zanfre_mRicordo che quand’ero bambino c’erano alcuni conduttori televisivi che mi affascinavano più di altri. Allora, non padroneggiando sufficientemente la lingua italiana, non sarei stato capace di esprimere il perché con le sole parole.

Oggi invece posso dire che quei presentatori facevano grandi i loro programmi attraverso la loro professionalità della quale, a mio avviso, una componente fondamentale era la signorilità: misurati e pacati, quasi fossero dotati di una calma olimpica, avevano dei modi garbati da gentiluomini d’altri tempi. Mi vengono in mente due nomi su tutti: Paolo Valenti e Corrado. Penso che molti di voi li ricorderanno con affetto ed un po’ di nostalgia, poiché entrambi hanno lasciato questa Terra da alcuni anni.

Nel 2007, però, in un mondo radicalmente diverso da quello di un tempo (un mondo meno frenetico, meno spietato e più meritocratico di adesso), resta ben poco del loro retaggio professionale. Sempre più spesso assisto, quelle rare volte che guardo la televisione italiana, ad indecorosi spettacoli di varietà dove la volgarità non è più un’eccezione, ma pare costituire un immancabile “pizzico di sale”. La superficialità, l’alterco e le parolacce pronunciate in televisione sono il peggior esempio che possiamo dare a generazioni di giovani smarriti, spesso incapaci di provare rimorso e vergogna. Come pretendere regole di etica, ordine, tolleranza e rispetto quando alcuni intellettuali e diverse personalità politiche sono i primi ad infrangerle?

I film degni della Decima Musa ed i documentari televisivi sono spesso relegati alle ore tarde della notte, e gli show dedicati all’attualità purtroppo vedono quasi sempre due schieramenti, piazzati non per una critica costruttiva alle tematiche, ma per scannarsi a vicenda nell’arena mediatica. Talvolta i pregiudizi ideologici ed i sorrisi sarcastici degli ospiti in sala che riempiono lo schermo mi fanno accapponare la pelle: una forma di demonizzazione e di scherno dell’avversario dialettico senza alcun rispetto per la dignità umana.

Vogliamo poi parlare del pubblico che assiste in diretta o durante le fasi della registrazione?

Talvolta pare che la dinamica della curva dello stadio sia ricalcata a grandi linee, seppur con toni meno accesi.

Così, non meraviglia più di tanto che un programma televisivo di una grande emittente nazionale privata, durato complessivamente più di due ore in fase di registrazione, venga poi tagliato nei suoi passaggi riflessivi fondamentali per adattarsi al palinsesto televisivo: il tutto a discrezione dei responsabili, naturalmente. Bene, ma cosa succede quando ad essere tagliati dalla messa in onda sono addirittura soltanto alcuni ospiti (e non equamente tutti, in misura dei loro interventi) appositamente invitati per discutere di un presunto rapimento alieno, lasciando invece spazio agli altri ospiti che ignorano i termini e la storia delle vicende discusse?

Sto parlando della trasmissione “Il Bivio” in onda sulle frequenze di “Italia 1”.

Quest’ultima recentemente si è occupata del celebre caso di Pier Fortunato Zanfretta (Nova Milanese, 1952), ex metronotte residente a Genova e vittima dal 1978 al 1980 di una serie di rapimenti da parte di presunte creature extraterrestri.

Su questa storia di cronaca di primo acchito incredibile non solo vi furono delle indagini condotte dai Carabinieri, ma anche la Procura di Genova aprì un fascicolo in proposito. Una notte, inoltre, anche alcuni colleghi di Zanfretta (guardie giurate come lui) vissero quello che in gergo è classificato come un incontro ravvicinato del 2° tipo (IR2)

(1): le loro autovetture di servizio si bloccarono improvvisamente dopo essere state investite da alcuni fasci di luce: in quell’occasione (a Fallarosa, nella notte fra il 2 ed il 3 dicembre 1979) il tenente Giovanni Cassiba svuotò due caricatori di pistola contro il cielo, in direzione di una nuvola ferma sopra di loro e dalla quale proveniva la luce di due misteriosi fari accesisi all’improvviso.

Ma torniamo alla trasmissione televisiva: alcuni degli ospiti invitati in studio per l’occasione sono stati, oltre a Zanfretta, Rino Di Stefano (giornalista che per ora non è persuaso della visita extraterrestre sul nostro pianeta, ma resta di mente aperta e possibilista) e Giorgio Pattera, biologo parmense responsabile scientifico del Centro Ufologico Nazionale (C.U.N.). A questi ospiti era stato assicurato di “affrontare tutti i risvolti del caso Zanfretta”

(2). Pensate che gli ospiti che hanno accompagnato l’ex metronotte Zanfretta avrebbero accettato senza queste condizioni? Io non credo. Ma nonostante le rassicurazioni fornite loro, è accaduto il peggio.

