La Musica Intuita

di Iose Senardi

La Musica Intuita

Anno scolastico 1992-1993:

Con questi alunni ho vissuto delle esperienze fantastiche e, spinta dalla passione e curiosità di quel momento, li ho coinvolti per la prima volta, anche per una struttura pubblica, in progetti unici, irripetibili e assolutamente divergenti e inusuali, avvantaggiata dal mio entusiasmo, convinzione e collaborazione preziosa di colleghi straordinari.
Avevamo partecipato alla manifestazione per la pace durante la guerra del Golfo, assistito a concerti di Nada Yoga, stati in gita per tre giorni di seguito, fatto nascere il primo esperimento di teatro nella scuola coinvolgendo più classi con parecchi bambini aventi patologie e problematiche importanti dove ognuno ha potuto apportare un personale contributo alla riuscita di uno spettacolo finale ironico e profondo.
Erano tutte mie passioni del momento che tuttora mi affiancano e non ultima e meno formativa, ho effettuato con loro anche le Tecniche di Biostimolazione® secondo la scuola di Umberto Di Grazia che seguivo e seguo ancora oggi.
Questo gruppo meraviglioso e unico lo porto ancora oggi nel cuore tanto da frequentare ancora alcuni miei ex.
La loro forza incredibile è stata quella di non volersi staccare dal gruppo classe e, insieme ai genitori, hanno scelto di frequentare uniti e in massa la scuola media, caso unico che ha creato ai professori non pochi problemi organizzativi.

Eravamo verso la fine dell’anno scolastico e anche del ciclo delle elementari, circa 25 anni fa, decisi di sperimentare con loro l’ascolto della musica “intuita” da Umberto che mi aveva donato una sua musicassetta. Coincidenze.
Il momento emozionale era molto alto poiché si era creata una grande e profonda coesione, tante crescite, trasformazioni e dovevano “abbandonarci” e noi permettere loro di intraprendere un altro passaggio, spiccare il volo; anche per noi grandi non era così facile lasciarli, si era creata una vera famiglia.
Una mattina li raduno in cerchio in un’aula, consegno a ciascuno un foglio bianco e detto semplicemente che avrei fatto ascoltare una musica regalata dal mio maestro e, se avessero avuto voglia e spinta, avrebbero potuto scrivere, disegnare o appuntare qualsiasi messaggio.
Loro volevano solo abbracciarsi, raccontare del loro distacco; il momento era difficile e delicato, estremamente carico di emozioni, quindi perfetto e si fidavano di me, della mia certezza che quella musica li avrebbe aiutati.
I fogli che allego sono il risultato di questa ulteriore esperienza e parlano da soli.
Voglio solo evidenziare che, appena iniziato l’ascolto sono iniziate lacrime liberatorie e momenti di grande emozione. Erano protetti e liberi di esprimersi.
Sembrava tutto sospeso, intimo, nostro.
Quelle note, così profonde e antiche hanno permesso di far emergere paure, dubbi, rancori, amori, speranze, amicizie profonde, messaggi di altre energie, risvegliato antiche simbologie e “altre” dimensioni.
Alcuni scritti erano assolutamente fuori dalla “portata” di alcuni bambini con grandi difficoltà a comunicare o formulare anche semplici frasi.
Dopo la musica, gli scritti, gli abbracci e le carezze sono stata aiutata a dinamizzare e alleggerire quel gruppo così colpito ed emozionato, dalla bambina che ha dimostrato negli anni avere maggiori problemi a relazionarsi, ma questo, avendo lavorato per oltre vent’anni come insegnante di sostegno, non credevo e non credo tutt’ora assolutamente nel “non possibile” per nessuno.
Questo incontro è stato talmente profondo e terapeutico per tutti che anche i ragazzi di quinta dell’altra sezione, colpiti positivamente dai racconti dei coetanei nell’affrontare il distacco, hanno voluto anche loro provare l’esperienza dell’ascolto.
Ancora una volta grazie Umberto per gli stimoli preziosi e unici che ci hai offerto e ci offri ancora oggi, per la tua enorme esperienza, passione e professionalità.

Iose Senardi


Qui sotto i disegni dei bambini e in più in basso la testimonianza scritta di un’alunna di quell’anno:

Barbara, un’alunna di quegli anni, vedendo i disegni e i lavori ha scritto alla nostra amica Iose questo:

So di essere stata una bambina fortunata, so che mi sono riscoperta oggi, per un colpo di fortuna – o un segno – a essere esattamente ciò che già ero. Purtroppo non ricordo la specifica esperienza, devo averla sradicata.
Ricordo l’immensa felicità di alcune giornate, sento come se fosse “famiglia”, come se mi scorresse nel sangue, l’affetto che mi lega a te.
So che non tutti i bambini sono stati così fortunati: e ho capito oggi, quando mi hai fatto leggere quello che ho scritto 24 anni fa, che ognuno segue la perfetta armonia e l’accordo con chi ha già dentro. Come se si fosse preimpostati.

Ho ancora paura di perdere chi amo, ho paura di perderne perfino il ricordo.
Ho paura di guardare occhi diversi dagli occhi di chi ho amato, come se fosse un tradimento. Ho ancora paura di crescere, anche se tutti i giorni timbro un cartellino, mi alzo e vado a lavorare, cerco lo stesso di ricordarmi mezz’ora al giorno di ridere senza motivo, di fare un giro in vespa, di ascoltare una canzone di quelle che ti fanno venire voglia di ballare. Piango ancora, piango anche adesso se penso che non potrò conservare tutto quello che ho, che purtroppo le cose scorrono e cambiano, che ci sono cose che perderò per strada per forza, che ci sono occhi in cui vorrò ancora perdermi tradendo gli occhi cui avevo giurato che non sarei mai andata via.

Ma stamattina mi serviva che qualcuno mi dicesse che le cose importanti si conservano. Sempre. Come tu hai conservato 24 anni dei fogli.

Così so di aver conservato te, che sei passata dall’insegnarmi l’italiano e riuscire a rapportarmi con gli altri al sorridermi a un aperitivo e fare le corna all’obbiettivo della macchina fotografica che reggo io (si sono invertiti i ruoli) davanti a un bicchiere di vino in una sera d’estate con una luce pazzesca.

Ci sono rapporti che sono radici: non le vedi. Io non mi ricordo quella giornata, ma so molto bene che c’è stata.
Non mi ricordo molte giornate, – vedi, le ho perse – ma ci deve essere un posto dentro di me che se le ricorda, che sa che ognuno ha diversi posti dove sta bene.
Uno di questi, è al fianco di chi ha dato radici.

E poi ali. Non le trovo, ma non me ne preoccupo: forse non le vedo ma ci sono. Ce le hai date.

Ti voglio immensamente bene. Grazie.

Barbara

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