dallo SchwartzReport del 26 marzo 2011

Traduzione a cura di Erica Dellago

Il concetto di coscienza non locale, e il fatto che un aspetto della nostra coscienza sopravviva alla morte fisica dovrebbero essere visti, come in molte società antiche, come un’ovvia verità. Ma il nostro materialismo ha bloccato quello che la comune esperienza ci rivela, lasciandoci scossi e turbati.

Stephan A. Schwartz

NIALL O’DOWD – Irish Central

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Cosa accade quando si muore? Un’affascinante nuova comprensione viene offerta da un nuovo studio messo in risalto da Irish Times [in inglese] denominato “Catturare il non visibile: esplorando le esperienze in punto di morte nelle cure palliative irlandesi”, a cura delle ricercatrici Una MacConville e Regina McQuilla.

I risultati descrivono come “sorprendenti” esperienze in punto di morte o DBE (Deathbed Experiences) siano molto comuni e spesso molto simili, riferiscono le ricercatrici.

Un infermiere che ha risposto all’indagine lo ha riassunto dicendo:

“Ho sentito spesso i pazienti riferire di aver visto qualcuno nella loro camera o ai piedi del loro letto, spesso parenti, e anche che non è un evento doloroso per loro. Le famiglie di solito sono scioccate nel sentirlo e vogliono comprenderne il significato”.

L’indagine ha scoperto che, caso dopo caso, la persona in fin di vita ha parlato di “vedere parenti deceduti o figure religiose, o di vivere l’esperienza di una radiosa luce bianca nella stanza”.

Il 31 percento di coloro che assistono i malati ha citato un altro fenomeno poco prima della morte – la persona emerge dal coma e parla con familiari e amici.

“In un caso il paziente, in stato di coma, ha aperto gli occhi e sorriso alle sue tre figlie e alla moglie. Un senso di calma profonda e di pace riempivano la stanza. E’ stato speciale essere parte di questa esperienza”, ha detto l’assistente. In un altro caso il paziente disse di aver visto una luce, una luce luminosa; morì qualche istante dopo”.

In diversi casi, la persona in fin di vita ha avuto sogni vividi che lo hanno aiutato a risolvere questioni in sospeso nella sua vita.

Altri riferiscono un “profumo di rose improvviso e inspiegabile”, o dichiarano di vedere angeli apparire nella loro stanza.

La ricercatrice MacConville dice che i fenomeni in punto di morte possono spaventare le famiglie: “I familiari possono essere angosciati perché capiscono che la morte è imminente, e pensano che la persona in fin di vita può essere disturbata dalle visioni, perché loro non le capiscono”.

Un infermiere anonimo di cure palliative ha affermato che tali visioni “spesso non hanno una spiegazione razionale”. Comunque, “non credo che le esperienze delle persone possano essere scontate o contestate. E’ soggettivo, intenso e vero per molti pazienti e familiari”.
Essere in grado di dare un nome a queste esperienze, e parlarne apertamente è la chiave.

Il Times segnala che Una MacConville avrebbe piacere di sentire dagli operatori sanitari e dalla gente comune esperienze di questo tipo, dato che la ricerca sta continuando.

Inviatele una e-mail a U.macconville@bath.ac.uk.

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