Intervista di Maria Antonietta di Buduo
Emilio Servadio è nato a Genova e li si è laureato a 22 anni con una tesi di Medicina Legale sull’ipnosi. Dedicatosi agli studi psicologici e specialmente alla psicoanalisi, è stato nominato nel 1938 professore universitario di psicologia honoris causa.
Nel 1932 ha contribuito a fondare la Società Psicoanalitica Italiana, di cui è stato Presidente ed è attualmente Presidente Onorario. E’ membro di molte società scientifiche. Ha pubblicato molti libri, alcuni dei quali tradotti negli Stati Uniti, in Spagna e nel Messico.
Ha scritto circa 200 lavori scientifici e innumerevoli articoli di divulgazione. Recentemente ha pubblicato alcuni libri di poesia (Edizioni Nardini, Firenze), e ha vinto diversi premi letterari (Calliope, Donatello, Monte Sacro, il Setaccio, ecc.).
Nel 1982 il Presidente Sandro Pertini gli ha conferito la più alta onorificenza della Repubblica.
Professor Servadio quali sono state le spinte che l’hanno portata ad interessarsi della parapsicologia?
“Io mi sono occupato fin da giovane di ipnosi. E su questo argomento ho scritto anche la tesi di laurea. Sfogliando poi gli scritti degli antesignani dell’ipnosi, cioè dei magnetizzatori del secolo scorso (che sono stati i precursori dell’ipnosi), lessi che con certi loro soggetti, quei magnetizzatori, riscontravano dei fenomeni che oggi noi chiamiamo “paranormali”.
I soggetti, cioè, dicevano ad esempio quello che stava facendo una persona in casa del magnetizzatore, mentre questi non ne sapeva niente. Poi constatava che, effettivamente, era così. Tutto questo destò in me una notevole curiosità.
Mi dissi quindi: probabilmente, anche nell’ambito dell’ipnosi possono intercorrere fenomeni di telepatia, di chiaroveggenza, di quella che oggi si chiama percezione extrasensoriale.
Quindi prima mi occupai di ipnosi, poi di fenomeni paranormali connessi con l’ipnosi, infine di fenomeni paranormali non connessi con l’ipnosi”.
C’è stato un caso, tra quelli di lei trattati, che l’ha particolarmente stuzzicato, incuriosito?
“Da giovane fece anche qualche esperimento di ipnosi ma poi mi dedicai alla psicoanalisi. E già all’inizio del mio iter psicoanalitico un mio paziente fece un sogno telepatico che mi colpì molto. Il primo lavoro che presentai a un congresso internazionale di psicoanalisi (Lucerna, 1934) si intitolava “Psicoanalisi e Telepatia” che poi fu pubblicato nella Rivista “Imago” diretta da Freud, nel 1935. Di “casi particolari” ne ho pubblicati tanti.
Uno, interessantissimo, lo pubblicai nel 1955 sull’”International Journal of Psycho Analysis”, che è la rivista ufficiale dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Il caso, straordinariamente significativo e interessante, riguardava la telepatia durante un’analisi, con in più un risvolto precognitivo. Fu quella la prima volta che quell’austero periodico consentì a pubblicare qualche cosa che aveva a che fare con il paranormale”.
Che cosa è cambiato nel corso degli anni approfondendo questi suoi studi sui fenomeni cosiddetti inconsueti?
“In me sono cambiate parecchie cose. Ma ho l’impressione che nel campo più seguito della parapsicologia molti progressi non siano stati fatti. In fondo, se si pensa che la Society for Psychical Research è stata fondata a Londra nel 1882 non possiamo dire che da allora sono state effettuate grandi scoperte.
E perchè?
Perchè i fenomeni cosiddetti paranormali non sono altro che frecce, indicative di una diversa realtà; E finché si insiste, come insistono molti parapsicologi, a voler inscatolare. I fenomeni paranormali nei confronti di una scienza positiva meccanicistica non si arriverà mai a contenerli, perchè da quella scatola – se così mi posso esprimere – esorbitano.
In questo settore c’è molta confusione. E’ sempre stato così?
“E’ stato un pò sempre così. Vede, io rispetto qualsiasi fede. Se uno mi dice “credo in questo”, mi levo il cappello. Ognuno è padrone di credere in quello che vuole. Ma non mescoliamo quello che può essere l’accertamento di laboratorio, la ricerca scientifica, sia pure con i suoi limiti, con quello che può essere un atteggiamento fideistico, quale che esso sia. Se si sostiene che i fenomeni medianici o altri accadimenti paranormali debbano per forza essere interpretati in senso spiritico, io non ci sto.
C’è qui un “salto” che qualcuno sente di compiere, ma io no, perché lo ritengo illegittimo. Si sa benissimo, ed è stato detto tante volte, che dal punto di vista sperimentale, empirico, obiettivo, non si può sostenere né l’esistenza né l’inesistenza di Dio.
Non si può sostenere la sopravvivenza dell’anima o negarla. Sono concetti metafisici, e un grosso errore metodologico è quello di confondere il fisico con il metafisico. Questo errore viene compiuto continuamente, da persone per cui, d’altronde, io posso avere simpatia, ma dalle quali dissento”.
C’è chi sostiene che lo studio dei fenomeni paranormali aiuta l’uomo ad avere una maggiore coscienza di sé. Lei cosa ne pensa, è d’accordo?
“Sono d’accordo, ma nell’ambito di quello che ho detto poco fa. E’ vero che lo studio del paranormale rende più cosciente e consapevole la persona nel senso che esiste qualcosa che ci trascende. I fenomeni indicano appunto questa trascendenza, senza però provarla. Molte nascoste ragioni di coloro che osteggiano la parapsicologia sono dovute al fatto che costoro hanno una paura maledetta di dover cambiare il loro atteggiamento, di dover ammettere che c’è una realtà diversa, la quale è una Realtà con la “R” maiuscola.
