Tratto dal testo “Viaggio nel Tutto” di Umberto Di Grazia
Cosa sappiamo delle energie che emaniamo e che ci circondano? Decisamente molto poco. Per questo non dovremmo negarne a priori l’esistenza o, ancor peggio, non dare una adeguata divulgazione ad alcune ricerche.
Studi sui “guaritori”, anche se parziali, sono stati fatti da qualche volenteroso ricercatore.
Tra i più interessanti quelli iniziati, qualche anno fa, da alcuni studiosi della Facoltà di Psichiatria dell’Università di Montreal e dalla Facoltà di Fisiologia dell’Università di Manitoba in Canada. Presero come cavie 2000 topolini.
A tutti venne prodotta lo stesso tipo di ferita asportando un piccolo pezzo di pelle. La metà dei topolini venne affidata ad un guaritore che, per sedici giorni di seguito, applicò due volte al giorno, per la durata di due minuti, le sue mani sulle gabbie. Alla fine gli animali trattati in questo modo presentarono uno stato di guarigione molto più avanzato rispetto agli altri che erano stati lasciati ad una loro naturale evoluzione.
A Roma ho seguito molti esperimenti di «mummificazione» mediante l’applicazione delle mani. Si sono svolti prevalentemente in questo modo.
Una fettina di carne bovina veniva divisa in più parti, a seconda del numero dei sensitivi che prendevano parte all’esperimento.
Si constatava così che il pezzo di carne tenuto in un laboratorio di analisi, senza nessun intervento, seguiva i normali processi di decomposizione, gli altri si presentavano privi di liquidi, più leggeri, compatti come se fossero «mummificati».
Le persone che hanno ottenuto i migliori risultati sono state il signor Alex D’Angelo e la signora Rosa Ferri, entrambi di Roma. Costoro dopo tre giorni di applicazioni, della durata totale di venti minuti, sono riusciti a produrre il fenomeno della mummificazione in tutti gli esperimenti effettuati.
È molto difficile dire come questa «facoltà» possa intervenire su vari tipi di malattie ed essere utile ai fini di una guarigione. Si dovrebbero fare osservazioni particolari che ben pochi hanno l’interesse di portare avanti. Storicamente non mancano gli esempi ed i riferimenti attendibili.
Nel 1913 il sensitivo Durville mummificò una mano umana dopo che era stata, per circa tre settimane, conservata nel ghiaccio. Il suo sistema fu quello di concentrarsi con la mente e muovere poi sulla cosa da trattare le sue mani, ed in modo particolare il palmo e le punte delle dita.
Sono state anche eseguite varie prove sulle piante, sui germogli, su funghi parassiti e non sono mancati i risultati interessanti.
Nell’edizione italiana del libro Le forze misteriose dell’uomo di Werner Keller si può leggere: «Verso la fine degli anni ’60 arrivarono dalla Francia notizie di test su funghi parassiti. In collaborazione con l’Istituto di Agronomia di Bordeaux il medico Jean Barry tentò di verificare la possibilità di una psicocinesi negativa, tentò cioè di provocare un effetto inibitorio nella crescita dei parassiti. Venne scelta la Rizoctònia Solani, germe di varie malattie delle patate, il miceto fu posto in dieci vaschette colme di terra. Dopo un periodo di incubazione fu dato inizio all’esperimento. La persona scelta si concentrò ogni volta su cinque vaschette, per un quarto d’ora a una distanza di un metro e mezzo, nell’intento di impedire l’attecchimento e la moltiplicazione di un parassita. L’analisi rivelò la perfetta riuscita dell’esperimento».
Il sensitivo inglese Mattew Manning ha iniziato da qualche anno esperimenti analoghi in un centro di ricerche del Texas, applicandosi anche su colture di cellule cancerogene.
In tutti questi tentativi c’è la speranza di trovare nuovi tipi di energie.
Uno scienziato e ricercatore italiano, aperto e possibilista, da me intervistato, ha detto: «C’è una forte radiazione termica dal palmo della mano conseguentemente alla sua struttura muscolare. Si può calcolare che la trasformazione del glicogeno in acido lattico in condizioni biologiche comporta una perdita di energia libera equivalente a circa 57.000 calorie per ogni “O” unità esacarboniosa glicolizzata della fibra muscolare. Tre nuovi legami fosforici energetici si formano allo stesso tempo e la quantità di energia immagazzinata sotto forma di legami energetici ammonta a circa 30.000 calorie, corrispondente al 50/55% della perdita di energia libera totale.»
