Uno studio rivela: negli Stati Uniti le abilità matematiche sono in declino
SARA RIMER – The New York Times

Traduzione a cura di: Paola Mas e Valentina Bonserio

mateTutto ciò fa parte dell’ombra di anti-intellettualismo, che incombe sull’America, manifesta sia nella mancanza di curiosità ed eccellenze intellettuali, oggi tratto distintivo della nostra classe politica, sia nel nostro rifiuto a considerare l’acculturamento una forma ambita di realizzazione e prestigio.
Un grazie a Ronlyn Osmond.
Un nuovo studio ha evidenziato che in America lo sviluppo delle abilità matematiche sia nei ragazzi sia nelle ragazze è in declino, soprattutto tra coloro che potrebbero raggiungere livelli eccelsi. Le ragazze che riescono nel campo sono quasi tutte immigrate o figlie di immigrati provenienti da paesi in cui la matematica gode di una considerazione molto più ampia.

Lo studio indica che, sebbene le ragazze particolarmente portate per la matematica siano numerose – tanto da poter aspirare a diventare ricercatori di matematica, scienziati e ingegneri – solo poche provengono dall’America. Secondo lo studio, ciò è dovuto principalmente al fatto che la cultura americana non valorizza il talento matematico e quindi scoraggia le ragazze – e per lo stesso motivo i ragazzi – dall’eccellere in questa materia. Lo studio è stato pubblicato venerdì sul “Notices of the American Mathematical Society”.

“La nostra è una cultura che etichetta le ragazze come non idonee allo studio della matematica, e che cerca di convincerci che solo gli asiatici e gli sfigati lo siano”, rivela l’autrice principale dello studio, Janet E. Mertz, docente di oncologia all’Università del Wisconsin, il cui figlio è uno dei vincitori di quella che è considerata la competizione di matematica più difficile del mondo. “Gli studenti delle scuole superiori, luogo in cui le interazioni sociali sono particolarmente importanti, pensano: ‘Se non sono un asiatico o uno sfigato, è inutile che cerchi di entrare in una squadra di matematica’. I giovani sono auto-selettivi e per ragioni sociali non ci provano nemmeno.”

Gli studi che hanno esaminato e argomentato le differenze di sesso nell’ambito delle abilità matematiche sono numerosi, ma la maggior parte dipende dai risultati del SAT e di altri test standardizzati, affermano la dottoressa Mertz e altri personaggi del settore. Di contro, però, questi test non hanno mai misurato la straordinaria creatività e le capacità di ragionamento necessarie a risolvere i problemi matematici di livello avanzato, continuano la Mertz e altri studiosi.
Secondo la dottoressa, questo nuovo studio è il primo a esaminare i dati raccolti dalle competizioni di matematica più difficili, comprese le Olimpiadi degli Stati Uniti, quelle Internazionali per studenti delle scuole superiori e la Putnam Mathematical Competition per laureati. Per i vincitori di queste competizioni, i Michael Phelps e Kobe Bryants di matematica, prendere 800 al SAT di matematica è routine. Lo studio ha rivelato che molti degli studenti americani che partecipano a queste gare sono immigrati o figli di immigrati provenienti da paesi in cui la formazione matematica gode di alta considerazione, e il talento matematico è ampiamente diffuso e coltivato con un lavoro arduo e costante.

Le Olimpiadi Internazionali, che presero il via in Romania nel 1959, sono considerate le competizioni di matematica per studenti delle scuole superiori più difficili del mondo. Circa 500 studenti provenienti da 95 nazioni gareggiano ogni anno e sono chiamati a risolvere sei problemi in nove ore. (Il problema numero 5 del test del 1996 fu particolarmente difficile, e soltanto sei studenti su diverse centinaia furono in grado di risolverlo.)

Gli Stati Uniti partecipano alle Olimpiadi dal 1974. Le squadre, di sei membri, sono selezionate di anno in anno in contesti di livello alto e vengono esercitate durante campi estivi di matematica intensivi.
Il due volte medaglia d’oro Daniel M. Kane, di 22 anni, ora laureato all’Università di Harvard, è figlio della dottoressa Mertz e di suo marito, Jonathan M. Kane, docente di matematica e scienze informatiche e coautore della ricerca.
Gli altri due coautori sono Joseph A. Gallian, docente di matematica all’Università del Minnesota e presidente della Mathematical Association of America (Associazione Matematica d’America), e Titu Andreescu, docente di scienze matematiche all’Università del Texas, Dallas, ed ex capitano della squadra delle Olimpiadi degli Stati Uniti d’America.

