(ANricciomareSA) – ROMA, 8 NOV – I ricercatori italiani che hanno partecipato al sequenziamento del genoma del riccio
di mare annunciato dalla rivista Science, hanno scoperto che quest’animaletto e’ sorprendentemente complesso e
possiede sia molte proteine simili a quelle usate da noi per vedere, sia molecole simili a quelle olfattive.

E’ quanto riferito da Maria Ina Arnone della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli che ha diretto la ricerca che sara’ pubblicata sulla rivista Developmental Biology a dicembre.

Nel riccio, spiega la Arnone che ha compiuto lo studio con ricercatori tedeschi di Heidelberg, ci sono in tutto ben 979 geni per proteine sensibili a luce e odori.
Abbiamo trovato – spiega la Arnone – che nei pedicelli dei ricci, ossia le piccole appendici con cui si muovono e cercano il cibo, sono presenti ben sei diversi tipi di ‘opsine’, molecole sensibili alla luce alla base dei fotorecettori presenti anche nell’occhio umano’. La cosa sorprendente e’ che il riccio sembra avere un numero di opsine diverse ancor piu’ elevato di quello che abbiamo noi.

Inoltre studiando il genoma del riccio gli scienziati di Napoli si sono trovati di fronte anche a una famiglia di molecole molto simili a quelle che sono alla base dell’olfatto.

Non e’ noto ancora che uso facciano i ricci di tutti questi sensori ‘visivi’ e ‘olfattivi’, spiega la Arnone, ma e’ sorprendente che il riccio, nonostante la mancanza di organi di senso, sia nondimeno un animale molto sensibile con un numero enorme di potenziali chemorecettori e di fotorecettori’. Il confronto tra questi geni nel riccio con quelli analoghi di altri animali e dell’uomo, conclude l’esperta, permettera’ di ricostruire l’evoluzione di queste molecole sensoriali.

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