Da uno scavo di Londra in un sito romano del II secolo dopo Cristo è venuto alla luce un barattolino con una crema cosmetica.
Questo prezioso reperto storico attesta che le matrone della Roma imperiale usavano preparati di bellezza come questa crema che è una sofisticata miscela di ingredienti e che potrebbe rivaleggiare con quelle che escono dai laboratori tecnologici di oggi. “E’ una formula piuttosto complicata – spiega Richard Evershed, analista chimico dell’università di Bristol – forse chi l’ha preparata non capiva a fondo i legami chimici, ma di sicuro sapeva come combinare le sostanze”.
Il barattolo che conteneva la crema è di metallo e misura circa sei centimetri per cinque, proprio come le nostre confezioni, ed è l’unico di questo tipo arrivato dall’antica Roma fino a noi in condizioni così buone. La confezione è conservata bene perché si trovava in un fosso pieno d’acqua, coperta da assi di legno e spessi strati di fango.
Gli scienziati, che hanno analizzato il composto e comunicato la loro scoperta attraverso il giornale “Nature”, ritengono che la crema bianchiccia fosse usata dalle signore dell’aristocrazia romana come fondotinta, perché al tempo la carnagione molto chiara era considerata più bella. La crema è composta per il 40 per cento da grassi animali, probabilmente di pecora o mucca, per il 40 per cento da amido e per il resto da ossido di stagno.
Il grasso serve come base per il composto, mentre l’ossido di stagno lo rende bianco opaco. “Per quanto ne so – aggiunge il chimico inglese – l’ossido di stagno è innocuo e non crea problemi dermatologici”. Francis Grew del Museo di Londra afferma che sia il contenitore che il contenuto sono di altissima qualità. La crema trovata a Londra svela che anche nella lontana colonia c’erano forse dei laboratori specializzati e da un’immagine del modo sofisticato con il quale i nostri predecessori usavano le materie prime, modalità al quanto simile alle tecnologie moderne.