Tutti i membri della squadra americana sono stati di sesso maschile fino al 1998, quando la sedicenne Melanie Wood, cheerleader, direttrice di una rivista studentesca e genio della matematica di una scuola superiore pubblica di Indianapolis, è entrata a far parte del gruppo. Ha vinto una medaglia d’argento, mancando quella d’oro per un solo punto. Da allora, due studentesse della scuola superiore, Alison Miller, dello stato di New York, e Sherry Gong, i cui genitori sono emigrati negli Stati Uniti dalla Cina, sono entrate a far parte della squadra americana e hanno vinto entrambe la medaglia d’oro.

Un confronto con le altre nazioni, condotto nell’ambito della ricerca, ha evidenziato che la relativamente piccola Bulgaria ha messo in campo 21 ragazze dal 1959 (sei dal 1988), e che dal 1974 le squadre meglio classificate – la Bulgaria, la Germania/Germania dell’Est e l’Unione Sovietica/Russia – hanno fatto gareggiare alle IMO rispettivamente 9, 10 e 13 ragazze.
Secondo lo studio, “quello che accomuna questi paesi è una formazione matematica a livello nazionale altamente qualificata che, insieme a sistemi educativi e culturali specifici, valorizza, incoraggia e supporta gli studenti che eccellono in questa disciplina”.

Durante un’intervista telefonica Ms. Wood, ora ventisettenne e impegnata a completare il suo dottorato in matematica all’Università di Princeton, ha confessato: “In questo paese c’è una sorta di marchio che etichetta la matematica come una materia ostica e di cui aver paura, e coloro che la praticano come persone strambe”. “Per le ragazze la situazione è particolarmente complessa, soprattutto considerata l’età in cui si iniziano le competizioni. Se pensiamo alla scuola, c’è spesso un gruppo sociale di ragazzi sfigati. È quella l’immagine che si ha di un giovane appassionato di matematica: di uno sfigato. I ragazzi la considerano una cosa socialmente inaccettabile, ma è quantomeno una posizione chiara e ben definita.”
Ms. Miller, di 22 anni, laureatasi recentemente a Harvard, e Ms. Gong, studentessa diciannovenne iscritta al secondo anno presso l’Università di Harvard, citano entrambe Ms. Wood come loro modello di riferimento. Ms. Wood e Ms. Miller hanno allenato la squadra americana femminile in vista delle Olimpiadi di matematica femminili tenutesi due anni fa in Cina. Secondo la ricerca, negli ultimi due anni le ragazze americane che hanno partecipato alla competizione sono state tredici, tutte di origini asiatica tranne una, Jennifer Iglesias.

Il capitano di entrambe le squadre, e della squadra delle Olimpiadi degli Stati Uniti, è Zuming Feng, cresciuta in Cina e docente di matematica alla Phillips Exeter Academy del New Hampshire.

La dottoressa Feng racconta che in Cina le abilità matematiche sono considerate fondamentali e tutti cercano di svilupparle a qualche livello, tanto che i genitori cinesi considerano la matematica alla stregua del baseball, dell’hockey e del calcio in America.

“Qui tutti giocano a baseball”, continua la dottoressa Feng. “Tutti si divertono a lanciare qualche palla, senza preoccuparsi se siano bravi o meno. Se non sei all’altezza, va bene lo stesso. Qualcuno ti farà sempre qualche applauso. Ma la matematica non viene trattata nello stesso modo.”

Secondo la dottoressa Mertz e altre persone, parte del problema risiede nel fatto che, mentre sono corteggiati da università di un certo calibro come Harvard e il Massachusetts Institute of Technology, i giovani partecipanti alle Olimpiadi di matematica sono sconosciuti soprattutto al pubblico, esattamente come avviene per la conduzione delle società per la gestione dei fondi di copertura del paese.

“Nella società americana attuale, il sistema culturale non incoraggia affatto le persone ad avvicinarsi alla matematica”, ha affermato Michael Sipser, direttore del Dipartimento di matematica del M.I.T. “I successi in ambito sportivo hanno una grande copertura mediatica, mentre quelli in ambito accademico non ne hanno quasi per niente.”

Ana Caraiani, ventitreenne rumena laureatasi in matematica presso Harvard, è la campionessa due volte medaglia d’oro delle Olimpiadi Internazionali tenutesi in Romania. “Nel mio paese, la matematica non è considerata roba da sfigati”, ha detto. “Anzi, è alla moda. Essere bravi in matematica significa avere intuito ed essere creativi.”

Eppure, dice, non è stato facile essere una ragazza che eccelle in matematica in Romania. Nel 2001, infatti, Ana è stata la prima ragazza a entrare nella squadra olimpica del suo paese in 25 anni.

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