Questo è quanto avviene nell’estratto muscolare di quella zona ed è assai verosimile che nella cellula muscolare intatta, perché l’esperimento è stato fatto attraverso un’asportazione chirurgica, l’energia catturata possa essere anche superiore. Se si pensa che il rendimento di una delle più moderne turbine a vapore raramente raggiunge il 50% è evidente che il muscolo sa sfruttare ottimamente l’energia messa a sua disposizione.
Questa energia viene radiata con una enorme rapidità.
– Domanda: Quindi se uno contrae i muscoli del pollice l’emissione dell’energia aumenta?
– Risposta: Certamente.
– Domanda: Oltre ai raggi infrarossi che provocano un notevole sviluppo di calore, i ricercatori si sono accorti di un altro tipo di energia non ben identificata che hanno denominato”Quid Energetico”. Tu cosa puoi dire in merito?
– Risposta: Questa è una questione molto dibattuta. Proprio qui è il centro del discorso.
È molto semplicistico parlare solo di calorie, perché queste sono anche in altre parti del corpo e se vuoi, così per dire, anche in vari tipi di stufe. Però forse la soluzione è questa: che mentre in una stufa a raggi infrarossi l’emissione è omogenea e non concentrata, dalla mano sembra uscire fortemente concentrata e canalizzata.
Tutto questo, naturalmente, cambia da individuo ad individuo. Alcune persone riescono con la mano a provocare un rilasciamento del muscolo che toccano, altri non hanno risultati. Alcune superfici cutanee di mano hanno più ricettori termici di altre.
Il serpente a sonagli, per esempio, è dotato di una forte concentrazione di cellule nervose sensibili al calore. Tra l’occhio e la narice, su una superficie di circa un centimetro quadrato di pelle, ha più o meno 150.000 cellule nervose sensibili al calore, contro circa 3 che ha, sullo stesso spazio, l’uomo. Questo gli permette di cacciare la preda seguendo i raggi di calore che questa emana. Molti medici, per vedere se c’è un processo infiammatorio, toccano con la mano le parti simmetriche del corpo per sentire se ci sono differenze di calore. C’è chi le avverte e chi invece non percepisce niente.
Quei personaggi, studiati dalla parapsicologia, che riescono ad individuare in una persona le zone malate, sembra che possano farlo perché nella loro mano c’è una maggiore presenza di ricettori termici.
Questi sono concentrati nelle punte delle dita. Molte persone riescono a distinguere i colori ad occhi chiusi attraverso le varie sensazioni che percepiscono. Questo è quello che conosciamo delle radiazioni emesse dalla mano, il resto è ancora da dimostrare. Si sospetta. D’altronde noi viviamo in una gamma assai limitata d’informazioni. Con la vista, per esempio, vediamo solo quello che c’è tra l’ultravioletto e l’infrarosso e non captiamo quello che c’è oltre.
– Non sappiamo se in noi esistono dei recettori che si sono involuti.
– Nell’evoluzione di miliardi di anni molte specie si sono estinte, ma con molta probabilità diverse di queste saranno state sensibili a gamme di radiazioni completamente diverse dalle nostre. Noi siamo il frutto di una lunga selezione e la nostra ricettività è ridotta a quello che veramente ci circonda. Ciò non esclude che in alcune persone potrebbero essere rimaste delle microstrutture sensibili a energie che non sono più frequenti nell’uomo.
Per accertarcene dovremmo esaminare degli strati di un muscolo, su un piano istologico, che si possono trovare in un soggetto dotato di poteri paranormali e confrontarli con altri presi da persone definite normali. Ma queste sono ricerche che, per vari motivi, nessuno farà mai. Tra l’altro non esiste ancora nella letteratura il caso di un guaritore che abbia lasciato il proprio corpo per farlo studiare sotto questo punto di vista. Eppure queste ricerche dovrebbero essere realmente fatte. Perché sarebbero le più serie.
Ma chi ti sovvenziona un lavoro del genere? Si potrebbero anche fare biopsie a un guaritore vero. Ma quanti sono? Generalmente chi esercita questa professione lo fa per guadagno e le loro guarigioni son solo ottenute per suggestione. Però, se quei pochi veri, fossero esaminati anche dal punto di vista bioptico, si potrebbe forse determinare qualche cosa che è scomparso. Forse esisteva miliardi di anni fa e la selezione ha ovviato per qualche motivo che non conosciamo.
lo sono di questo parere: qualche cosa di scientifico ci potrebbe essere».
