Squarciati i veli del passato. L’Archeologia Psichica

I pionieri della ricerca psichica applicata all’archeologia – Le ricerche del gruppo Mobius e di Umberto di Grazia, sensitivo di fama internazionale – I segreti della Rocca di Sassocorvaro.

di Fabio Filippetti

archeologia psichicaPiù propriamente, per archeologia psichica dobbiamo intendere un’esperienza condotta nell’ambito o in relazione a certi luoghi, generalmente con significato storico od archeologico. Oggi molti sensitivi si specializzano esclusivamente in questo genere di esperimenti, ricavandone spesso risultati stupefacenti.

La storia dell’archeologia psichica è cosparsa di ritrovamenti e di personaggi interessanti, che coraggiosamente hanno affrontato questo difficile campo di ricerca. Stefan Ossowiecki, lo “stregone polacco” dotato anche di impressionanti facoltà telecinetiche, condusse esperimenti psichici con il Dipartimento di Preistoria dell’Università di Varsavia e riuscì ad evocare scene in cui l’uomo di Neanderthal abitava l’Europa; Edgar Cayce, detto “il profeta dormiente” per la particolarità delle sue trance, fu in grado di predire molte scoperte archeologiche, decenni prima che avvenissero; Aron Abrahamson collaborò con il dott. Jeffrey Goodman ed insieme scoprirono i resti di una antica civiltà sepolta nel deserto, fra lo stupore dell’ortodossia accademica. Insomma i sensitivi, con fatti e non con parole, hanno dimostrato di poter “scrivere la storia”: l’archeologia psichica, probabilmente, è la chiave che ci porterà a conoscere meglio il cammino dell’umanità.

Nel marzo 1973, alla riunione annuale degli archeologi canadesi il prof. J. Normann Emerson fece sussultare gli studiosi tradizionalisti e chiusi ad ogni novità con queste dichiarazioni: “Ho la certezza di aver ricevuto notizie su manufatti archeologici e su zone archeologiche da una fonte paranormale, da un sensitivo che mi riferisce questi dati senza dare prova di un suo uso cosciente della ragione… Per mezzo dell’intuito e del parapsicologo tutta una nuova visione dell’uomo e del suo passato è alla nostra portata. Come archeologo e come antropologo esperto in questi campi, dico che secondo me merita cogliere l’occasione d’indagare e di studiare i dati che ci vengono forniti in questo modo. A ciò dovremmo dare precedenza assoluta su tutto il resto”.

Il suo appello, in qualche modo, fu ascoltato e nel 1977 venne fondato, da Stephan Schwartz, il Mobius Group, un’organizzazione americana che ha portato un contributo notevole per le applicazioni pratiche dei poteri mentali. Formato da molti scienziati di diverse discipline, il Gruppo associa i metodi di ricerca ortodossi e tradizionali con le intuizioni paranormali dei sensitivi che ad esso collaborano. Queste ed altre notizie ci ha gentilmente fornito Umberto Di Grazia, sensitivo apprezzatissimo in campo internazionale e studioso serio e preparato della fenomenologia paranormale, che lo coinvolge direttamente.

“Il gruppo Mobius – spiega – mi ha sottoposto ad esperimenti di vario tipo, come ad esempio la ricerca di persone scomparse, ma, da quanto ne posso sapere, altre applicazioni oltre l’archeologia intuitiva sono passate in secondo ordine. Tutto questo ha una sua logica che non posso esporre, anche se ne posso intuire i motivi. Attualmente uno dei fondatori, Brando Crespi, si è staccato dall’organizzazione Mobius ed ha fondato con me una nuova struttura, il “The Future Research Group”, che si prefigge di studiare le reali applicazioni pratiche e sociali dei cosiddetti poteri paranormali”.

sassocorvaro3aOriginario di Viterbo ma romano di adozione, Umberto Di Grazia, quarantenne cordiale e dinamico, da più di vent’anni si dedica allo studio dei fenomeni paranormali, soprattutto di quelli di cui è protagonista. Ha conosciuto ricercatori nel settore in campo mondiale ed è stato studiato, oltre che dal Gruppo Mobius, dal dott. Elmar Gruber, dell’Università di Friburgo, personalità molto conosciuta in ambito parapsicologico. La sua fenomenologia è stata valutata e studiata in tutti i suoi aspetti: nella precognizione ha avuto, in quattro anni, diciotto riscontri precisi con la realtà (l’incidente aereo di Tenerife, l’attentato al Presidente Reagan, il guasto alla navicella spaziale USA, i terremoti delle Filippine, del Friuli ecc.); ha ottenuto anche brillanti risultati come pranoterapeuta, ma il campo che più l’appassiona è l’archeologia intuitiva, che lo ha portato a molte scoperte importanti. Ha scritto diversi articoli per riviste specializzate e due libri sulle sue esperienze; ha partecipato a dibattiti e conferenze ed ha realizzato programmi televisivi.

Attualmente collabora con il “Mobius” per gli esperimenti di archeologia psichica e le precognizioni a breve scadenza; con il Centro di George Pardes per applicazione industriale delle facoltà paranormali (idee per brevetti) e rappresenta per l’Europa i “The Future Research Group” di Los Angeles. “È ormai accertato – afferma il sensitivo romano – e le mie esperienze lo dimostrano ampiamente, che la mente umana può avere delle informazioni che sfuggono ad ogni indagine logica.

Camminare su di un terreno ed intuire la presenza di un’arcaica processione di uomini calvi ha avuto come conseguenza la scoperta del Tempio di Trò Spadì a Capranica, nel Viterbese (1); intravedere una nave a vela dell’antica Roma mi ha spinto a localizzare un antico insediamento, ancora da divulgare, con un probabile porto nella tenuta di Capocotta a Torvaianica, Roma); essere sollecitato a scalare un monte che sovrasta il paese di Roccasinibalda (Rieti), dove, a detta di tutti, non poteva esserci nulla d’interessante, mi ha fatto trovare un antico insediamento con resti di mura, colonne, manufatti di vario tipo. Questo per citare solo alcuni risultati di 24 anni di ricerche continue effettuate sacrificando ogni interesse personale.

Capisco che per molti tutto questo può sembrare strano e addirittura folle quando le scoperte archeologiche sono state anticipate guardando una semplice carta geografica. Ma, succede anche questo. Lo dimostrano gli esperimenti del giugno/luglio ’83 all’isola di Ustica e quelli effettuati con Elmar Gruber, quando era assistente di Bender all’Università di Friburgo, nelle foreste del Mindanao (Filippine).

Nel primo caso, prima di effettuare le ricerche sul terreno, ho segnato quello che, secondo il mio intuito, avrei potuto scoprire. Il tutto è stato registrato presso il notaio Franco Codemi di Roma e la ricerca, seguita da vari specialisti come il ricercatore Pippo Cappellano, l’archeologo Roberto Manodori ed il geologo Paolo Colantoni, ha avuto esito positivo al 100% sugli obiettivi segnati. Per le Filippine il discorso richiederebbe uno spazio particolare: seguendo la stessa metodologia della mappa prima e dell’esplorazione dopo, ho localizzato un forte spagnolo immerso nell’humus e nella fitta vegetazione (pubblicato da Esotera nel luglio ’84). Posso, con molti elementi a mio favore, sostenere che le applicazioni pratiche dei poteri paranormali sono ormai una realtà, uno strumento in più da usare. Una nuova era è nata e non possiamo, come ha detto giustamente il prof. Emerson, perdere questa occasione”.

I risultati ottenuti da Umberto Di Grazia, in molte occasioni, andavano oltre qualsiasi percentuale avuta fino ad allora: la sua mente si collegava direttamente con informazioni che superavano gli ostacoli spazio – temporali. Questo avveniva attraverso sogni, visioni, ricerche su cartine e sui posti in questione. “La percezione extrasensoriale – afferma il Di Grazia – può avere molteplici applicazioni, sempre che si tenga presente che il sensitivo non è una cavia da laboratorio ed ha bisogno di un suo rituale di carica, che io chiamo ‘motivazione profonda’, per dare risultati. Dopo decine di esperimenti riusciti alla perfezione, nessuno può sostenere che questa metodologia non ha il carattere di ripetibilità e sta trovando riscontro presso altri sensitivi che seguo da circa un anno. Personalmente sostengo che tutti possono sviluppare, naturalmente a livelli diversi, delle proprie potenzialità paranormali ed uscire una volta tanto, dal gruppo stretto ed intollerante verso le conquiste degli altri. Tutto possiamo fare meno che umiliare la nostra mente, che da tempo cerca una sua più giusta, olistica e cosmica, collocazione”.

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Planimetria della Rocca di Sassocorvaro in rapporto alla figura di una tartaruga, simbolo di forza ed immortalità. A destra il disegno automatico di GREN in cui è chiaramente raffigurata la rocca.

Nel Montefeltro, terra di miti e di leggende, esiste una stupenda concezione architettonica, esempio splendido di arte fortilizia, da un po di tempo al centro degli interessi degli appassionati del mistero: la Rocca di Sassocorvaro. Statuaria ed elegante, questa costruzione, pur essendo apprezzatissima e sempre nominata nei trattati di Storia dell’Architettura, non ha una storia definita. Per ricercare documentazioni che colmino le lacune storiche ed archivistiche, alcuni studiosi di storia locale, delusi dai mezzi di ricerca tradizionali, hanno deciso di utilizzare l’archeologia psichica.

