a cura di Mario Bruschi, Dipartimento di Fisica Università “La Sapienza”
Siamo bombardati da notizie sempre più allarmanti sul riscaldamento globale del pianeta (effetto serra: le temperature medie aumentano, i ghiacci si sciolgono, ampie zone diventano desertiche, etc. etc.).
Ovviamente anche un riscaldamento medio di pochi gradi del nostro pianeta, potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Sul banco degli imputati c’è l’uomo (inteso come genere umano).
Noi abbiamo letteralmente bruciato in circa 100 anni riserve fossili (carbone, petrolio) costruite dalla Terra (la Natura, Gaia, se preferite…) nel corso di centinaia di milioni di anni, noi abbiamo prodotto calore in quantità di vari ordini di grandezza superiori a quello prodotto da tutti i vulcani. E peggio, noi abbiamo immesso nell’atmosfera in quantità enormi sostanze chimiche di cui non sappiamo valutare bene gli effetti (il cosiddetto buco dell’ozono docet).
Tra queste sostanze la più innocua sembrerebbe proprio l’anidride carbonica che in fondo non è velenosa e fa già parte in modo naturale dell’atmosfera stessa. Eppure l’aumento dell’anidride carbonica (che procede ultimamente al ritmo di 2/3 parti per milione all’anno – attenzione! non è poco…), può avere conseguenze devastanti: in pratica, semplificando, l’anidride carbonica è come una coperta di lana sul corpo di chi ha già la febbre… il corpo produce già più calore del dovuto (società industriale), la coperta impedisce che il calore sia smaltito (disperso nello spazio). Inoltre stiamo eliminando un possibile antidoto: gli alberi, le foreste.
La vegetazione infatti assorbe anidride carbonica immagazzinandola nella cellulosa e offrendo in cambio ossigeno. Epperò zone estesissime vengono disboscate ogni anno, vuoi per recuperare precarie zone agricole (precarie perchè radendo al suolo le foreste pluviali si recupera sì terreno fertile, ma la produttività di questo terreno dura solo pochi anni – poi viene il deserto), vuoi per interessi economico-industriali (legno pregiato). Peggio: gli incendi, sia naturali (accadono anche ora come sono sempre accaduti), sia prodotti dall’uomo (per incoscienza o speculazione), oltre a ridurre il ‘polmone verde della terra’ , hanno ovviamente il duplice effetto immediato e di produrre calore e di restituire improvvisamente all’atmosfera le grandi quantità di anidride carbonica che avevano per anni e secoli pazientemente accumulato.
Sembrerebbe un atto di accusa senza scampo per l’uomo e la sua insipienza …
e in effetti lo è.
Però, se vogliamo mantenere un poco di distacco scientifico e per la completezza di informazione, alcune altre cose vanno dette.
Primo, siamo proprio sicuri che stiamo andando incontro ad un riscaldamento globale? Dopo quanto detto sopra, la domanda sembrerebbe sciocca (o al più frutto di una cavillosa mente scettica). Ma non è così. Bisogna infatti prendere in considerazione almeno due cose:
1) la Terra, l’ecosistema, di nuovo Gaia – se preferite – è un “organismo vivo” e quindi in continua evoluzione, cambiamento, aggiustamento dinamico: la Terra ha i suoi grandi cicli (che si misurano in centinaia di milioni di anni), medi cicli (millenni o decine di millenni), piccoli cicli (centinaia di anni). E’ difficile per l’uomo, sia come individuo (solo poche decine di anni di durata), sia come umanità (la storia umana scritta copre un arco di meno di tremila anni), valutare non solo i grandi ma anche i medi (e direi anche i piccoli) respiri di Gaia… Sto dicendo che è noto che sulla Terra si sono susseguiti lunghi periodi di clima caldo, tropicale, e lunghi periodi di freddo intenso (grandi glaciazioni, ghiacciai che coprivano ad esempio gran parte dell’Europa); i singoli lunghi periodi sia di caldo che di freddo non sono stati continui ma sono stati inframmezzati da periodi (medi, alcuni millenni…) di clima con segno opposto (piccole glaciazioni all’interno di periodi mediamente caldi…); e anche all’interno di questi sub-periodi ci sono state continue oscillazioni (ad esempio pochi secoli fa ci furono quasi 100 anni di clima ‘molto’ freddo). E’ ovvio, ma va sottolineato, che tali cambiamenti non sono imputabili all’uomo, per il semplice fatto che nella stragrande maggioranza di essi l’uomo non esisteva ancora. Inoltre, visto che le oscillazioni (piccole, medie o grandi) sono tipiche del “respiro” della Terra, siamo proprio sicuri che questa, l’attuale, sia dovuta all’uomo? siamo proprio sicuri che sia irreversibile e catastrofica e non invece uno sbalzo temporaneo?
