La spada nella Roccia
ANALISI METALLOGRAFICHE SULLA SPADA DI SAN GALGANO
Associazione Culturale Progetto Galgano
&
Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Pavia
Comunicato Stampa
Con grandissima emozione posso finalmente annunciare che a partire dal 10 gennaio 2001 saranno avviate una serie di analisi e ricerche con l’utilizzo di moderne tecnologie d’ispezione, sulla spada di san Galgano, conservata nella Rotonda di Montesiepi a Chiusdino (SI). Verranno effettuate prospezioni con georadar e ulteriori esami per attivazione neutronica su piccolissimi campioni di metallo della spada dell’ordine di 10 milligrammi al massimo di peso. [NOTA: In basso si trovano un paio di link utili e aggiornati al 2014]
L’iniziativa è resa possibile per l’autorizzazione che ci è stata gentilmente concessa dall’arcivescovo di Siena e da don Vito Nicola Albergo, parroco di Chiusdino e responsabile della Rotonda a cui va tutto il nostro più riconoscente ringraziamento per la sensibilità mostrata e per la disponibilità offerta.
La speranza di riuscire a fornire agli storici elementi certi su cui sviluppare nuove indagini è molto forte, dall’individuazione dell’area di provenienza del metallo con cui è stata forgiata la spada, alla sua effettiva dimensione, compresa la parte nascosta alla vista, dall’esame del suolo sottostante alla roccia alla datazione del manufatto, ogni dato scientificamente confermato potrà aprire nuove e impreviste strade, oltre che per la soluzione del mistero della spada nella roccia, soprattutto per un più sicuro inquadramento della figura storica di san Galgano, che nulla toglierà comunque al fascino della sua leggenda e alla magia delle sue testimonianze.
Maurizio Calì – Presidente Associazione Culturale Progetto Galgano
Dott. Luigi Garlaschelli – Dipartimento di Chimica Organica dell’Università degli Studi di Pavia
San Galgano
Galgano Guidotti nacque nel 1148 da nobili genitori d’origine salica nel borgo di Chiusdino, piccolo centro che sorge compatto ad ovest del complesso abbaziale.
Le vicende della sua vita sono state in parte trasfigurate da leggende che nascondono poeticamente una base storica. Una leggenda ritiene la sua nascita quasi miracolosa: i genitori, Guido e Dionisia, l’avrebbero avuto dopo lunghi anni di sterilità, per intercessione di San Michele Arcangelo, molto venerato nella zona, specialmente nei piccoli centri delle alture circostanti. Galgano crebbe bello, spensierato, fiero e prepotente.
La sua giovinezza frivola e alquanto libertina ricorda la storia del suo quasi contemporaneo Francesco d’Assisi. Come questi, Galgano sentì spesso l’inutilità della sua vita dissipata e provò il tormento di non avere una scopo per cui vivere; il suo ambito titolo di Cavaliere non gli procurò quell’ebrezza che si attendeva.
E in quest’ansia lentamente maturò la decisione di cambiare, di vivere in solitudine a contatto con Dio e la natura.
Consigliato da vari Eremiti, numerosi in quella zona, e particolarmente da Guglielmo di Malavalle, fondatore di un celebre eremo nella Maremma, Galgano si ritirò sulla collina di Montesiepi o Cerboli, a pochi chilometri da Chiusdino, in direzione di Monticiano, dove visse per dodici mesi in una capanna circolare, costruita con frasche.
Era il 21 dicembre del 1180.
In risposta alle insistenze della madre Dionisia e della fidanzate Polissena di Civitella Marittima perché rientrasse in città, e agli scherni degli altri cavalieri, egli conficcò nella roccia che affiorava nella capanna la sua spada, in segno di rinuncia perpetua alla guerra e di uso dell’arma come croce davanti a cui pregare. La spada ritta nel suolo aveva per i cavalieri del Medioevo un profondo significato spirituale: essa rappresentava e simboleggiava la croce, segno di fede e di aspirazione alla Crociata.
Tale usanza, confermata da canzoni e storie cavalleresche, valeva, oltre che per manifestare un pubblico rifiuto della violenza, anche per pregare nelle pause religiose e spesso veniva infissa davanti al capezzale di un cavaliere moribondo. Non bisogna dimenticare che la spada veniva benedetta solamente dal vescovo prima di essere consegnata al neo cavaliere e s’intimava solennemente di usarla per difendere la fede e la giustizia.
Secondo alcuni probabilmente la roccia in questione doveva essere il centro di un più antico luogo sacro, dove spesso ci si radunava per solenni giuramenti; perlustrazioni sotto la pavimentazione della Chiesa, sorta attorno al masso, potrebbero rilevare notizie più certe. Vari episodi leggendari mostrano San Galgano ben integrato nell’ambiente naturale; alcuni lupi frequentavano la sua capanna; la gente del contado lo visitava spesso per ricevere consigli e guarigioni.
La sua vita solitaria a Montesiepi non fu, né da lui né dai vicini, considerata una fuga dal mondo e dai suoi problemi, ma un liberarsi dalle sovrastrutture costruite dall’uomo per angariare il prossimo; in tal senso, San Galgano, cavaliere che trasforma con un gesto simbolico la spada in croce, può essere considerato un coraggioso che, non curandosi della mentalità guerresca del suo secolo, affermò la supremazia della pace e della fede sulla sterilità della violenza. Un uomo “moderno” per ogni tempo.
Indubbiamente la vita eremitica non fu facile, tanto che a 33 anni, il 3 dicembre 1181, egli morì. Secondo un’antica tradizione erano presenti alla sua tumulazione i Vescovi di Volterra, Massa Marittima e Siena, oltre agli abati cistercensi di Fossanova, voluta per mettere in evidenza i buoni rapporti dell’Abbazia con le tre diocesi confinanti e l’unione dell’Eremita con i monaci Cistercensi che sarebbero sopraggiunti pochi anni dopo.
tratto da: “San Galgano” di Vito Albergo e Andrea Pistolesi
AGGIORNAMENTI – 2014
Sul sito Enigma Galgano si possono trovare i risultati delle ricerche e degli studi svolti, frutto dei lavori iniziati nel 2001.
Inoltre, cliccando su questo link, si può visionare e scaricare il documento contenente le relazioni scientifiche dal titolo “San Galgano e l’epopea eremitica di Montesiepi” (tra gli autori anche il responsabile scientifico del progetto, Prof. Luigi Garlaschelli).