F. Calogero, fisico teorico alla “Sapienza” di Roma, è stato per 10 anni Segretario Generale del Pugwash (Conferences on Science and World Affairs). Questa associazione ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1995.
a cura di Mario Bruschi, Dipartimento di Fisica Università “La Sapienza”
M.B.
* Dopo la costruzione e l’utilizzazione della bomba atomica e il successivo equilibrio del terrore (ma anche recentemente con l’ingegneria genetica) ci sono stati dubbi, perplessità e ampi dibattiti sul ruolo “etico” della scienza e degli scienziati. In particolare è stato criticato l’alibi tipico dello scienziato (io mi occupo della ricerca della conoscenza, l’uso che viene fatto dei prodotti di questa ricerca non è sotto il mio controllo e non mi riguarda). Quale è la sua personale posizione ?
F.C.
* Gli scienziati che hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo di armi di distruzione di massa non possono esimersi dalle loro responsabilità — tanto più se il loro ruolo nello sviluppo di tali armi è stato determinante. (Questo era il caso nella fase iniziale dello sviluppo di tali armi; è molto meno vero oggi, quanto meno nel settore delle armi nucleari nei Paesi in cui la relativa tecnologia ha raggiunto un alto grado di sviluppo, e dunque il ruolo di singoli scienziati è divenuto assai secondario). Ma le decisioni relative allo sviluppo di armi di distruzione di massa, ed in particolare di armi nucleari, da parte di uno Stato, vengono prese dai dirigenti politici, e dunque in ultima analisi, nei Paesi democratici, le responsabilità di tali decisioni risalgono ai cittadini-elettori che scelgono i propri governanti.
Diversa è, a mio parere, la situazione in Paesi non democratici: la responsabilità individuale di chi aiuta un regime dittatoriale ad acquisire armi di distruzioni di massa è grave, ed è auspicabile che in un futuro non troppo lontano chiunque si assume una tale responsabilità corra il rischio di venir eventualmente processato e punito come criminale internazionale, per atti “contro l’ umanità”.
Comunque, anche nei Paesi democratici, per gli scienziati che hanno una particolare competenza in questo campo resta il dovere di informare nel modo più obiettivo possibile tanto i dirigenti politici che le opinioni pubbliche circa la realtà delle armi di distruzione di massa.
Spesso però gli scienziati e tecnologhi che lavorano a sviluppare armi di distruzioni di massa tendono ad auto-convincersi che la loro attività è benefica ed a divenire propagandisti di ulteriori sviluppi di tali armi; e talvolta ciò induce taluni di loro a disinformare deliberatamente, approfittando del fatto che non tutte le informazioni relative a tali armi possono esser rese pubbliche (anche se di fatto le informazioni che è bene restino segrete hanno una trascurabile rilevanza quanto alle decisioni politiche da prendere in questo campo).
Chi si comporta in tal modo andrebbe punito; se le circostanze non permettono che ciò avvenga per vie legali, quanto meno dovrebbe intervenire un giudizio spregiativo da parte dei colleghi.
M.B.
* A parte il crescente riconoscimento internazionale culminato con il premio Nobel, quali sono stati, secondo Lei, i meriti effettivi e il peso reale dell’azione del Pugwash nel periodo “caldo” della guerra “fredda”?
F.C.
* L’onore di andare a ritirare il Premio Nobel a Oslo il 10 dicembre 1995 nella mia qualità di principale responsabile, dall’inizio del 1989, delle attività delle Conferenze Pugwash su Scienza e Questioni Mondiali, mi ha fatto assai piacere, anche perchè nella motivazione del Premio si fa esplicito riferimento al fatto che il Pugwash “ha mantenuto a tutt’oggi un alto livello di attività”. Il merito va naturalmente condiviso fra tutti i partecipanti alle attività del Pugwash: qualche migliaio di individui, molti dei quali eminenti personalità, i quali a partire dal 1957 si sono particolarmente impegnati sulle problematiche di “scienza e questioni mondiali”, in particolare sui rischi derivanti dallo sviluppo di armi di distruzione di massa (nucleari, chimiche, batteriologiche/biologiche) e nel tentativo di contribuire al superamento di situazioni conflittuali, anche utilizzando a tal scopo quella “comunità di metodologie e di intenti” che lega gli scienziati di tutto il mondo, a prescindere dalla loro appartenza a questo o a quel Paese, e dalla loro adesione a questa o quella ideologia.