Il corpo umano può essere visto staccato da eventi cosmici? Penso proprio di no. Ne sono una testimonianza gli studi del Professor Giorgio Piccardi.
Alla fine degli anni ’50, attraverso dei test chimici, il Piccardi ha dimostrato l’influenza delle forze esterne alla terra su alcuni fenomeni terrestri. La vita e l’opera svolta dal professore, scomparso nel 1972, meriterebbero un discorso a parte.
Come tutte le grandi menti che lavorano per l’uomo è stato costantemente attaccato da chi non capiva il vero significato della ricerca. Solo oggi, dopo l’intervento di altri studiosi stranieri come Arnold Lieber, docente di Psichiatria presso l’Università della Florida, che ha accertato l’influenza della luna sul comportamento e sulla fisiologia dell’uomo, e gli studi del biologo Harry Rounds, dell’Università di Wichita che ha constatato come il ritmo cardiaco acceleri durante i periodi di luna piena e di luna nuova, il discorso è stato ripreso con maggior attenzione.
Molti, nel frattempo si erano dimenticati del ricercatore italiano. Il suo libro Le Basi-chimiche della Climatologia Medica, è quasi introvabile. È più facile riuscire ad avere una copia dell’edizione americana, stampata nel 1962, o una di quelle pubblicate nei paesi sovietici nel 1967. Fortunatamente c’è ancora qualcuno che si preoccupa di divulgare le sue idee e i suoi esperimenti.
Il migliore articolo che ho letto su questo argomento è stato scritto da Giuseppe Bonacina sul mensile di scienza alternativa “Quasar” del novembre 1979.
Dice tra l’altro: «Dal 1951 il Piccardi si impegnò a eseguire, a ore fisse di ogni giorno, una semplicissima reazione: la formazione e la flocculazione in acqua di un colloide inorganico (l’ossicloruro di bismuto). Dopo anni di lavoro e sulla base dei risultati di centinaia di migliaia di prove, egli riuscì a dimostrare che la velocità di questa reazione fluttua nel tempo in sostanziale accordo con le fluttuazioni di alcune variabili spaziali (campo geomagnetico, attività solare, ecc.); la stessa reazione è persino in grado di accusare certe singolarità del moto della Terra all’interno della galassia. I risultati del test, mentre provano l’esistenza di “Fenomeni fluttuanti”, gettano luce su una serie di osservazioni e di ricerche in campi molto diversi.
Alcuni chimici tedeschi avevano, fin dagli anni ’40, studiato il mutevole comportamento di certe sostanze dette “Watte-rempfindlich” (sensibili al tempo atmosferico) avevano dimostrato che la precipitazione in acqua di certi composti avveniva in modo diverso se effettuata all’aperto o sotto uno schermo di rame. Tuttavia, alcune metodologiche e mancanza di continuità riducevano la portata dei risultati di queste sperimentazioni.
Anche nell’industria, nelle fasi critiche di certe lavorazioni (flottazioni dei metalli, follatura della lana ecc.), i “Fenomeni fluttuanti” avevano fatto la loro comparsa.
Talvolta infatti, pur operando in condizioni standard, si lamentavano inspiegabili inconvenienti: mancato innesco di una reazione, imperfetta formazione di miscele e così via. La spiegazione “ovvia” era quella di un errore tecnico (per altro introvabile) e le conseguenze erano quindi circoscritte al danno economico.
In biologia, il giapponese Takata aveva mostrato, attraverso una serie di esperienze iniziate negli anni ’30, che i tempi di coagulazione del sangue erano soggetti a variazioni significative nel corso della giornata, delle stagioni e degli anni.
Nello stesso periodo il sovietico Tchiyevski riusciva a evidenziare, sulla scorta di accurate ricostruzioni documentali, la sincronia tra la frequenza di molte malattie (specie a carattere epidemico) e il ritmo dell’attività solare.
In tutti gli esempi riportati, che rappresentano un piccolo campionario di quelli disponibili, appare manifesto il carattere fluttuante dei fenomeni in gioco.
