di MIKE PURTON, The Guardian (U.K.)
All’inizio degli anni 80, l’esito di alcuni esperimenti ha cambiato per sempre la nostra percezione e i nostri concetti sulla natura della materia. Probabilmente si dimostrerà che questa è stata la scoperta religiosa più importante del ventesimo secolo.
I fisici chiamano questo principio “entanglement”, definendo lo stato di due o più particelle che una volta che hanno interagito l’una con l’altra, indipendentemente dallo spazio e dal tempo, continueranno a rimanere collegate per sempre, in una correlazione nella quale una influenzerà l’altra, anche se si troveranno ai lati opposti dell’Universo. Il termine inglese “entanglement” non è quello più appropriato e alcuni scienziati usano per descrivere lo stesso concetto “la non separabilità” (Vedi gli studi di Russell Targ presenti sul nostro sito-ndt).
La differenza è significativa, perché se la materia è emersa dall’energia prodotta nella singolarità del Big Bang, come conseguenza, tutte le particelle di cui è formata si trovano in un stato di correlazione.
Fondamentalmente, queste particelle non si sono mai separate nè potranno mai farlo. Sebbene siano passati più di 20 anni da quando la “non separabilità” fu provata sperimentalmente, come principio deve ancora entrare a far parte dai concetti utilizzati dalla psiche, forse perché sembra essere un concetto troppo grande e troppo lontano dalla nostra vita quotidiana – affinché non la percepiamo da una prospettiva spirituale. Se accettiamo questo principio come vero, allora la correlazione a livello materiale si deve applicare anche a livello spirituale. In questo caso, la nostra separazione è un’illusione; la realtà è un’unità indivisibile.
L’evidenza di questo principio e stata sostenuta anche dallo scienziato/teologo Teilhard de Chardin, che anticipò la non separabilità fisica e spirituale, nel suo libro The Future Of Man (1959), citando una versione poco nota del messaggio di Cristo al umanità: “Amate l’un l’altro, riconoscendo nel cuore di ognuno di voi lo stesso Dio che sta nascendo.
Quelle parole, dette per la prima volta 2000 anni fa ora cominciano a rivelarsi come la legge strutturale ed essenziale di quello che noi chiamiamo progresso ed evoluzione”. Solo adesso, dopo che la meccanica quantistica ha dimostrato che nella materia “tutto è uno”, che non c’è separazione “tra me e il mio vicino”, noi abbiamo la prova fisica di quello che Cristo voleva realmente dire.
Amando in questo modo speciale, identificando se stessi con gli altri non pretende di essere un atto di virtù, ma semplice pragmatismo – l’unico possibile percorso disponibile per noi. Non amare sarebbe scappare di fronte alla realtà dei fatti, cosi come gli conosciamo adesso.