dallo SchwartzReport del 30 dicembre 2013

Traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Marisa Menna

È sempre molto importante fare una distinzione tra spiritualità e religione.
La religione è interamente prodotta dall’uomo. Sono gli esseri umani che decidono chi è un profeta, che redigono il dogma e che creano i rituali.
La spiritualità è una esperienza di coscienza non locale che deve essere sperimentata per essere ben compresa, e molti sostenitori religiosi non hanno mai avuto un’esperienza del genere.

Molte esperienze spirituali non hanno nulla a che fare con la religione, anche se alcune volte il percorso inizia proprio attraverso di essa. Ma ciò che è particolarmente interessante, e che da un contributo moderno per comprendere la spiritualità, è la neuroscienza, di cui il presente studio ne è un esempio.

Stephan A. Schwartz

ANDREW M. SEAMAN – Reuters
Foto: Angelo Mezzanotte

01mezzanotte1NEW YORK – Un nuovo studio suggerisce che per i soggetti ad alto rischio di depressione e geneticamente predisposti, la spiritualità può offrire una protezione per il cervello.

Nei volontari sottoposti allo studio si è potuto notare come chi dava grande importanza alla religione o alla spiritualità in generale, possedesse delle cortecce cerebrali molto più spesse, rispetto a chi non considerava importanti tali pratiche.

“Le nostre convinzioni e i nostri stati d’animo si riflettono nel nostro cervello e con le nuove tecniche di riproduzione possiamo iniziare a vedere proprio questo”, ha detto Myrna Weissman.
“Il cervello è un organo straordinario. Non solo controlla, ma è controllato dai nostri stati d’animo.”

Weissman, che ha lavorato sul nuovo studio, è un professore di psichiatria e di epidemiologia alla Columbia University ed è a capo del dipartimento di Epidemiologia Clinica-Genetica presso il New York State Psychiatric Institute.

Il nuovo studio suggerisce un legame tra lo spessore cervello e la religiosità o la spiritualità, evidenziano Weissman e i suoi colleghi nella rivista JAMA Psychiatry, ma non si può dire che le zone più spesse del cervello stimolano le persone ad essere religiose o spirituali.

In precedenza, i ricercatori erano riusciti a individuare grandi distese di assottigliamento corticale in regioni specifiche del cervello, nei figli adulti di famiglie ad alto rischio di depressione.

La corteccia cerebrale è lo strato più esterno del cervello e alcune aree della corteccia sono importanti centri di attività neurale per processi quali la percezione sensoriale, il linguaggio e l’emozione.

Per il nuovo studio, i ricercatori hanno coinvolto 103 adulti (di età compresa tra 18 e 54 anni) chiedendo loro per due volte quanto fosse importante la religione o la spiritualità, e con quale frequenza avessero partecipato a funzioni religiose nel corso di un periodo di cinque anni.

Oltre ad aver chiesto di spiritualità, ai partecipanti è stata misurato lo spessore della loro corteccia.

Tutti i partecipanti erano figli o nipoti di persone che hanno partecipato a un precedente studio sulla depressione. Alcuni di loro avevano una storia familiare di depressione ed erano quindi considerati ad alto rischio depressivo. Altri senza storia sono serviti come gruppo di confronto.

Dai risultati dello studio è anche emerso che la frequenza regolare –per esempio a frequentare una chiesa – non era assolutamente necessaria. Era invece di estrema importanza il rilievo che si dava alla disciplina o al proprio credo.
“Ora ne stiamo esaminando la stabilità”, ha detto Weissman.

Il suo team sta recuperando più immagini possibili del cervello dei partecipanti per comprendere se le dimensioni della corteccia cerebrale cambia con la loro religiosità o spiritualità.

“Ora è in corso l’opera della replicazione e della validazione dei risultati” ha aggiunto.

Secondo il dr. Dan Blazer, JP Gibbons Professore di Psichiatria presso la Duke University Medical Center a Durham, North Carolina, lo studio è molto interessante, ma ancora in fase sperimentale.

“Penso che questo sia assolutamente un settore da analizzare”, ha detto Blazer, che non era coinvolto nel nuovo studio. “E’ un’area di grande interesse, ma dobbiamo prestare attenzione”.

Per esempio, ci potrebbero essere altre aree del cervello legate alla religione e alla spiritualità. Inoltre, la spiritualità può essere un indicatore di qualcosa d’altro, come lo stato socioeconomico.

Secondo Blazer tutto ciò è interessante, perché i ricercatori stanno attivamente esaminando i legami tra il cervello, la religione e il rischio di depressione.

“Possiamo osservare che gli studi in questo settore stanno aumentando notevolmente”, ha detto.

Weissman infine ha aggiunto che la mente e il corpo sono intimamente connessi.

“Cosa questo significhi a livello terapeutico è difficile da stabilire”, ha aggiunto.

Fonte: JAMA Psychiatry, del 25 Dicembre 2013

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