L’ efficacia del Pugwash, specialmente negli anni “più caldi” della “guerra fredda”, è stata tanto più importante quanto più si è svolta con discrezione ed ha contribuito ad orientare le decisioni politiche ai più alti livelli nei principali Paesi, e ad influenzare le classi dirigenti di tali Paesi in due sensi: maggiore consapevolezza dei rischi impliciti nella disponibilità di armi di distruzione di massa; importanza di guardare ad ogni problema in modo obiettivo, tenendo conto di tutti i punti di vista e di tutti gli interessi in gioco — e mantenendo a tal fine aperto un dialogo, importante sia per evitare incomprensioni che, ancor più, come metodo di reciproca, continua, educazione.
E’ possibile individuare l’ influenza del Pugwash in tutti gli sviluppi di controllo degli armamenti e disarmo avvenuti nell’ ultimo quarantennio — talvolta in modo forse determinante, come per esempio nella messa al bando di sistemi di difesa antimissilistica e nello sviluppo di una convenzione per la completa eliminazione delle armi chimiche. Ma occorre anche riconoscere che tale influenza si è manifestata, forse prevalentemente, in forma sotterranea, modificando il modo di pensare di individui e creando una rete di rapporti umani che superavano barriere ideologiche e politiche a priori assai ardue. Ritengo che merito maggiore del Pugwash sia stato quello di aver contribuito in maniera assai significativa a quel cambiamento epocale che può esser sintetizzato come “fine della Guerra Fredda”, con tutto ciò di buono (ed anche, ma in assai minor misura, di cattivo) che ne è conseguito.
M.B.
* Dopo la caduta del Muro di Berlino e il collasso dell’Unione Sovietica, nell’opinione comune il pericolo di una guerra totale, probabilmente nucleare, sembra scongiurato e dimenticato: è effettivamente così? Come procede il disarmo? Quali nuovi pericoli si prospettano e quale sarà il ruolo del Pugwash in questo nuovo contesto?
F.C.
* Il pericolo di una guerra nucleare globale è certamente diminuito (è la più importante conseguenza positiva della fine della Guerra Fredda). La folle corsa di riarmo nucleare, che aveva portato a costruire arsenali nucleari assurdamente enormi, si è arrestata ed in qualche misura invertita, anche se il processo di disarmo nucleare procede ancora troppo lentamente, il che comporta fra l’ altro rischi per il regime internazionale di non proliferazione delle armi nucleari (vedi le recenti esplosioni nucleari sperimentali in India e Pakistan). .
Gli arsenali nucleari tuttora disponibili sono ancora sufficienti a distruggere la nostra civilizzazione, e sono ancora tenuti in uno stato di allerta che ne comporta il possibile, irreversibile, lancio con tempi di reazione di minuti: di ciò è indicazione, simbolica non meno che operativa, quella valigetta nucleare che i massimi responsabili politici dei Paesi detentori di armi nucleari, ed in particolare i Presidenti di Stati Uniti e Russia, hanno giorno e notte a disposizione. Un altro pericolo che io considero assai grave è quello di un uso terroristico di ordigni nucleari esplosivi, che potrebbe portare alla completa annichilazione di una grande città con tutti i suoi abitanti.
E’ infatti assai facile costruire un tale ordigno, anche per pochissimi individui (anche uno solo), senza alcuna eccezionale competenza, operanti “in una cantina”, se si dispone della materia prima essenziale (Uranio altamente arricchito nell’ isotopo 235). Ne occorrono una cinquantina di chilogrammi, facilmente trasportabili in una valigetta, o meglio due per meglio bilanciare il peso e specialmente per evitare pericoli di criticità.
Tale materiale non è ovviamente in commercio, ma ve ne sono in giro oggi grandi quantità, per esempio oltre un milione di chilogrammi in Russia; e non tutto questo materiale è ben custodito, anche perchè il sistema custodiale russo è ora immerso in un contesto sociale in fase di collasso (per esempio è pratica corrente che gli stipendi degli addetti non vengano pagati per mesi — e quando vengon pagati sono dell’ordine di poche centinaia di migliaia di lire al mese, laddove il costo della vita in Russia non è oggi molto diverso da quello in Italia). Vi sono inoltre rischi gravi associati a conflitti regionali, anche in zone in cui sono presenti armi nucleari: Medio Oriente, India Pakistan, Cina. Di queste problematiche, nonchè di altre anche situate all’interfaccia “scienza/società” — per esempio problemi di sottosviluppo ed ecologia — il Pugwash continua ad occuparsi, come del resto risulta dall’elenco delle attività più recenti e da quelle in programma per il prossimo futuro.