Nell’Agosto del 1996 alcuni ricercatori della Nasa annunciarono la scoperta di piccole strutture fossilizzate di probabile origine biologica in un meteorite vecchio 4 miliardi di anni trovato in Antartide e proveniente da Marte (un pezzo di roccia simile per forma e dimensioni a una patata, noto come Allan Hills 84001).
Lo studio di tale meteorite da parte di altri esperti, pur evidenziando la presenza di sostanze chimiche organiche che possono essere associate a processi vitali, non hanno però dato una risposta conclusiva alla domanda più importante: le forme osservate nel meteorite sono o non sono batteri fossilizzati?
Ora lo stesso gruppo di ricercatori, tra cui il geologo David S. McKay del Johnson Space Center (JSC di Houston), ha presentato alla “Lunar and Planetary Science Conference” (Houston 18.3.99) due nuove recenti scoperte: si tratta ancora di due meteoriti di origine Marziana che conterrebbero impronte di microfossili molto simili ai batteri terrestri (una somiglianza molto maggiore di quella riscontrabile nel meteorite Allan Hills 84001). Uno di questi meteoriti ‘marziani’ ha un miliardo e 300 milioni di anni ed è stato rinvenuto a Nakhla (Egitto), il secondo è molto più ‘giovane’ (solo 165 milioni di anni) ed è caduto vicino Shergotty (India) nel 1865.
McKay, nella sua presentazione, ha anche esibito una comparazione fotografica tra le strutture osservate nel meteorite di Nakhla e i microfossili di batteri in simili formazioni terrestri.
A suo giudizio, le forme osservate nel meteorite marziano assomigliano fortemente ai batteri terrestri in fase riproduttiva. Tuttavia McKay ha prudentemente dichiarato: “È del tutto evidente che abbiamo trovato forme strettamente somiglianti ai fossili terrestri, ma non abbiamo provato che siano in effetti batteri né siamo sicuri al 100% che vengano da Marte: dobbiamo ancora rispondere a queste due domande”.
In effetti, la possibilità che la vita possa essersi sviluppata su Marte, specialmente nel remoto passato, quando il pianeta rosso era più caldo e vaste distese d’acqua esistevano in superficie (come provato dalle due sonde Viking sul finire degli anni ’70) è considerata abbastanza plausibile martedagli esperti, tanto che nel prossimo decennio sono previste spedizioni di sonde automatiche capaci non solo di analizzare in loco ma anche di riportare sulla Terra alcuni campioni della superficie di Marte.
Attualmente Mars Global Surveyor (in orbita intorno a Marte dal Settembre 1997), nel suo paziente lavoro di ricognizione e ‘mappatura’ dell’intera superficie di Marte, sta anche cercando dei siti adatti all’atterraggio dei futuri ‘Lander’, il primo dei quali, il Mars Polar Lander, è stato già lanciato all’inizio dell’anno. Il compito di questa sonda è di trovare acqua almeno nelle vicinanze dei poli marziani.
Ovviamente la presenza di acqua (anche in tracce) sulla superficie di Marte aumenterebbe la probabilità che forme di vita elementari, eventualmente sviluppatesi nel passato prima dell’ ancora inspiegato e catastrofico cambiamento climatico, possano essere sopravvissute.
Invero, se si provasse che nelle meteoriti marziane ci sono effettivamente forme fossili di vita, dato che esse coprono un arco di 4 miliardi di anni, dal lontanissimo passato della Allan Hills 84001 al recente del meteorite di Shergotty (si ritiene che 165 milioni di anni fa il clima di Marte fosse già molto simile a quello attuale) potremmo effettivamente sperare di trovare ancora forme viventi nelle future spedizioni; citando McKay: “Se le nostre scoperte saranno confermate, noi avremo mostrato che la vita è stata su Marte per gran parte della sua storia e probabilmente vi è a tuttora: niente è accaduto negli ultimi 165 milioni di anni che abbia potuto distruggere tutta la vita su Marte.
Questo è il motivo per cui l’analisi del meteorite di Shergotty è così importante. Se le forme che vediamo in esso sono effettivamente segni di vita, allora potrei scommettere che troveremo vita quando andremo su (Marte)”