Questo naturalmente li turba moltissimo, e quindi preferiscono dire di no, che non è vero niente, e ritornare tranquillamente alle loro occupazioni quotidiane.
Diverse persone che osteggiano la parapsicologia non detto o letto niente al riguardo, sono disinformati nel modo più completo. E allora a questa gente dico: leggete, almeno per due o tre anni, qualche cosa di buono, di valido, e poi ne riparliamo. Se a priori dite di no, che “sono tutte storie”, allora non c’è più alcun modo di dialogare.”
L’uomo prende coscienza di sé anche attraverso i fenomeni paranormali. Pensa che siano utili su un piano sociale?
“Non c’è dubbio. Io ho scritto un libro che si intitola “Passi sulla via iniziatica”, ma anche senza parlare di via iniziatica, certamente l’uomo che si è più o meno perfezionato interiormente svolge giorno dopo giorno un’azione migliore verso i propri simili, che si tratti di familiari, oppure figli, o persone con cui entra in contatto.
Ci sono persone delle quali magari non si sa nulla, biograficamente parlando, ma che quando si presentano «portano» qualche cosa, anche senza parlare. Sono dei catalizzatori. Sono persone che effettivamente hanno compiuto progressi in senso spirituale e questo si rispecchia inevitabilmente anche nella loro vita di relazione”.
Cosa ne pensa del fenomeno dei “guaritori”? Come si dovrebbe intervenire per meglio comprenderlo?
“Tra I cosiddetti guaritori c’è una notevole quantità di impostori di gente che pretende di saper fare quello che non sa e non può fare. Sono stati compiuti a riguardo, però, studi molto accurati, con controlli medici, e uno dei libri migliori in Italia è quello del dottor Piero Cassoli ‘Il Guaritore’, cui poi ha fatto seguito un’altra edizione con il titolo ‘I Guaritori’.
Anche il dottor Giovanni Jannuzzo si è occupato con Cassoli di questo problema.
Certi individui, controllati bene, hanno dimostrato effettivamente di possedere certe capacità terapeutiche. Ma dove io mi sento all’opposizione è quando certa gente parla di ‘prana’, o di ‘fluido’. Basta aver letto un testo di metafisica indiana per sapere che il ‘prana’ non è un’energia fisica. E voi volete misurarla con degli pseudo apparecchi che ogni tanto vengono decantati e che non misurano un bel niente? Io credo che il 90% dei guaritori siano convinti che dalle loro mani esca un fluido. Ma quale fluido? Non sappiamo in cosa consiste effettivamente questo ‘quid’ che permette in certi casi di svolgere in certi casi di svolgere una qualità terapeutica.
Meglio dire che non sappiamo piuttosto che postulare l’ipotesi di un fluido, quando tutto ci dimostra che fluido non può essere.
Oggi ci sono apparecchi sensibilissimi che captano emanazioni e radiazioni dalle lontane stelle. Non potremmo quindi captare, scientificamente parlando, anche il cosiddetto fluido dei guaritori? Molte volte ho detto: ah, c’è una macchina che lo misura? Mandatela al Consiglio delle Ricerche che può vedere se questo o quello straordinario apparecchio è scientificamente valido. Ma questo non viene fatto, perchè gli ‘inventori’ sanno benissimo che le loro macchinette sono degli acchiappacitrulli.”
Quindi Lei cosa suggerisce?
“Da anni ho una rubrica fissa sul ‘Giornale dei Misteri’, dove ogni tanto sparo a zero contro certa gente. Naturalmente non mi stancherò mai di predicare che occorre metterla ai margini. Si tratta di persone che non valgono niente e che si approfittano della credulità del prossimo. Bisognerebbe quindi intensificare, nei limiti del possibile, i controlli su quei pochi individui che vale la pena di studiare.”
Quindi il suo suggerimento è che ci sia sempre il medico che controlli il guaritore?
“Certo, è così per legge. Il guaritore, in quanto eserciti una attività terapeutica, se non è lui stesso medico, deve farsi controllare da un medico”.
Professor Servadio cosa si sente di dire sull’uomo in base alla sua vasta esperienza?
“L’uomo deve rendersi conto di alcune cose. Anzitutto ( e qui mi riferisco proprio al dottrinale psicoanalitico) deve capire di avere delle forze in sé che andrebbero meglio identificate, studiate, e non semplicemente con sforzi di volontà. Io non dico che tutti dovrebbero farsi analizzare, ma occorre riconoscere per lo meno che c’è qualcosa in noi che andrebbe ulteriormente scandagliato e verificato. Poi, una volta che fosse meglio chiarita la situazione interiore, cominciare a studiare qualcosa che i grandi maestri, i profeti, gli illuminati, ci hanno insegnato, raccogliere il loro messaggio e vedere se oltre ad avere fatto un pò di piazza pulita dentro in senso orizzontale, si può anche elevarsi un pochino e vedere fin dove si può attivare in senso verticale”.
Quali sono i libri che Lei consiglia?
“Per la parapsicologia un buon testo è ‘L’universo della parapsicologia’ (Armenia, Milano). Per l’esoterismo un testo scritto da me ‘Passi sulla via iniziativa’ (Mediterranee, Roma) ed i libri di René Guenon e di Elemire Zolla. E poi fra i migliori testi di alta metafisica indiana abbiamo ‘Upanishad’ e ‘Vedanta’ (Vidya, Roma)”.
Intervista pubblicata su Il Nostro Giornale periodico trimestrale del Gruppo Ricerca Futuro, Anno 2 numero 4 luglio-settembre 1991.
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