L’andamento di molti processi, sia nel mondo inorganico che vivente, appare dunque condizionato, in modi diversi e a diversi livelli di complessità, dalla presenza di “Fenomeni fluttuanti”.
Secondo una legge empirica formulata dal Piccardi, danno luogo a “Fenomeni fluttuanti” tutti i sistemi eterogenei sufficientemente complessi e non in equilibrio termodinamico. In questa definizione rientrano molti sistemi chimici (colloidi, polimeri in sospensione, ecc.) e praticamente tutti i sistemi biologici. Si tratta in ogni caso di sistemi “aperti”, non isolabili dall’ambiente, in grado di rispondere a segnali esterni anche di piccolissima entità e talvolta con effetti spropositamente grandi rispetto alle cause.
L’elemento comune è l’acqua, il solvente della vita, il liquido più diffuso e insolito della Terra; è probabile quindi che proprio l’acqua svolga la funzione di mediatore delle forze spaziali. Tuttavia, manca finora una spiegazione esauriente dei meccanismi mediante i quali le forze spaziali esercitano la loro influenza sui sistemi reagenti, sino a correlare fenomeni complessi tanto diversi tra loro (come, per esempio, le malattie con l’attività solare). Ma ciò non toglie che la fenomenologia osservata sia reale e che se ne debba tener conto quando necessario. E in questo senso il test di Piccardi occupa un posto di fondamentale importanza.
A differenza dei sistemi viventi i sistemi inorganici rispondono passivamente alle forze spaziali, senza mettere in atto meccanismi di difesa per la salvaguardia del proprio equilibrio interno e senza essere affetti da fattori accidentali (stato di nutrizione, patrimonio ereditario ecc.).
Il test di Piccardi costituisce quindi un modello “oggettivo”e facilmente ripetibile, un indice della situazione biotropica generale (come la temperatura, la pressione, ecc.); e la sua fluttuazione costituisce un riferimento per più complesse ricerche nel campo biologico e umano.
Proprio dai “fenomeni fluttuanti” potrebbe venire un nuovo e prezioso contributo per lo studio del rapporto tra l’uomo e l’ambiente».
Oltre ai noti problemi ecologici, in quanti altri modi può essere alterato il delicato equilibrio della vita umana ? Un esempio ci è stato dato, circa vent’anni fa, dai sovietici quando sottoponevano l’Ambasciata americana a Mosca a un continuo bombardamento di fasci di microonde. La notizia uscì, timidamente, dopo molti anni su qualche giornale. Ma nessuno, anche questa volta, fu sollecitato ad andare in fondo alla questione. Forse a qualcuno non avrebbe fatto piacere.
In America nel 1977 il giornalista Paul Brodeur, nel suo libro The Zapping of America, ha ampiamente dimostrato, riportando il lavoro di molti ricercatori, come la vita umana sia messa in serio pericolo dalle radiazioni elettromagnetiche.
Nel marzo del 1978 una relazione ufficiale del Congresso Americano concludeva che: «Ognuno è esposto continuamente a radiazioni (radio e microonde) che sono diventate un problema nazionale a causa del loro rapido diffondersi e dei loro rischi potenziali per la salute pubblica. (Pubblicato su «Panorama» il 22 agosto 1978).
Nello stesso articolo è anche riportato che: «Stabilire quali sono i danni reali di questa radiazione diffusa non è facile. A differenza della radioattività, che può uccidere un tessuto vivente in quanto vi induce trasformazioni chimiche, la radiazione elettromagnetica sembra avere come effetto principale quello di riscaldare le cellule. Alcuni, tuttavia, ritengono che i rischi possono essere anche di altra natura, come sembrano indicare alcuni dati di fatto».
Fra questi, per esempio:
– l’aumento del numero di casi di cancro e di infarto in Karelia, una desolata regione della Finlandia, in seguito all’entrata in funzione di un potente radar ai confini con l’Unione Sovietica;
– ricerche compiute in URSS e nell’Europa orientale che collegano bassi livelli di radiazioni a mal di testa, irritabilità , perdita della memoria e dell’appetito;
– danni cromosomici in cellule animali esposte a microonde e anormalità cerebrali in embrioni irradiati;
– una serie di ricerche compiute da Andrew Marino, del Veterans Administration Hospital di Syracuse, negli Stati Uniti, sui cavi ad alta tensione ..