2) predizioni e rimedi…
50 anni fa era ancora opinione largamente condivisa nella comunità scientifica che con il tempo… sarebbe stato possibile predire e forse controllare il tempo (questo giuoco di parole non funzionerebbe in Inglese…). Ovviamente il clima è complesso, le equazioni alla base della meteorologia sono complicate, i dati necessari sono tantissimi; epperò, con lo sviluppo di reti sempre più complete di raccolta dati (temperatura, pressione, umidità, etc.), con lo sviluppo di sempre più potenti reti di calcolo (computers), il compito sembrava difficoltoso ma non impossibile. La nascita della cosiddetta Fisica (e matematica) del Caos ha posto DEFINITIVAMENTE fine a questa speranza. Cosa dice, in estrema sintesi, la teoria del Caos? Dice che il “clima” è soggetto al cosiddetto Caos Deterministico, cioè che pur essendo retto in linea di principio da equazioni di evoluzione (non lineari!) computabili, però per un computo attendibile è necessaria una conoscenza accuratissima (al limite senza lacune e/o errori) delle condizioni iniziali (sono state proprio le equazioni non lineari di Lorenz, un meteorologo che aveva creato un semplificatissimo modello matematico del clima globale, ad aprire la strada a questa nuova Fisica).
Ripeto in altro modo: in linea di principio il tempo che farà (o il clima che verrà) sono fenomeni completamente determinati da ciò che sta succedendo ora… e quindi conoscibili e predicibili. In pratica però un piccolissimo errore nella nostra conoscenza di ciò che sta succedendo ora (ed è impossibile sapere TUTTO quello che sta succedendo…), porterà RAPIDAMENTE a grandi errori nella previsione di quello che succederà poi. Con una certa vena poetica tutto questo è stato sintetizzato in un congresso scientifico anni fa con la ormai celebre frase:” Il battito delle ali di una farfalla in Amazzonia può provocare un uragano in Florida”. Dato che non riusciremo mai a contare i battiti delle ali di tutte le farfalle…ne segue che in pratica non potremo MAI predire con buona attendibilità (e con buona pace dei vari Caroselli…) il tempo che farà (se non a brevissimo termine). Non perchè siamo stupidi o ci mancano computer più potenti, semplicemente perchè è impossibile (ed è stato dimostrato che sia così). Se non possiamo predire che tempo farà a Roma tra 3 giorni, tanto meno siamo capaci di predire i cambiamenti del clima globale della Terra… Le predizioni che rimbalzano sui media sono frutto di modelli fisico/matematici ultrasemplificati e comunque soggetti alle leggi del Caos.
E in effetti altri modelli (o gli stessi con leggere variazioni nelle assunzioni) predicono esattamente l’opposto: cioè che questa momentanea impennata della temperatura è solo il preludio sì di cambiamento climatico, ma un cambiamento verso il freddo! una nuova glaciazione invece del torrido clima tropicale sarebbe alle porte…
Ovviamente la nostra incapacità sostanziale di fare previsioni sul medio e lungo termine porta naturalmente ad una incapacità sostanziale nell’escogitare e mettere in atto appropriati rimedi
Peggio: i rimedi proposti potrebbero benissimo essere controproducenti, si potrebbe cioè ottenere il contrario di quanto desiderato.
Riporto succintamente la notizia che ha ispirato questo articolo:
E’ uscito recentemente su Science uno studio di David Lindenmayer dell’Australian National University, uno studio riguardante gli incendi e la rapidità di ripresa dell’ecosistema in seguito agli incendi stessi. Ebbene la sorprendente conclusione di Lindenmayer è che gli interventi umani dopo gli incendi stessi possono addirittura essere dannosi e spesso lo sono: meglio sarebbe lasciar fare alla natura…
Morale (ovviamente personale e strettamente legata al buon senso)
In mancanza di certezze, bisognerebbe applicare l’antica massima dell’ars medica (recentemente trascurata, purtroppo), cioè:
Primum non nocere!
Se non sappiamo come fare per migliorare le cose, cerchiamo almeno, per quanto possibile, di non peggiorarle (deforestazioni, inquinanti, scorie, forse bioingegneria, etc., etc.)
Per approfondimenti:
James Gleick, “CAOS”, Rizzoli Libri (1989) – bel libro sulla storia della nascita delle teorie del Caos, accessibile a tutti-
Le scienze, quaderni, 104, “LA DINAMICA DEL CLIMA” (ottobre 1998)
Le scienze, quaderni, 90, “LE RISORSE AMBIENTALI” (giugno 1996)
Le scienze, quaderni, 97, “ENERGIE PULITE” (giugno 1997)
Le scienze, quaderni, 109, “AMBIENTE E SALUTE” (settembre 1999)
Fonte esauriente di informazione in inglese: