La scoperta dell’ossigeno sfida la conoscenza delle profondità oceaniche

Traduzione a cura di Gabriella Modica

22 Luglio 2024

Fonte: BBC (United Kindom)

Ossigeno

Credits: NOC / NHM / NERC SMARTEX

“Come descrive questo articolo, c’è ancora molto , che non sappiamo sui sistemi della terra. Ecco perché dobbiamo concentrarci sulle nuove tecnologie e su come creare una Terra sana, piuttosto che sul profitto.” Stephan Schwartz.

Gli scienziati hanno scoperto che nelle profondità dell’oceano verrebbe prodotto “ossigeno oscuro” da grumi di metallo presenti sul fondale marino.

Circa metà dell’ossigeno che respiriamo proviene dall’oceano; ma fino al momento della scoperta si pensava che che esso fosse prodotto attraverso la fotosintesi delle piante marine, quindi (soltanto) in una condizione che richiedesse la luce solare.

Ma alla profondità di 5 km, dove la luce solare non arriva, l’ossigeno sembrerebbe essere prodotto da “noduli” metallici naturali che scindono l’acqua di mare (H2O) in idrogeno e ossigeno.

Molte compagnie aspirano all’estrazione di questi noduli, ma gli scienziati temono che questa azione possa compromettere il processo appena scoperto, danneggiando l’ecosistema marino che trae sostegno dall’ossigeno che produce.

Il Prof. Andrew Sweetman, ricercatore capo della Scottish Association for Marine Science racconta di avere visto per la prima volta nel 2013 una enorme quantità di ossigeno sul fondale marino in completa oscurità. “Ma ho ignorato la cosa, perché semplicemente, mi era stato insegnato che l’ossigeno si produce tramite la fotosintesi”, dice.

“Solo dopo anni mi sono reso conto dell’enorme importanza della scoperta”.

Sweetman e i suoi colleghi hanno condotto la loro ricerca nelle profondità di un’area di mare tra le Hawaii e il Messico, una vasta area di fondale ricoperta da questi noduli metallici che si formano quando i metalli disciolti nell’acqua di mare si raccolgono su frammenti di conchiglie o altri detriti.

Si tratta di un processo che dura milioni di anni.

Poiché i noduli contengono litio, cobalto e rame, tutti metalli necessari per produrre batterie, molte aziende minerarie stanno sviluppando una tecnologia per raccoglierli e portarli in superficie.

Il problema è che, come il Prof. Sweetman afferma, l’ossigeno oscuro prodotto da questi metalli potrebbe anche supportare la vita sul fondale marino. La sua scoperta, pubblicata su Nature Geoscience, solleva nuove preoccupazioni sulla possibilità che si realizzino tali estrazioni minerarie in acque profonde.

La scoperta degli scienziati evidenzia che i noduli metallici producono ossigeno proprio perché si comportano come batterie.

Il prof Sweetman spiega: “Immergendo una batteria nell’acqua di mare, questa inizia a frizzare. Questo accade perché la corrente elettrica sta effettivamente dividendo l’acqua di mare in ossigeno e idrogeno (le bolle). È quello che pensiamo che accada con questi noduli al loro stato naturale. Quando i noduli si trovano sul fondo del mare, a stretto contatto tra loro, lavorano all’unisono come le batterie di una torcia, rendendo possibile il funzionamento dell’ecosistema marino”.

I ricercatori hanno raccolto e analizzato i noduli metallici delle dimensioni di una patata. Hanno misurato le tensioni sulla superficie di ogni grumo metallico (che corrispondono essenzialmente alla corrente elettrica), e hanno determinato che era molto vicina alla tensione di una tipica batteria AA (per intenderci, una stilo da 1,5 V, ndt.).

Alla luce di queste considerazioni i ricercatori ritengono che i noduli presenti sul fondale marino potrebbero generare correnti elettriche sufficienti a scindere, o elettrolizzare l’acqua di mare, e che la produzione di ossigeno attraverso questo processo che non richiede luce né processi biologici potrebbe verificarsi anche su altre lune e pianeti, creando ambienti ricchi di ossigeno in cui la vita potrebbe prosperare.

La zona di Clarion-Clipperton, dove è stata fatta la scoperta, è già nota presso numerose società di estrazione mineraria dai fondali marini, che hanno allo studio una tecnologia per raccogliere i noduli e trasportarli su una nave in superficie.

La NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), è l’agenzia scientifica e normativa statunitense, all’interno del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti D’America, che si occupa di previsioni meteorologiche, monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche…e inoltre conduce esplorazioni in acque profonde e gestisce la pesca e la protezione dei mammiferi marini e delle specie in via di estinzione nella zona economica esclusiva degli Stati Uniti. (Wikipedia).

Questo organo ha avvertito che le attività di estrazione mineraria dai fondali marini potrebbe comportare la distruzione della vita e dell’habitat delle zone minate.

Oltre 800 scienziati marini provenienti da 44 paesi hanno firmato una petizione in cui si evidenziano i rischi ambientali e in cui si richiede la sospensione delle attività minerarie.

I fondali dell’oceano portano di continuo alla scoperta di nuove specie. Si dice spesso che conosciamo meglio la superficie della luna che le profondità del mare. Questa scoperta suggerisce che i noduli stessi potrebbero fornire l’ossigeno per sostenere la vita lì.

Murray Roberts, biologo marino dell’Università di Edimburgo, è uno degli scienziati che hanno firmato la petizione, ha affermato alla BBC News che “Ci sono prove schiaccianti che l’estrazione mineraria dei noduli dai fondali marini, distruggerà ecosistemi che conosciamo a malapena. Questi giacimenti coprono vaste aree del nostro pianeta, e costituiscono una fonte significativa di produzione di ossigeno: sarebbe folle continuare ad estrarre i minerali dalle profondità del mare.”

Il professor Sweetman ha detto infine: “non ritengo che questo studio porrà fine all’attività mineraria, ma impegnandoci a raccogliere nuovi dati possiamo andare nelle profondità dell’oceano ed estrarlo nel modo più ecologico possibile”.

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