«Proprio sotto i fili», dice Marino, «si osserva un ritardo nella crescita. A 100-150 metri vengono alterati la biochimica del sangue e l’elettroencefalogramma. A 300 metri è influenzato il comportamento, per esempio con un rallentamento dei riflessi».
Sino a ora ho parlato delle energie della mano, dell’esistenza dei fenomeni fluttuanti, di come la vita possa essere danneggiata da certi prodotti della tecnologia oltre a quelli notoriamente conosciuti. Tutto questo per sottolineare come sia difficile analizzare un qualsiasi fenomeno senza uno studio interdisciplinare.
Se vogliamo capire qualcosa dobbiamo, assolutamente, chiedere l’aiuto di tutti.
Le teorie su cui si basa il «Bioritmo», generalmente, mal conosciute, coinvolgono vari settori della scienza e sono l’ennesima testimonianza di un dinamismo vitale.
Luciano Biordi, presidente del C.R.A.B. (Centro Ricerche Applicazioni Bioritmo) di Roma, mi ha detto: «Ciascuno di noi, nel corso della propria vita, ha potuto constatare come vi siano dei giorni in cui tutto viene affrontato in maniera brillante, con energia fisica ed intellettuale superiore alla normale media, mentre in altri giorni sembra più faticoso svolgere anche le usuali occupazioni. Questo fenomeno, comune a tutti, ha una spiegazione semplice e logica: al momento della nascita ogni essere viene inserito nella vasta molteplicità dei ritmi della natura (l’alternarsi del giorno e della notte, delle stagioni, delle maree ecc..). Inoltre, staccato dal corpo materno, dà inizio ai propri ritmi (espirazione ed inspirazione, sonno e veglia ecc.); l’osservazione conseguente è che nell’universo non vi è nulla che abbia un andamento assolutamente lineare, ma tutto nasce, si sviluppa e muore secondo curve costanti di alti e di bassi. Pertanto anche l’energia individuale, sotto gli aspetti fisico, psichico ed intellettuale, procede secondo tali curve costanti la cui ampiezza era già nota sino dall’antichità.
«Il moderno ricercatore, dall’esame di migliaia di eventi, e dallo studio comparato nei campi della biologia, della medicina, della psicologia, della matematica e dell’astrologia, ha potuto convalidare scientificamente tali costanti, ricavandone la possibilità di stabilire a priori la potenzialità di energia di una persona in una data certa o durante un periodo stabilito.
Poiché l’ampiezza dei tre ritmi citati (fisico, psichico ed intellettuale) è diversa per ciascuno di essi, ne consegue che in ogni giorno della nostra vita abbiamo delle situazioni di potenzialità diverse, circa l’aspetto favorevole o meno della giornata stessa.
Tale situazione di favore o sfavore può essere, come si è detto, predeterminata con un calcolo strettamente matematico, considerando il numero dei periodi ritmici vissuti dalla nascita sino al giorno che interessa esaminare. Nelle nazioni dove è più avanzata la ricerca scientifica, il bioritmo viene utilizzato nei campi più svariati come la medicina, l’aviazione civile e militare, i trasporti pubblici, la polizia, la scuola il lavoro di equipe ecc.. .
Il vantaggio immediato per ciascuno di noi è quello di poter preordinare, dall’esame del proprio bioritmo, i nostri impegni evitando i giorni sfavorevoli per lavori o iniziative importanti, per sforzi fisici o intellettuali, anticipando o rimandando questi a giorni energeticamente favorevoli.
Ecco alcuni esempi di come viene applicata questa disciplina sin dal 1944 in Svizzera, dove la bioritmica è materia scolastica nelle scuole medie superiori. In moltissime cliniche e ospedali europei e americani, oltre alla cartella clinica del malato, figura il tracciato bioritmico, per seguire il decorso della malattia, preordinare interventi operatori e per somministrare farmaci, in modo particolare i cortisonici.
In Giappone è stata da anni istituita una cattedra all’Università di Tokio, in questa stessa città da cinque anni, seguendo le indicazioni del bioritmo, i fattorini dei telegrammi e dei pacchi (che effettuano la distribuzione a mezzo di motociclette con sidecar), hanno quasi eliminato totalmente gli incidenti.
La United Air, la più grande compagnia interna americana, riceve giornalmente dal centro computer i dati bioritmici di 28.000 dipendenti.
A conferma di questo discorso ci sono giunte notizie, molto precise, dalla Russia.
