STEVEN REINBERG, HealthDay Reporter – HealthDay News/Washington Post
Fonti: Lea Steele, professore associato presso la Kansas State University di Manhattan e direttore scientifico del Comitato consultivo per la ricerca sulla Sindrome della guerra del Golfo; James Binns, Presidente del Comitato consultivo per la ricerca sulla Sindrome della guerra del Golfo del Dipartimento degli affari dei veterani degli Stati Uniti
La Sindrome della guerra del Golfo, definita spesso superficialmente come disordine psicosomatico, è una vera malattia di cui soffre circa il 25% dei 700.000 veterani statunitensi che hanno combattuto la guerra del Golfo nel 1991.
La causa sarebbe il contatto con particolari sostanze chimiche tra cui i pesticidi usati in grandi quantità durante la guerra e un farmaco somministrato ai soldati per proteggerli dal gas nervino. Non esisterebbero però cure efficaci contro questa sindrome.
Queste le principali conclusioni contenute nel rapporto della commissione composta da una serie di esperti. Lea Steele, direttore scientifico del Comitato consultivo per la ricerca sulla Sindrome della guerra del Golfo e autrice del rapporto, spiega che la sindrome del Golfo non può essere considerata semplicemente la conseguenza di una serie di fattori psicologici. Si tratta di qualcosa di molto più serio e le ferite con cui vivono questi soldati, non sono meno importanti di quelle delle persone che furono colpite dalle pallottole o dalle bombe.
La Sindrome della guerra del Golfo viene solitamente descritta come un insieme di sintomi che includono problemi di memoria e concentrazione, cefalea cronica, forti dolori e senso di affaticamento. Altri sintomi possono essere problemi di digestione, problemi di respirazione ed eruzioni cutanee.
Il numero di soldati morti per sclerosi laterale amiotrofica e cancro al cervello è il doppio rispetto a quello degli altri veterani della guerra del Golfo.
La commissione, analizzando più di 100 casi di veterani, ha posto l’accento su un’ampia serie di possibili cause ambientali che potrebbero essere alla base della sindrome. Tra queste l’esposizione alle munizioni di uranio impoverito, vaccini, agenti nervini.
Esaminando tutte le prove, spiega Lea Steele, sono due le sostanze che emergono come causa principale della sindrome. Una di queste sarebbe la piridostigmina bromuro, un farmaco utilizzato per la protezione contro agenti nervini. I soldati che hanno assunto questo farmaco, infatti, presentano una concentrazione maggiore di sintomi.
Attualmente l’uso della piridostigmina bromuro è molto limitato rispetto a quello impiegato durante la guerra del Golfo. Questa sostanza viene utilizzata ancora oggi contro un tipo di agente nervino, ma in quantità notevolmente ridotte.
Ci sono altre cause, secondo Lea Steele, che non possono essere scartate: esposizione ad agenti nervini, al fumo derivato dagli incendi nei campi petroliferi e i vaccini somministrati ai soldati, mentre sarebbero state escluse dalla commissione cause come l’uranio impoverito e il vaccino contro l’antrace.
Secondo la Seele, il problema della sindrome della guerra del Golfo sarebbe stato sottovalutato. Quando i veterani della guerra del Golfo si recavano presso gli ospedali dell’Amministrazione, spesso i loro sintomi non venivano nemmeno presi sul serio. Le strutture non avevano la minima conoscenza di tali problemi e di conseguenza non erano in grado di aiutare i soldati. Spesso addirittura li trattavano come se simulassero i sintomi.
James Binns, Presidente del Comitato consultivo per la ricerca sulla Sindrome della guerra del Golfo del Dipartimento degli affari dei veterani degli Stati Uniti, veterano del Vietnam ed ex ufficiale del Pentagono, spiega che non esistono attualmente cure efficaci contro questa sindrome. È ormai evidente che si tratta di un problema reale che necessita di essere affrontato con urgenza, come dimostra l’abbondanza di prove disponibili.
Traduzione a cura di: Daniela Rita Mazzella