Schwartzreport del 21 nov.2008
Un rapporto del National Intelligence Council dichiara: la potenza e l’influenza degli USA sono destinate a declinare nel prossimo futuro.
ALAN SILVERLEIB – CNN
Traduzione a cura di: Paola Mas
Ecco ciò che è emerso negli ultimi otto anni.
Un ringraziamento a Judy Tart.
WASHINGTON – Un rapporto del governo diffuso martedì dipinge un quadro allarmante per il futuro delle relazioni internazionali, caratterizzato dal declino dell’influenza degli USA, una frammentazione del potere politico e un intensificarsi degli scontri per la crescente carenza di risorse naturali.
Il rapporto “Global Trends 2025: a Transformed World” (Tendenze globali per il 2025: un mondo trasformato), ad opera del National Intelligence Council, informa la classe politica americana – a iniziare dall’amministrazione entrante del nuovo presidente Barack Obama – circa i fattori che influenzeranno le tendenze e i conflitti internazionali fino all’anno 2025.
“Sebbene l’America rimarrà probabilmente l’attore principale e più potente della scena politica mondiale, la sua forza – anche nel settore militare – e la sua influenza sono destinate a ridursi”, ha rivelato il rapporto, il quarto di una serie dell’Intelligence Council.
“Nel 2025, il sistema internazionale costruito in seguito alla Seconda guerra mondiale sarà pressoché irriconoscibile a causa della crescita di forze emergenti, di un’economia globalizzante, di un trasferimento di portata storica del benessere e del potere economico dall’Occidente all’Oriente, e dell’influenza crescente di altri attori non legati direttamente agli Stati.”
Il mondo sta assistendo a un “trasferimento globale, senza precedenti, del benessere e dei poteri da Occidente a Oriente”, alimentato dagli “aumenti, protratti nel tempo, del costo del petrolio e dei beni di consumo”, ma anche da un graduale spostamento della manifattura e di parte del settore terziario in Asia.
Eppure, sebbene la potenza e l’influenza dell’America siano destinate a ridursi, lo stesso non può dirsi per le sue responsabilità.
“Nonostante la recente diffusione di sentimenti antiamericani, gli USA rimarranno probabilmente importanti bilancieri nella regione del Medio Oriente e in Asia”, fa osservare il rapporto.
“L’apparato militare americano continuerà a giocare un ruolo di spicco nella guerra al terrorismo internazionale, sebbene gli Stati Uniti, intesi come un’unità, non potranno più dettare legge senza il supporto di partnership importanti.”
Nel 2025, dichiara il rapporto, il più grande rivale dell’America sarà la Cina.
“Nei prossimi vent’anni, essa avrà un impatto sugli affari mondiali superiore a qualsiasi altro paese”, osserva il rapporto.
Le proiezioni del National Intelligence Council la descrivono per il 2025 come seconda economia mondiale e grande potenza militare.
Per la politica americana sarà ancora più problematico il fatto che la Cina sarà il paese più inquinante del mondo, ma anche il più grande importatore di risorse naturali.
Tuttavia, dinnanzi a una popolazione in rapida crescita, essa non sarà l’unica a creare una società dei consumi orientata al modello americano. Altri paesi come l’India e, in misura minore, l’Indonesia, l’Iran e la Turchia, dovrebbero veder aumentare il loro potere e il bisogno di reperire risorse naturali.
Il rapporto prevede che, oltre alla recente svolta economica, “l’incremento di una globalizzazione senza precedenti” comporterà nei prossimi dieci anni che la domanda delle risorse di prima necessità, come il cibo, l’acqua e il petrolio, “supererà di gran lunga le scorte disponibili”.
Secondo le proiezioni, di fronte a 1,2 miliardi di persone che andrà a infoltire la popolazione mondiale nei prossimi vent’anni, la domanda per i beni alimentari crescerà del 50%.
La mancanza di accesso a risorse stabili d’acqua potrebbe essere peggiorata dalla rapida urbanizzazione globale.
A complicare ulteriormente le cose ci sarà il fatto che, mentre la domanda di energia aumenterà, la produzione di gas e petrolio continuerà a concentrarsi in “aree instabili”. Nel 2025, il mondo sarà probabilmente nel bel mezzo di una “importante transizione dell’energia dal petrolio al gas naturale, al carbone e ad altre energie alternative”.
Tuttavia, dichiara il rapporto, non è detto che questa trasformazione argini i conflitti armati, scatenati in gran parte dalla necessità di reperire altrove le risorse che scarseggiano.
Il rapporto dichiara che “sebbene i conflitti continueranno a ruotare attorno al commercio, agli investimenti e all’acquisizione di tecnologie innovative, potrebbe ripresentarsi uno scenario simile a quello del XIX secolo, caratterizzato dalle corse agli armamenti, da espansioni territoriali e rivalità militari”.
Fino al 2025, il terrorismo dovrebbe restare uno dei problemi principali, sebbene il suo richiamo potrebbe ridursi significativamente lì dove si dovesse intensificare la liberalizzazione economica e politica del Medio Oriente.
“La mancanza di opportunità di impiego e di mezzi legali per l’espressione politica potrebbe portare a una disaffezione, a un crescente radicalismo e a un possibile reclutamento dei giovani in gruppi terroristici”, rivela il rapporto.
Oltre alle complicazioni del sempre instabile Medio Oriente, potrebbe verificarsi l’acquisto di armi nucleari da parte dell’Iran, il che finirebbe con l’innescare nella regione una corsa agli armamenti. Anche le continue tensioni tra India e Pakistan si aggiungeranno ai problemi derivanti dalla proliferazione del nucleare.
Il rapporto sottolinea l’importanza delle tecnologie innovative nel fornire “una valida alternativa ai combustibili fossili” e per superare i problemi futuri circa la scarsità di beni alimentari e acqua. “Quelle attuali sono inadeguate per la necessità, che aumenterà in futuro, di sostituire le fonti di energia tradizionale.”
La verità è che “i prossimi vent’anni, caratterizzati da una transizione verso un nuovo sistema economico, saranno carichi di rischi”.
“È una storia”, rivela il rapporto, “che non ha un esito chiaro”.