SchwartzReport del 06-11-2007 – Traduzione a cura di Daniela Rita Mazzella
ERIKA HAYASAKI – Seattle Times/Los Angeles Times
CERIE, Pa. – Quando i dottori comunicarono a John Kanzius che gli restavano sei mesi di vita, egli con tranquillità ringraziò Dio per le sue benedizioni e si preparò a morire.
Allora aveva 58 anni e poteva dire di aver vissuto una buona vita. Si era ammalato di leucemia ed era pronto ad accettare il suo destino, ma le visite al reparto malati di cancro lo sconvolgevano. I volti lo tormentavano – le teste calve e bendate, i corpi accasciati sulle sedie a rotelle e i bambini che non potevano giocare.
Proprio come lui, sopportavano la chemioterapia, che faceva diminuire il loro peso, tremare le mani, indebolire i loro corpi e il loro sistema immunitario. Kanzius pensò che ci doveva essere un altro modo per affrontare il cancro.
Non aveva alcuna conoscenza di medicina ma conosceva le radio: le aveva costruite e riparate sin da bambino e sapeva come inviare segnali radio in tutto il mondo.
Egli pensava che se avesse potuto trasmettere le onde radio nelle cellule cancerogene, avrebbe potuto utilizzare tali onde per distruggere i tumori senza intaccare le cellule sane.
Una mattina del 2003, Kanzius prese del filo di rame, scatole, antenne e le pentole di sua moglie e cominciò a costruire una macchina.
Invio delle onde radio
Egli sapeva che il metallo esposto alle onde radio si sarebbe riscaldato e volle concentrarsi sulle onde inserendo delle particelle di metallo nei tumori. Le cellule infuse sarebbero state collocate in un campo di radiofrequenza. Le onde avrebbero attraversato il corpo e le particelle introdotte nel cancro si sarebbero riscaldate e avrebbero ucciso le cellule senza danneggiare altro.
Egli quindi costruì una macchina per inviare le onde proprio mentre si sottoponeva alla seconda serie di chemioterapia.
Nel Natale del 2003, Kanzius indebolito e affaticato collaudò la sua macchina con gli hot dog, poi con il fegato e con le bistecche. Egli iniettò i minerali nella carne e sistemò le fette nella sua macchina. Con suo grande piacere, le porzioni di carne che erano state iniettate bruciarono. Ma avrebbe funzionato sugli esseri umani?
Il momento peggiore della terapia di Kanzius fu durante la primavera del 2004 e il cancro cominciò a diminuire.
Rinvigorito, Kanzius sentì il bisogno di annunciare la sua scoperta.
Il Dr. David Geller, codirettore del Programma Cancro del fegato del Centro medico dell’Università di Pittsburgh, lesse la notizia relativa alla macchina di Kanzius e lo contattò.
Kanzius aveva ottenuto un brevetto e chiese ad un’azienda produttrice di trasmettitori, di costruirne un modello che inviò al Centro medico in modo che Geller potesse provarlo.
Un anno dopo, Kanzius espose la sua teoria al suo medico al M.D. Anderson Cancer Center di Houston, il quale lo mise in contatto con il Dr. Steven Curley, oncologo dello staff specializzato in trattamento del cancro mediante le radiofrequenze.
I medici già utilizzavano un trattamento definito “ablazione con radiofrequenze” per combattere il cancro. Tale metodo si basa sull’introduzione di aghi nei tumori e la loro distruzione attraverso degli elettrodi. La procedura invasiva è limitata perché essa può raggiungere solo determinate posizioni, perlopiù piccoli tumori e può danneggiare le cellule sane della zona circostante.
Curley chiese a Kanzius se avesse potuto trovare una sostanza in grado di attaccare le cellule tumorali e bruciarle con le onde radio, evitando di intaccare le cellule sane.
Kanzius disse che avrebbe potuto utilizzare le nanoparticelle, molecole talmente piccole che un numero compreso tra 75.000 e 100.000 allineate l’una affianco all’altra avrebbe eguagliato la larghezza di una ciocca di capelli umani. Egli riteneva che le nanoparticelle avrebbero potuto attraversare il flusso sanguigno e colpire solo la cellule tumorali; i pazienti avrebbero potuto inghiottire una compressa contenente tali particelle. Ma avrebbero bruciato le cellule tumorali?
A questo punto Kanzius aveva bisogno di mettere le mani su delle nanoparticelle.
Curley si mise in contatto con il chimico vincitore del premio Nobel Richard Smalley, specializzato in nanoscienza, utilizzata anche alla M.D. Anderson. Il chimico non era dell’opinione che le nanoparticelle avrebbero bruciato ma acconsentì a dare a Curley due fiale.
“Vai avanti con questo lavoro”
Nel giugno 2005, Kanzius introdusse le nanoparticelle nel campo radio della sua macchina e la accese. Esse bruciarono.
Poco prima di morire nell’ottobre 2005, Smalley fece un’ultima richiesta a Curley, che non avrebbe dimenticato le sue parole: “Non c’è nulla di più potenziale per aiutare le persone, per aiutare i pazienti. Tu devi promettermi che porterai avanti questo lavoro.”
Man mano che il progetto andava avanti, Kanzius invitava studenti, politici e scienziati ad assistere alle dimostrazioni. Quella stessa primavera, un ministro della salute canadese notò la rapida condensa che si formava durante il processo sulle pareti del tubo usato per il test: pensando al bisogno che il mondo ha di acqua potabile, egli chiese a Kanzius se si fosse potuto utilizzare quella macchina per desalinizzare l’acqua.
Alcune settimane dopo, Kanzius cercò di riscaldare e distillare l’acqua mischiata con il sale nel tubo che egli collocava nel suo generatore. Azionò le frequenze radio mantenendo un fiammifero vicino all’acqua salata.
Esplosero le fiamme.
Le onde radio avevano indebolito i legami che tenevano uniti gli elementi di cui era composta l’acqua e infiammato l’idrogeno.
I risultati accesero gli entusiasmi degli scienziati che videro in questo modo la possibilità di separare l’idrogeno, l’elemento più abbondante dell’universo, dall’acqua salata per utilizzarlo come combustibile.
Rustum Roy, un chimico della Penn State University ed esperto della scienza dell’acqua, parlò della più grande scoperta nella scienza dell’acqua dell’ultimo secolo. Tale scoperta poteva soddisfare Kanzius ma per lui il progetto relativo al cancro aveva la precedenza.
Quattro anni dopo la nascita della sua idea, i ricercatori continuarono gli esperimenti e riuscirono a distruggere le cellule tumorali in piatti petri utilizzando nanoparticelle e la sua macchina. Essi riuscirono a distruggere al 100% le cellule tumorali formatesi nel fegato di conigli, proprio servendosi del metodo di Kanzius.
Secondo Curley questo trattamento è quello più promettente che abbia mai visto perché esso contiene il potenziale per distruggere il cancro senza utilizzare trattamenti invasivi o la chirurgia.
Il passo successivo che gli scienziati dovranno compiere dovrà essere quello di perfezionare il metodo per unire le nanoparticelle con gli anticorpi che, introdotti nel flusso sanguigno, dovranno attaccare solo le cellule tumorali evitando le cellule normali.
Egli sostiene inoltre che il trattamento potrebbe essere efficace per qualunque tipo di cancro.