Sicché i milioni di italiani che hanno assistito alla puntata de “Il Bivio” su Italia 1, andata in onda martedì 27 febbraio scorso, probabilmente non sanno che il giornalista Rino Di Stefano, autore di un libro sulla sconcertante storia vissuta da Pier Fortunato Zanfretta (l’ultima edizione è “Il Caso Zanfretta, la vera storia di un incredibile fatto di cronaca” (3)), era presente con Zanfretta negli studi di Mediaset per raccontare la sua cronaca giornalistica.

Era un ospite microfonato, non un semplice spettatore, e ha raccontato al cantante Ruggeri (conduttore del programma) delle sue inchieste e ricerche su quelle notti di terrore vissute in Liguria dalla guardia giurata; ma il racconto dei fatti ed i suoi interventi con i presenti sono stati tagliati dai responsabili de “Il Bivio”.

Perché?

E perché Giorgio Pattera (che oltre ad essere tecnico di laboratorio all’ASL di Parma è anche giornalista pubblicista), presente anch’egli come ospite e profondo conoscitore del caso Zanfretta, è stato tagliato?

È andato in onda solo per poche decine di secondi quando invece i suoi interventi sono stati diversi ed importanti ai fini di un’informazione corretta e rispettosa della deontologia giornalistica.

E perché le riprese di una troupe Mediaset dello scorso anno, contenenti interviste proprio a Giorgio Pattera e realizzate in Emilia Romagna dove Pattera vive, non sono state utilizzate? E perché la signora Emy Balbi, anche lei ospite della trasmissione in quanto rappresentante del Centro Ufologico Nazionale in Liguria nonché amica di Zanfretta, non era microfonata? Tagliare lei è stato più facile, evidentemente. Qualcuno mi ha fatto osservare che la volontà di realizzare un’inchiesta approfondita ed obiettiva sul caso Zanfretta, da parte dei responsabili Mediaset, forse c’era, almeno inizialmente. Poi può darsi che sia venuta meno perché qualche persona influente ha deciso diversamente. Questo potrebbe spiegare l’inaspettato cambio della scaletta del programma. Le mie, sia chiaro, sono illazioni; ma che poggiano su qualche dato concreto. Per esempio, si potrebbero spiegare così perché gli ospiti principali del programma e che conoscono Zanfretta da diversi anni, hanno lasciato loro malgrado i riflettori ad altri. In particolare al prof. Alessandro Cecchi Paone, il quale in veste di “controparte scientifica al caso Zanfretta” ha avuto un legittimo battibecco con il dr. Pattera, che però è uomo di scienza (laurea in biologia e più che ventennale esperienza di laboratorio); tuttavia il battibecco fra i due è stato tagliato, una cosa inaccettabile secondo me nei confronti del pubblico.

Vediamo ora gli altri personaggi di scena quel martedì (la puntata è andata in onda la sera, in differita): una certa Simona Sibilla che sosteneva di pranzare con gli extraterrestri, un certo Antonio Urzi (un tizio che urlava in mezzo agli ospiti ma che è, ha spiegato Ade Capone, un impiegato Mediaset; Ade Capone è, per chi non lo sapesse, l’autore del programma “Il Bivio”); infine ospiti come la non-giornalista Adriana Fonzi Cruciani (dottore in Legge) ed un tizio che affermava di aver fotografato un essere apparentemente alieno (per questo, tempo addietro i Carabinieri lo denunciarono per falso).

Dunque, siccome mi è stato chiesto da più parti di scrivere alcune righe di commento alla recente apparizione in televisione di Zanfretta, non posso non mettere in rilievo la dignità con la quale questa ex guardia giurata ha difeso il suo benessere psicofisico dai continui e risibili attacchi di persone che ignorano la sua vicenda: Zanfretta, fidandosi della presenza in studio televisivo di un giornalista come Di Stefano (che ha studiato la sua vicenda), di un uomo di scienza come Giorgio Pattera e dell’amica Emy Balbi (CUN), ha accettato di parlare nuovamente al pubblico televisivo delle sue amare esperienze, ma non certo perché egli debba provare di non essere un bugiardo o un pazzo (che non è, come ha già ampiamente dimostrato). E chi sospetta che Zanfretta l’abbia fatto per lucro, sappia che “da quando le sue avventure sono diventate note a livello mondiale, è stato ospite in decine di programmi in Italia e all’estero. Ma sempre e solo per rispondere alle domande di chi lo voleva in trasmissione. Come ci tiene a specificare, non ha mai guadagnato nulla dalla sua popolarità e per vivere si arrangia come può lavorando al Piccolo Cottolengo Don Orione di San Fruttuoso, a Genova.”

(4) Quindi Zanfretta si sarebbe mosso solo per difendere la sua reputazione e portare la sua testimonianza agli italiani. C’è da stupirsene? Intanto il suo dramma umano, se raccontato ad orecchie desiderose di ascoltare prima ancora di spiegare, è un atto catartico per chi ha vissuto un’esperienza “ai confini della realtà” e coinvolgente non solo sul piano della psiche. E poi c’è la storia degli insulti e degli sberleffi di cui lui è stato vittima in tutti questi anni. Soprattutto da parte dei più giovani che non lo conoscono e che talvolta lo deridono in Internet o quando lo incontrano per strada, considerandolo un mitomane od un imbroglione. Giovani maleducati, va detto, che certamente non conoscono la sua vicenda personale e che forse non hanno mai letto o studiato un libro di ufologia e ai quali dunque non interessa capire, ma soltanto sparare sentenze gratuite.