Questa coraggiosa iniziativa non è nata casualmente, ma è stata vivacemente stimolata dagli strani sogni di uno di questi studiosi, che d’ora in poi verrà indicato con il nome di GREN. Ritornato alla sua città nativa, appunto Sassocorvaro, dopo anni di assenza per motivi di lavoro, GREN visse alcune esperienze oniriche che lo conducevano insistentemente nei locali della Rocca.

Questi sogni avevano una sequenza temporale ben precisa e lo portavano a percorrere un interessante cunicolo sotterraneo che si trovava al di sotto della pavimentazione. GREN, grazie ai sogni che rincominciavano dove la notte precedente terminavano, lo percorse interamente, osservandone tutti i particolari. Convinto della reale esistenza di questa strada sotterranea, citata anche in alcune leggende, GREN invitò sul posto alcuni sensitivi, pregandoli di. descrivere le loro sensazioni,’ in modo tale da non interferire con le loro percezioni. Ebbene tutti i ricercatori psichici,. sul posto, fornirono indizi ed indicazioni che corrispondevano in pieno al percorso onirico di GREN. Importanti particolari, inoltre, coincidevano fra gli stessi sensitivi, tanto che, analizzando i responsi comuni, si riuscì a costruire un “ideale percorso sotterraneo”.

Anche un paio di persone del posto, praticamente digiune di parapsicologia e non a conoscenza delle ricerche in corso, raccontarono a GREN i loro sogni, che si integravano a perfezione nel mosaico composto. La ricerca si allargava: strani fenomeni magnetici venivano rilevati nei sotterranei visitabili e conturbanti apparizioni si presentavano. Fra tutte, particolarmente ricorrenti nei sogni e nelle esperienze ESP condotte nel luogo, le figure di un uomo e di una dama bionda. Studiate le caratteristiche dei due, sembra che possano corrispondere a personaggi storici realmente esistiti.

Le ultime informazioni sulla Rocca provengono dall’indagine condotta sul posto dal Centro ESP di Roma e da Umberto Di Grazia, che ha “veduto” il cunicolo e le sue diramazioni, collocandone un’uscita a livello di una cripta annessa ad una chiesa antica, oggi non più visibile, essendo sul posto costruito un garage. Controllate sul posto le percezioni, che il sensitivo aveva già avvertito servendosi di alcune immagini della zona, le misure corrispondevano effettivamente ad un garage, costruito sui basamenti dell’antica chiesa di S. Francesco. Queste ed altre corrispondenze (morfologia del terreno, rilievi superficiali, collegamenti vicini), considerate del massimo interesse, sono tuttora al vaglio degli esperti. C’è da sperare che le risultanze siano controllabili scientificamente e, in un prossimo futuro, verificabili.

Questa Rocca, dove “ci si sente”, che sembra vivere di flussi sotterranei che la rendono così misteriosa, merita una giusta rivalutazione, che i sensitivi possono aver stimolato con le loro ricerche. Da non tralasciare, poi, il lato esoterico. Alcuni esperti di simbolismo, infatti, vi hanno riscontrato simbologie iniziatiche più o meno celate. La stessa forma zoomorfa, a tartaruga, della costruzione, sembra suggerire, oltre l’idea di robustezza, l’espressione simbolica di immortalità. a testuggine è un simbolo orientale dell’Universo, rappresentando il dorso, a forma di cupola, il cielo ed il ventre la terra.

Guardando la piantina del fortilizio meno superficialmente, poi, affermano taluni che ne hanno studiato le strutture più esterne, tre cerchi si compenetrano intersecandosi e formando un tutt’uno: potrebbero rappresentare la fusione della triade corpo – spirito – anima, i Tre principi della vita. Tracciando quindi opportunamente le linee tra i punti esterni, è ottenibile l’esagramma di Salomone, sigillo magico per eccellenza. Nei sotterranei esiste anche una porta chiusa da una roccia, sul cui significato si interrogano ancora molti studiosi, che se aperta immetterebbe nei locali posti sotto il cortile interno, composto in superficie da un mosaico di pietre raffiguranti ruote e stelle. Gli interrogativi rimangono e si resta nel campo delle ipotesi e delle speculazioni, in attesa di nuovi elementi che ne avvalorino la loro consistenza.

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“Identikit” del volto della “dama bianca” realizzato dalla pittrice Olimpia Mazzei.

