Il reperto, rinvenuto nelle acque del Mediterraneo, ha una scritta «Per Cristo il mago» e risalirebbe a prima del 50 d.C.
MADRID (SPAGNA) – Le acque del Mediterraneo hanno restituito un antico vaso proveniente dall’Asia Minore e datato I secolo a.C.. Il reperto reca un’iscrizione in greco: “Dia Christou o goistais”.

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Franck Goddio (dal sito Franckgoddio.org)

profLa scritta risalirebbe a prima del 50 d.C. e secondo gli studiosi potrebbe essere tradotta: “Per Cristo il mago”. L’affascinante ipotesi dell’archeologo francese Franck Goddio è che si tratti del più antico riferimento a Gesù mai ritrovato. «Cristo era considerato il più grande esponente della magia bianca» ha detto Goddio al quotidiano spagnolo «El Mundo».

DATAZIONE – E il quotidiano spagnolo ricorda come la prima lettera di San Paolo nella quale l’apostolo fa riferimento al suo maestro sia datata 51 d.C. Dunque, se i calcoli degli egittologi sono corretti, i riferimenti scritti a Cristo andrebbero spostati indietro di almeno un anno. Il vaso da mercoledì si trova nella Capitale spagnola, dove sarà esposto fino al 26 novembre nella mostra “Tesori sommersi d’Egitto” allestita al Matadero Legazpi.

Per il trasporto del reperto, che ha viaggiato assieme a un team di egittologi e a membri del governo del Cairo, al quale il vaso appartiene, sono state allestite imponenti misure di sicurezza. Da molti anni Goddio, nato a Casablanca nel 1947 e presidente dell’Istituto europeo di archeologia sottomarina, scandaglia i fondali del tratto di costa davanti ad Alessandria d’Egitto e nella baia di Abukir, vicino al delta del Nilo.

La sua teoria è che le antiche città di questa regione dell’Egitto, su tutte Alessandria, fondata da Alessandro Magno tra il 332 e il 331 a.C., siano sprofondate in mare a causa del peso dei sontuosi templi e palazzi costruiti su un terreno fangoso. Un’altra teoria parla di un terremoto. Ma se l’incertezza sulle cause rimane, le esplorazioni sottomarine condotte da Goddio in quasi due decenni di lavoro hanno portato a scoperte straordinarie.
I primi ritrovamenti risalgono al 1996, ma fu nel 2000 che l’archeologo annunciò al mondo che meno di 10 metri sotto la superficie del mare c’era una grande città, e che secondo lui i templi e i monumenti localizzati dai sensori elettronici erano appartenuti ad Alessandria.

RITROVAMENTI – Da allora i ritrovamenti di reperti non si sono mai interrotti: sono state riportate a terra statue di Iside e sfingi di granito, fino a questo vaso e a quelle parole su Cristo, definito il mago. Un’ipotesi è che il vaso fosse utilizzato in riti divinatori: ci si versava dell’olio, e le “curve” disegnate dal liquido venivano interpretate da un aruspice.

Nell’iscrizione, Cristo potrebbe essere il nome del celebrante, oppure potrebbe indicare il Messia invocato dal mago per legittimare i suoi poteri soprannaturali. «Il porto di Alessandria era collegato alla Palestina – dice infatti Goddio – ed è molto probabile che in Egitto si sapesse dell’esistenza di Cristo e dei miracoli che gli erano attribuiti».

L’altra ipotesi è che quel vaso fosse un dono destinato a un uomo di nome Christos, magari membro di un’associazione chiamata ogoistais, in riferimento a una divinità chiamata Ogo. Certo, è decisamente meno evocativa.

Mario Porqueddu

18 settembre 2008

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