Nel comunicato ANSA del 29 gennaio 1980 c’era scritto: «Per sfruttare al meglio le capacità dei propri dipendenti ed evitare loro infortuni, alcune società sovietiche stanno facendo ricorso alla “Teoria dei Bioritmi”.»
Una grossa compagnia marittima, quella del Baltico, consegna ad esempio a ogni marinaio imbarcato sulla nave una cartolina sulla quale sono indicati i suoi bioritmi personali, appositamente elaborati da una speciale “équipe” medica che si avvale di calcolatori elettronici.
Sistemi analoghi sono stati proficuamente adottati da alcune industrie di precisione e da numerose società di trasporti di Leningrado, città nei cui negozi è possibile comprare dei “calcolatori personali di bioritmo”: lo ha dichiarato all’agenzia sovietica TAS la professoressa Tatyana Zhuravleva, all’avanguardia in URSS negli studi su questa nuova branca della medicina.
“Secondo la teoria dei bioritmi”, ha spiegato la prof. Zhuravleva “l’attività dell’organismo umano è al suo culmine al momento della nascita e poi varia per tutta la vita ritmicamente. Il periodo di attività fisica è di 23 giorni, quello dell’attività emotiva di 28 giorni e quello dell’attività intellettuale di 33. Il giorno di transizione da un periodo positivo ad uno negativo e viceversa è particolarmente critico. In questo giorno le persone sono più distratte ed irascibili del solito. Questa condizione è molto intensa quando coincidono i giorni critici di due o tre bioritmi” .
Secondo la professoressa Zhuravleva questa nuova teoria medica, già usata per la preparazione degli atleti, è molto utile nel settore dei trasporti e nelle industrie di precisione, sopratutto quelle ottiche e quelle chimiche.
La scoperta delle «Endorfine» ha allargato enormemente il campo della ricerca, prospettando meccanismi e soluzioni molto interessanti. Per questo alcune terapie, come l’Ipnosi, possono essere viste con una più giusta prospettiva. Partendo proprio da quest’ultima ho posto delle domande al dottor Lorenzo Corsi, medico chirurgo, pediatra e psicosomatista, componente di un gruppo di ricerca interdisciplinare, che mi ha detto: «Definizioni sull’ipnosi ne sono state date tante, ma possiamo dire che è un terzo stadio dell’uomo, inerente alla sua mentalità, alla sua personalità.
Ci sono tre stadi di coscienza: quello di veglia, quello di sonno, e quello dell’ipnosi. Il professor Guantieri, titolare a Pavia dell’unica cattedra di Psicosomatica, sostiene che l’ipnosi è uno stato psicoparanormale caratterizzato da quasi una illimitata produzione di immagini sollecitate da stimolazioni sia esogene, cioè condotte dall’ipnologo, sia endogene, nel senso di meccanismi associativi del paziente. A questo stato psichico corrispondono modificazioni o cambi a livello somatico.
Quindi l’ipnosi è un processo psicosomatico sostenuto da un particolare stato della mente dell’uomo a questi congeniale come lo sono la veglia e il sonno. È uno stadio chiamato: terzo stadio congeniale dell’uomo.
«Le ultime scoperte tendono a dimostrare che, contrariamente a quanto si è ritenuto sino ad oggi, l’ipnosi ha anche proprietà terapeutiche.
Ricercatori svedesi hanno identificato la produzione di encefaline, morfine naturali, denominate endorfine. Queste si producono automaticamente e autonomamente, a livello del midollo spinale, ogni volta che ci sia necessità di bloccare, a livello del primo neurone, la trasmissione della sensibilità dolorifica dalla periferia ai centri dolorifici encefalici.
Dopo questa scoperta capire come con l’ipnosi, l’agopuntura e persino con la pranoterapia, potesse essere stimolata, automaticamente, la produzione di queste sostanze, il passo è stato breve.
In questo modo si poteva finalmente spiegare perché con l’ipnosi scompariva una cefalea, una colica e, cosa assai importante, si poteva produrre una analgesia o, addirittura, una anestesia anche profonda, tale da permettere interventi operatori.
L’ipnosi diventava quindi non soltanto un mezzo attraverso il quale praticare una psico-terapia ma essa stessa, già come stato di coscienza al solo livello tecnico, una terapia vera e propria per il dolore».
Il video “Dimensione Sogno”:
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