(Si ringrazia al lettore di Schwarzreport, Brando Crespi per avermi informato su questo articolo)

The Economist (U.K.)

Il rinomato neurologo francese Jean-Martin Charcot, ha scarabocchiato una volta delle note mentre era sotto l’influenza della mescalina, un farmaco psichedelico. I suoi colleghi furono confusi perché fra gli scarabocchi si trovava una scritta incongruaente in inglese: “Ti amo Jennifer”. Ancora più sconcertante era la domanda chi era Jennifer? Quello non era il nome di sua moglie né di chiunque altro che lui conosceva.

Nonostante il mistero, i colleghi del Dr. Charcot non pensarono mai di mettere in dubbio il valore scientifico dell’esperimento. Non si può dire lo stesso di Mario Beauregard, dell’Università di Montreal, che ha sperimentato anche lui la mescalina, perché è interessato ad un particolare aspetto dell’esperienza con questa sostanza – la capacità di ispirare sentimenti collegati alla spiritualità o di avvicinamento a Dio.

Sono stati gli esperimenti eseguiti da Charcot ad aprire la possibilità di effettuare questi ultimi sulla spiritualità, indagando in una maniera scientifica e dimostrando che questo meccanismo potrebbe essere manipolato.

Il Dr Beauregard continuando questi esperimenti, ha tentato di scoprire la zona del cervello sulla quale viene sperimentata l’esperienza mistica. Nel primo di questa serie di esperimenti, Dr Beauregard ed il suo studente Vincenzo Paquette hanno registrato l’attività elettrica del cervello di sette monache Carmelitane. Il loro scopo è quello di identificare l’area del cervello dove avviene l’Unione Mystica, quella che corrisponde alla nozione cristiana di unione mistica con Dio. La ricerca è stata guardata con scetticismo sia dai soggetti che dagli scienziati.

Dr Beauregard ha dovuto convincere le monache che non stava tentando di provare o confutare l’esistenza di Dio. I critici scientifici l’hanno accusato di essere troppo riduttivo nel cercare di indicare il posto dell’anima nel cervello.

Infatti, Dr Beauregard non crede che esiste un centro neurologico collegato a Dio . Piuttosto, i suoi dati preliminari definiscono una rete di regioni del cervello implicate nell’Unione Mystica, incluse quelle associate con le emozioni e con la rappresentazione spaziale di se stessi. Invece, quello che conduce ad un’altra critica alla quale sarà difficile rispondere è che lui non sta misurando un’esperienza mistica, ma piuttosto un’intensa esperienza emotiva.

Le monache credono che l’Unione Mystica è un regalo di Dio e non può essere richiamata secondo la propria volontà.

La maggior parte di loro l’hanno sperimentata una volta o due solamente, quando avevano l’età di vent’anni. Per superare questo, Dr Beauregard ha fatto altri esperimenti in precedenza con attori, dimostrando che il ricordo di un’esperienza emotiva intensa attiva le stesse zone del cervello. Dio e le aperture. Questa critica è familiare per Andrew Newberg, un radiologo all’Ospedale dell’Università di Pennsylvania a Filadelfia che ha scanerizzato il cervello delle monache buddiste e francescane in meditazione o in preghiera.

Lui afferma che non si possono applicare protocolli altamente rigorosi in una tale ricerca,visto che l’esperienza religiosa non è accessibile in una modalità standard. Frequentemente, molti aspetti delle esperienze spirituali sono costruiti sui meccanismi del cervello usati per altri scopi, come le emozioni.

Per chiarire questi problemi si dovrà fare una ricerca molto accurata. Per questo non si deve allontanare dalla sperimentazione, dice Olaf Blanke dell’Ospedale dell’Università di Ginevra, che ha pubblicato una documentazione nell’edizione di febbraio di Brain, descrivendo come il cervello genera esperienze fuori dal corpo. Lui indica che tanta ricerca è stata fatta su un genere di illusione fisica, quella degli “arti fantasma”.

Questa ricerca ha identificato i meccanismi del cervello responsabili di questi processi ed ha suggerito trattamenti per questi tipi di disabili. Non si può dire lo stesso delle esperienze fuori dal corpo che possono essere molto fastidiose, ma occupano una posizione trascurata tra la neuro-biologia e il misticismo.

Avendo sottoposto sei pazienti cerebro-lesi ad un set di indagini neurologiche, il gruppo del Dr Blanke conclude che un danno presente al congiungimento dei due lobi del cervello – quello temporale e quello parietale, provoca un guasto della percezione di una persona rispetto al proprio corpo.

Il confine tra lo spazio personale e quello esterno diventa confuso e la persona vede il proprio corpo che occupa posizioni che non coincidono con quella percepita. Certi pazienti danno a tutto questo un’interpretazione mistica, altri non lo fanno. Quello che è interessante è che molti di questi pazienti hanno sofferto di un’epilessia del lobo temporale. Un’associazione tra un certo tipo di epilessia e la religiosità è bene documentata, soprattutto in una serie classica di studi neurologici scritti da Norman Geschwind negli anni 60-70.

Dr Blanke afferma che tutti i lobi del cervello giocano un ruolo nel complesso fenomeno dell’esperienza religiosa, ma il congiungimento temporale – parietale è il primo nodo di quella rete. Si pensa che il lobo parietale sia responsabile per l’orientamento di una persona al livello spazio-temporale, ed il Dr Newberg trovò anche un cambio nell’attivazione parietale durante l’esperienza meditativa, quando i suoi volontari riferivano di sentire una maggiore interconnessione con tutte le cose.

Alla fine di ogni sessione di sperimentazione, Dr Beauregard chiede alle monache di completare un questionario sugli indicatori di livello, non solo nei sentimenti di amore e avvicinamento a Dio, ma anche sulle distorsioni spazio-temporali. Più intensa è l’esperienza, più intenso è lo stato di disordine spazio-temporale. Tipicamente, il tempo rallenta e il Sè sembra dissolversi in un’entità più grande, che le monache descrivono come Dio.

Rimane da vedere se l’Unione Mystica, ha qualsiasi cosa in comune con le esperienze fuori dal corpo, o con gli arti fantasma, ma certamente tutti questi fenomeni sono mediati dal cervello. Secondo Dr Blanke, questo fatto sta diventando un tema accettato dalla ricerca nella scienza neurologica. Forse la sua accettazione dipenderà nell’ultimo da come la conoscenza verrà usata. Dr Beauregard si è fatto un disservizio affermando che l’unione mistica non dovrebbe essere riservata alle poche persone spirituali, ma dovrebbe essere resa disponibile a tutti, per il beneficio della società.

Forse, come Charcot, lui avrebbe dovuto limitarsi a descrivere il fenomeno, per quanto incongruente il risultato potrebbe essere.

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