Suonare insieme stabilisce una connessione tra i cervelli

dallo SchwartzReport del 29 novembre 2012

Traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Marisa Menna

cervelliQuesta scoperta scientifica è nota empiricamente da migliaia di anni ed è la ragione, credo, del perché quasi tutte le cerimonie religiose hanno un elemento musicale.
Stephan A. Schwartz

Fonte: Science Daily

Chiunque abbia mai suonato in un’orchestra avrà familiarità con il fenomeno: l’impulso delle proprie azioni non sembra venire dalla singola mente, ma sembra piuttosto essere controllato dall’attività di coordinazione del gruppo e di connessione tra tutti i partecipanti. In effetti, le relazioni intercerebrali emergono quando si suona contemporaneamente – questo è stato dimostrato dagli scienziati del Max Planck Institute for Human Development di Berlino.

Gli scienziati hanno usato degli elettrodi per tracciare le onde cerebrali di chitarristi che suonano in coppia. Hanno anche osservato differenze sostanziali nell’attività cerebrale dei musicisti, a seconda che i musicisti precedessero o seguissero il loro compagno.

connessioneQuando i chitarristi eseguono un duetto, l’attività delle loro onde cerebrali si sincronizza. Gli scienziati che lavorano con Ulman Lindenberger presso il Max Planck Institute for Human Development di Berlino lo avevano già scoperto nel 2009. Ora hanno fatto un passo avanti, esaminando l’attività cerebrale di varie coppie di chitarristi che svolgono un brano musicale con due parti diverse. Il loro obiettivo era quello di scoprire se la sincronizzazione delle onde cerebrali si verificava anche quando i due chitarristi non suonavano esattamente le stesse note. Se così fosse, questo non sarebbe coerente con l’ipotesi che le somiglianze nell’attività cerebrale tra i due chitarristi sono del tutto causate dal percepire gli stessi stimoli o eseguire gli stessi movimenti. Invece, questo suggerisce qualcosa di più spettacolare: che i due cervelli si sincronizzano per sostenere la coordinazione dell’azione interpersonale.

Per verificare questa ipotesi, gli psicologi hanno assegnato a 32 chitarristi esperti di 16 duetti di coppia e hanno attaccato 64 elettrodi alla testa di ciascun musicista. Ciò ha permesso agli scienziati di registrare l’attività delle onde cerebrali su più regioni di tutta l’intera testa. Poi, è stato chiesto ai musicisti di eseguire una sequenza rondò dalla Sonata in sol maggiore di Christian Gottlieb Scheidler per un totale di 60 volte.
È importante sottolineare che ai due partner del duetto sono stati dati compiti leggermente diversi: hanno dovuto suonare a due voci, e a uno dei due è stato assegnato un ruolo di primo piano, avendo cura che iniziassero nello stesso momento e mantenessero lo stesso tempo.

La differenza tra leader e follower si rifletteva nell’attività elettrica catturata dagli elettrodi: “Nel musicista che prendeva l’iniziativa, la sincronizzazione delle onde cerebrali misurate in un singolo elettrodo era più forte, ed era già presente prima che il duetto iniziasse a suonare”, dice Johanna Sänger, il primo autore dello studio. In particolare questo era vero per le onde delta, che si trovano nel campo di frequenza sotto i quattro Hertz. “Questo potrebbe essere un riflesso della decisione del leader di iniziare a suonare,” pensò Sänger.

Gli scienziati hanno anche analizzato la coerenza tra i segnali dei diversi elettrodi collegati alle teste dei musicisti. Il risultato fu notevole: quando i musicisti dovevano coordinarsi attivamente per suonare, soprattutto all’inizio di una sequenza, i segnali da elettrodi frontali e centrali erano chiaramente associati – non solo all’interno della testa di un musicista, ma anche tra le teste dei due partner.

“Quando le persone coordinano le azioni con altri, si formano piccole reti all’interno del cervello e, sorprendentemente, tra i cervelli si formano, in particolare quando le attività devono essere perfettamente sincronizzate nel tempo, ad esempio al momento dell’esecuzione congiunta all’inizio di un pezzo”, dice Johanna Sänger.

I dati attuali indicano che in tal modo le relazioni intercerebrali collegano aree di entrambi i cervelli che erano precedentemente state associate per interesse sociale e produzione musicale. E alcune reti intercerebrali prevedono che tali variazioni non avvengano soltanto durante l’esecuzione musicale.

“Partiamo dal presupposto che le onde cerebrali di diverse persone si sincronizzino quando le persone tra loro coordinano le loro azioni in altri modi, come ad esempio durante l’attività sportiva, o quando comunicano tra di loro,” dice Sanger.


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