Come ricorda il giornalista Di Stefano (che ufologo non è) sulle pagine del quotidiano “Il Giornale” (Giovedì 1 Marzo 2007, ibidem), “sottoposto a ripetute ipnosi a Genova dallo psicoterapeuta dottor Mauro Moretti e a Milano dal professor Rolando Marchesan, Zanfretta non è mai caduto in contraddizione. Neppure quando ha voluto farsi iniettare il Pentotal, il siero della verità, o quando è stato esaminato dal professor Cesare Musatti, il padre della psicoanalisi italiana. Sottoposto inoltre per dieci anni a continui esami clinici, perizia psichiatrica compresa, è sempre risultato perfettamente in grado di intendere e volere…” Che cosa dovrebbe ancora dimostrare, Pier Fortunato Zanfretta? Dovremmo essergli tutti grati per il coraggio con il quale egli ha accettato di provare all’opinione pubblica la sua straordinaria esperienza, qualunque cosa essa sia stata, sottoponendosi a svariati e stressanti esami medici. Ma il pregiudizio, la disonestà intellettuale e la cecità epistemologica di tanti italiani l’hanno giorno dopo giorno torturato nel corpo, nella mente e nello spirito. L’hanno piegato ma mai spezzato.

Penso che Zanfretta, per quanto avvilito, sia uscito comunque a testa alta dallo spettacolo da teatrino offerto da una prestigiosa rete televisiva che può, finanziariamente e tecnicamente, fare molto di più. Un gruppo, quello Mediaset, che in passato ci aveva abituato alle affascinanti inchieste di “Top Secret”, su Rete 4 (a proposito, ma dov’è finito?).

Certamente a Mediaset ci sono amministratori, tecnici, giornalisti e professionisti dello spettacolo che lavorano ogni giorno onestamente ed indefessamente. Perché amano il loro lavoro e perché sono qualificati per farlo. È a loro che mi rivolgo: quando potrete, nei tempi e modi che riterrete più opportuni, rendete giustizia al Caso Zanfretta ed al lavoro d’inchiesta del giornalista Rino Di Stefano. Magari anche su un’altra rete, non necessariamente su “Italia 1”.

Il modo migliore, credo, per rispettare la deontologia e porgere le proprie scuse a Pier Fortunato Zanfretta, agli ospiti in studio tagliati in fase di montaggio del programma ed all’intelligenza ed alla buona fede degli italiani. Un’ultima considerazione più generale, ma sempre a proposito di UFO: forse il modo migliore per noi italiani di rialzare la testa sarebbe seguire l’esempio del “disclosure” francese: proprio pochi giorni fa il GEIPAN (“Gruppo di Sudio e d’Informazione sui Fenomeni Aerospaziali Non identificati” ed ente governativo del Centro Nazionale per gli Studi Spaziali, CNES), ha declassificato centinaia di dossier sugli UFO fino ad ora secretati. Una notizia ripresa con grande risalto dalle nostre agenzie di stampa, dalle redazioni dei nostri quotidiani (con “La Repubblica” e “Corriere della Sera” in testa) e dai TG nazionali. Ma si tratterebbe di decisioni politiche. Chissà… Non si sa mai. Non è mai troppo tardi per cambiare.

Note: 1. Classificazione ideata dall’astronomo J.A. Hynek (1910-1986), definito dalla rivista “Newsweek” (1978) “Il Galileo dell’Ufologia”. 2. Dall’articolo: “La storia di Zanfretta diventa trash nello show del ‘Bivio’ di Ruggeri. La produzione ha cambiato la scaletta del programma del cantante che stasera sarà a Sanremo. Un ‘duetto’ tra Cecchi Paone e una ‘aliena’ di Milano ha ridicolizzato lo sviluppo del racconto”, di Rino Di Stefano, “Il Giornale”, Giovedì 1 Marzo 2007. 3. La prima edizione fu quella per i tipi della Alkaest, nel 1984, con il titolo “Luci nella notte. UFO: il caso Zanfretta”. 4. Tratto dall’articolo “‘Il Bivio’ di Ruggeri indaga su Zanfretta”, di Rino Di Stefano, “Il Giornale”, martedì 27 febbraio 2007.

Bibliografia: – www.rinodistefano.com. – “Il Caso Zanfretta, la vera storia di un incredibile fatto di cronaca”, di Rino Di Stefano, De Ferrari Editore, Genova. – Scritti di Emilia (Emy) V. Balbi (responsabile del CUN Liguria) e di Giorgio Pattera, biologo e responsabile scientifico del CUN. – “UFO. Il dizionario enciclopedico”, di Roberto Malini, Demetra, Giunti, 2003.

Articolo di Luca Scantamburlo, giornalista pubblicista.

Link di riferimento: http://www.edicolaweb.net:80/news_055.htm

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