psicologia. Così, dopo una laboriosa preparazione e ricevuti i mezzi dalla predetta Fondazione, la nostra quadra è stata varata. .. Partiamo sotto il patronato del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma e dell’Istituto di Etnologia dell’Università di Perugia.
Da Roma ci siamo rapidamente portati, come prima tappa di un giro di qualche settimana, in un piccolo paese lucano a quasi mille metri sul livello del mare.
Che cose intendiamo fare? Oggetto principale della nostra ricerca è il mondo delle presunte cure “paranormali” – o se si preferisce “magiche” – praticate dai molti taumaturghi (“maciari” o “maciare”, come qui li chiamano) del contado lucano. Ma il problema non è soltanto medico. In primo luogo qui si curano certe faccende a cui nelle nostre città si esiterebbe parecchio a dare il nome di malattie; per esempio il fatto che una ragazza si trovi, la mattina al risveglio, con i capelli ritorti in una moltitudine di piccoli nodi impossibili a sciogliere … in secondo luogo il rapporto stesso fra mago e cliente si inserisce in un clima completamente diverso da quello cui siamo abituati: clima fatto di credenze tradizionali, di sistemi di idee tanto arcaici quanto coerenti, di induzioni e deduzioni fondate su segni e fenomeni privi di qualsiasi senso per chi non è nel ‘giro’. …”
Dato questo stato di cose, continua Emilio Servadio, è indispensabile che il materiale venga raccolto e studiato da un etnologo già a conoscenza del mondo ideologico da esplorare; da uno psicologo che possa interpretare le esigenze e le motivazioni di tale mondo, con particolare riguardo per il rapporto personale dei maghi e dei loro clienti; e da un medico che indaghi le condizioni sanitarie che stanno alla base di ciò che le popolazioni locali intendono per malattia e per cura.
“Ecco perché”, continua lo studioso, “questa indagine non ha propri nulla a che fare con una ricerca del ‘pittoresco’ o del ‘folkloristico’. Si tratta, forse per la prima volta al mondo, di una investigazione scientifica di gruppo su questioni di solito ignorate, o considerate come curiosità più o meno deprecabili, di cui si preferisce non parlare in nome della cosiddetta ‘civiltà’…”
Le settimane di ricerca furono dense di incontri che aprirono ai ricercatori “un mondo assolutamente nuovo e straordinario”: il mondo della magia, dei taumaturghi, dei fenomeni inspiegabili, degli interventi e delle terapie che nulla avevano in comune con ciò che comunemente si conosce. Un mondo strano, che viveva – ignorato – a non molta distanza dal mondo “civile” e che certamente sopravvive ancora oggi, almeno in qualche misura, nelle campagne – e non solo in quelle del Sud. Un mondo che a conclusione dell’inchiesta fece scrivere a Emilio Servadio: “Ringrazio l’umile gente di Lucania – i maghi, i loro clienti e coloro che hanno voluto intrattenersi con me sulle loro intime esperienze – per avermi tanto insegnato”.
Ernesto De Martino scrisse sulla spedizione il suo famoso libro Sud e magia (1959), un testo che ha fatto scuola e che è divenuto un classico. La pubblicazione curata con tanta attenzione e tanto amore da Biancamaria Puma rivela ora altri particolari, altri aspetti della celebre ricerca, nonché il punto di vista di uno scienziato come Emilio Servadio, che ha guardato quel mondo straordinario con occhio attento e con grande umanità e ne ha conservato e custodito l’immagine che ora ha visto finalmente la luce.