dallo SchwartzReport dell’1 settembre 2011

Traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Erica Dellago

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Redazione IRC

Una buona notizia sull’energia alternativa. In un modo o nell’altro la Transizione Verde sta avanzando.
Stephan A. Schwartz

COLIN WOODARD – The Christian Science Monitor, 16 Maggio 2011

turbinaMareaEASTPORT, Maine – Eastport è abituata a stare ai confini delle cose – la città più orientale degli Stati Uniti, un remoto avamposto della contea più povera del Maine, e una delle comunità più occidentali della Baia di Fundy, dimora delle più drammatiche oscillazioni di marea del mondo.

Ma negli ultimi anni, questa comunità di 1.600 abitanti si è trovata al centro di un’impresa industriale che la gente pensava fosse stata abbandonata per sempre: sfruttare le maree per produrre elettricità.

Tra le fabbriche di sardine abbandonate e le vetrine perlopiù vuote di Eastport, gli ingegneri hanno testato una nuova generazione di turbine di marea che potrebbero alimentare le abitazioni e le aziende del territorio senza effetti dannosi per l’ambiente, la pesca, o la splendida vista delle isole boscose del vicino Canada.

“E’ la Kitty Hawk dell’energia delle maree”, afferma Chris Sauer, presidente della Ocean Renewable Power Company (ORPC), con quartier generale nel Maine, che per quattro anni ha testato le sue turbine nelle acque circostanti. “Potete andare ovunque nel mondo e la gente conosce Eastport”.

La potenza delle maree è sempre stata estremamente distruttiva per l’ambiente marino, in quanto implicava l’arginare un corso d’acqua e il costringere le correnti – e la vita marina – attraverso condotti che alloggiavano le turbine.
Sotto il Presidente Franklin Roosevelt – che era solito trascorrere l’estate in zona -, è iniziata la costruzione basata su un imponente progetto sulle maree che avrebbe arginato le baie locali, probabilmente condannando la pesca delle sardine e capesante che dava lavoro alla gente locale. Il Congresso bocciò il progetto per motivi fiscali, ma dopo la costruzione di una sopraelevata di collegamento tra Eastport – in precedenza comunità isolana – e la terraferma.

Le nuove tecnologie delle maree sono alimentate da turbine eoliche e non richiedono alcuna diga. I dispositivi sono installati sul fondale del mare, dove lentamente girano nella corrente, nascosti alla vista e sotto le carene delle imbarcazioni di passaggio. Test in corso presso l’Università del Maine indicano che non ci sono effetti sulla vita marina, che sembra evitare i dispositivi.

“Le maree sono affidabili tanto quanto qualsiasi altra cosa in natura, è possibile prevedere con anni di anticipo quanta energia si avrà in un certo momento – e questo è un grande vantaggio”, dice Paul Jacobson dell’Electric Power Research Institute, che ha divulgato lo studio 2006 sui siti di energia delle maree del Nord America, facendo balzare l’interesse per l’area della baia di Fundy. “Penso che il 2011 e il 2012 saranno anni emozionanti, perché avremo implementazioni significative da parte di un paio di aziende statunitensi”.

Fino a poco tempo fa, le aziende americane di energia delle maree correvano dietro le loro rivali straniere, meglio supportate dai propri governi. Mentre l’ORPC stava testando una piccola turbina da 60 kilowatt fuori Eastport lo scorso autunno, la OpenHydro di Dublino stava implementando un dispositivo di due piani di altezza da un megawatt presso un sito di prova sostenuto dal governo fuori Parrsboro, Nuova Scozia, in testa alla Baia di Fundy, dove le maree raggiungono i 50 piedi. Ma il dispositivo di 30 piedi – che assomigliava alla parte anteriore di un ventilatore di un motore a reazione – non poteva competere con le potenti correnti del luogo, che hanno strappato i suoi dispositivi di comunicazione e almeno due delle sue 16 pale di ventilazione.

“Le misurazioni hanno dimostrato che vi era certamente molta più energia di quanto previsto nella Baia di Fundy, che è una grande cosa dal punto di vista del potenziale di sfruttamento dell’energia dalle maree”, dice Jennifer Parker, portavoce della Nova Scotia Power, il servizio pubblico provinciale che lavora con la OpenHydro.

Nel frattempo, lo scorso giugno la Irving Oil, parte di un conglomerato di proprietà di una famiglia che domina la vita economica e politica di New Brunswick, ha annunciato l’abbandono del suo progetto di ricerca da 600mila dollari sull’energia dalle maree a causa “dell’incertezza circa la reale fattibilità delle tecnologie delle maree”.

Questo ha lasciato l’ORPC – i cui dispositivi hanno raggiunto o superato le aspettative – all’avanguardia dell’industria nascente. La società prevede di implementare un’unità su vasta scala da 150 kilowatt fuori Eastport entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di farla diventare il primo impianto di marea collegato ad una rete elettrica degli Stati Uniti. Lo scorso marzo ha annunciato l’intenzione di implementare una seconda unità nella Baia di Fundy a Tiverton, Nuova Scozia, nel 2012. Il progetto dell’ORPC consiste in unità di alimentazione impilabili legate al fondale dell’oceano, ed ambedue i piani prevedono di aggiungere ulteriori unità entro il 2015, per un totale di più di cinque megawatt – Quanto basta per alimentare circa 4mila abitazioni.

Il coinvolgimento della comunità è stato verosimilmente fondamentale per il successo dell’ORPC a Eastport, una comunità logorata dal scetticismo nei confronti delle promesse di imprenditori esterni. A memoria d’uomo, la città ha visto grandi progetti – per costruire dighe di marea, una raffineria di petrolio, allevamenti di salmone, e, più recentemente, stazioni di gas naturale liquefatto – finire nel nulla. Ma l’ORPC ha da subito creato partnership con sub, pescatori, ambientalisti e imprenditori locali.

Oggi, il concorrente più diretto della società è anche lui americano. La Verdant Power di New York ha testato per diversi anni le sue turbine tipo propulsori nelle correnti di marea dell’East River vicino a Manhattan, e ha fatto domanda per ottenere i permessi federali per implementare e connettere alla rete una serie di 30 turbine, a partire probabilmente dalla fine dell’anno.

“Molta dell’attività iniziale in questo settore ha avuto luogo in Europa, ma con questi progetti che stanno andando avanti negli Stati Uniti, penso che la profllazione del settore si stia spostando in una certa misura negli Stati Uniti”, dice il signor Jacobson.

“Sarà molto interessante”, dice, “vedere gli sviluppi nel corso del prossimo anno”.

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