Il Teatro settecentesco della Rocca di Sassocorvaro da tre anni ospita un Convegno di parapsicologia e misterosofia, organizzato dal Gruppo Telesma.

Nell’edizione del 1984 è intervenuto, come relatore, proprio Umberto Di Grazia, che nei giorni della riunione ha condotto alcune ricerche di archeologia intuitiva, che ho avuto modo di seguire personalmente in ogni fase. Il sensitivo, servendosi di una piantina topografica della zona (per lui è senz’altro una costrizione, essendo abituato all’archeologia dinamica, quella che si pratica all’aria aperta, cioè la psicometria d’ambiente) ha evidenziato alcuni punti che lo richiamavano maggiormente e ne ha descritto i caratteri morfologici e le. testimonianze archeologiche che percepiva mentalmente.

Come primo bersaglio è stata indicata una località non distante da Sassocorvaro, Ca’ Bertino, dove il sensitivo romano localizzava la presenza di antichi ruderi medioevali, costituiti da un basamento di mattoni cotti alto circa mezzo metro, appartenuto ad un antico caposaldo militare.

Sul posto la ricerca non è stata agevole, essendoci da affrontare un’aspra salita e da addentrarsi in un boschetto fitto e quasi impenetrabile, ma la fatica è stata ricompensata dal brillante risultato, che ha portato al ritrovamento, nella zona segnata,. proprio di quella antica struttura prevista così accuratamente (e disegnata) dal Di Grazia. Anche altri quattro bersagli sono stati verificati e tutti con esito positivo. È evidente che l’apporto che i sensitivi possono dare alla ricerca archeologica è determinante e da considerare attentamente: la scienza ufficiale non può più chiudere gli occhi e restare rinchiusa in un gretto dogmatismo. Acquisita una certa proprietà d’azione ed un allenamento in tal senso, è possibile, servendosi di una piantina e poi recandosi sul posto, individuare, tramite la sfera psichica fonti archeologiche prima sconosciute. Insomma, vale la pena di tentare.

“Il rischio di fallire e di restare delusi – scrisse il Prof. Martin – è grande. Tuttavia penso che la possibilità di felici sorprese sia tutt’altro che da scartare”.

Invece Jeffrey Goodman, che del resto è considerato uno dei “padri” dell’archeologia psichica, che utilizzò fra l’altro per le scoperte di primitivi insediamenti umani in Arizona, colpito dalla eccezionalità dei risultati conseguiti e dalla testarda incredulità della scienza ufficiale, soleva ripetere nelle sue conferenze: “Se non credete alle possibilità dell’archeologia psichica o se mantenete qualche dubbio, io vi sfido ad incontrarvi con me sul campo. Lasciate pure a casa il pugno di ferro: in questo duello non serve. Invece portate una pala. Non si tratta di un campo di battaglia, ma di un campo di scoperta. Insomma.. zappa e non parole). (2) Del resto questo genere di sperimentazione, è bene sottolinearlo ancora, è uno degli esempi più lampanti dell’uso pratico delle facoltà paranormali ed una dimostrazione dei vantaggi che i sensitivi possono offrire alla società ed alla scienza, che è progredita spesso proprio grazie agli scienziati che hanno studiato i fenomeni di cui l’ortodossia negava l’esistenza.

C’è, infine, da augurarsi che anche in Italia questo tipo di ricerche sia affidato a gruppi di studio specializzati, perché, come afferma Gabriele Petronilli in un suo recente articolo (3): “…al di sopra di ogni possibile teorizzazione scientifica o soprannaturale, rimane l’oggettività e l’eccezionalità dei ritrovamenti in chiave “medianica”.

Sembra proprio che le antiche vestigia, sollecitate da una sorta di nemesi storica, possano esprimersi e parlare agli uomini contemporanei onde riportarle alla luce, quasi vitali dimostrazioni del fervore culturale e della sapienza delle generazioni che furono”.

Fabio Filippetti

NOTE: (1) Per i ritrovamenti, in località Capranica (VT) si rimanda a “Il giornale dei misteri” n. 64 (del Luglio’78) dove compare l’articolo di Pino Tesio: Umberto Di Grazia: le vie dell’ultrasensoriale – (2) Stephan Schwartz: “Le Segrete volte del tempo”, Sperling & Kupfer ed. (3) Gabriele Petromilli: “La fragilità dalla scienza (a proposito di archeologia psichica) in “la Torre di Babele”- rassegna dell’insolito del 7-10-84.

Articolo pubblicato su “Il Giornale dei Misteri” N.° 165 Maggio 1985


Video a cura di Alberto Lori


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