SchwartzReport del 04.02.2008 –
Traduzione a cura di Daniela Rita Mazzella

HELSINKI — Gli scienziati finlandesi sono riusciti a sostituire la parte superiore della mandibola di un paziente di 65 anni grazie a un trapianto osseo ricavato dalle proprie cellule staminali, isolate dal suo tessuto adiposo e fatto crescere nel suo addome.

Tale trapianto, secondo i ricercatori apre la strada a nuove possibilità di trattare i danni più gravi ai tessuti migliorando le prospettive di vita degli esseri umani.

Riitta Suuronen del Regea Institute of Regenerative Medicine, struttura operante in stretta collaborazione con l’Università di Tampere, sostiene che anche in passato ci sono stati tentativi simili, anche se non basati sulle cellule staminali del paziente sviluppate in laboratorio.

La Suuronen ha poi aggiunto che il gruppo che ha seguito gli esperimenti non utilizza materiale animale, per evitare il rischio di virus che possono essere trasmessi attraverso il DNA degli animali, in conformità con le direttive dell’Unione Europea.

Le cellule staminali rappresentano le cellule più importanti del nostro corpo e si trovano nel sangue oltre che in tutti i tessuti. I ricercatori hanno scoperto recentemente che il grasso contiene cellule staminali in grado di formare diversi tessuti.

L’utilizzo da parte di un paziente delle proprie cellule staminali fornisce un vero e proprio trapianto personalizzato che difficilmente dovrebbe esporre a un rischio di rigetto.

Suuronen e il suo gruppo, appartenente prevalentemente all’Helsinki University Central Hospital, hanno isolato le cellule staminali dai tessuti adiposi del paziente conservandole per due settimane in un composto nutritivo appositamente formulato e che includeva lo stesso siero sanguigno del paziente.

In questo caso i ricercatori sono riusciti a identificare ed estrarre delle cellule staminali definite “mesenchimali”, cellule capaci di dare origine a tessuti come le ossa, i muscoli o i vasi sanguigni.

Quando il gruppo di ricercatori ha avuto a disposizione cellule sufficienti con cui lavorare, le hanno inserite in una base composta di biomateriale di fosfato di calcio iniettando poi il tutto nell’addome del paziente per nove mesi. Le cellule hanno dato origine a diversi tessuti compresi i vasi sanguigni.

Il blocco è stato poi successivamente trapiantato nella testa del paziente e collegato all’osso del cranio per mezzo di viti e con il sostegno della microchirurgia sono state collegate le arterie e le vene ai vasi sanguigni del collo.

La mandibola superiore del paziente era stata precedentemente rimossa a causa di un tumore benigno: per questo il paziente non era in grado di mangiare o parlare senza l’uso di una protesi mobile.

SAMI TORMA – Reuters

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