Egitto, 25 Marzo 2008
Sono le 3:15, il suono disarmonico del telefono di camera ci riporta rapidamente alla realtà di quell’ambiente caldo e del sudore ormai appiccicato agli indumenti.
Osservo Simona cercare di capire che cosa stia succedendo, l’aiuto dicendole “amore rispondi al telefono, è la reception”. Il ritrovo era alle 4:15, Simona mezza addormentata chiude la comunicazione frettolosamente e mi dice ”dormiamo fino alle 4:00 tanto abbiamo già tutto pronto…e poi chi gli ha chiesto di svegliarci…!”.
L’eccitazione per il viaggio che ci attende non mi fa più addormentare, mi continuo a muovere in questo stato di dormiveglia quasi fastidioso.
Dopo una velocissima opera di smistamento delle persone sui due autobus che ci attendono e la distribuzione del cestino della colazione, l’egittologo nostra guida per una lunghissima giornata, ci da il benvenuto e ci accenna velocemente a quello che sarà il percorso che a breve faremo.
“Mi chiamo Zafferani…come lo zafferano!…C’è qualcuno che arriva da Roma?” domanda a cui è seguito un silenzio imbarazzante dato che la nostra era una comitiva di persone proveniente da Milano e comuni limitrofi! Dalla delusione dipinta sul suo volto e dall’entusiasmo con cui racconta dei suoi 6 anni trascorsi nella nostra capitale comprendo che per lui sono stati sicuramente anni importanti e piacevoli.
Iniziamo il viaggio in orario, fuori è ancora buio, percorriamo un lungo tratto tenendo il Mar Rosso sulla destra che la quasi piena luna illumina a giorno.
Mi è sempre piaciuto sapermi orientare e capire dove mi trovo in qualsiasi momento e luogo, per me quindi è risultato automatico collegare il fatto che RA sarebbe sorto di lì a breve dal mare illuminandoci e scaldandoci con i suoi raggi e accoccolandomi sul mio sedile, penso “che bello sarà vedere l’alba nella terra del sole!”.
Mentre vedo l’emisfero orientale contagiare con la sua luce quello occidentale che in quel momento nascondeva con il suo buio la maestosità del deserto, mi ricordo dell’alba a cui ho assistito al timone di una barca a vela di 12 metri durante il mio turno in una attraversata con onda lunga tra la Francia e la Sardegna. Ero solo, in mezzo al mare senza alcun punto di riferimento , solo la mia bussola , niente terra, niente luci, gli unici esseri umani nel giro di tante miglia erano le persone sotto coperta che dormivano e poco distante l’altra nostra barca che ci ha accompagnato in quella bellissima avventura…e poi un mondo vivo sotto di noi che avrebbe percepito l’arrivo della luce e del calore solare in un modo diverso…”forse tutto è più ovattato, o forse è la stessa sensazione che provano i subacquei quando fanno immersioni ad alte profondità”.
Mi ricordo che i miei pensieri sulle profondità marine sono svaniti nel momento in cui ho iniziato a intravedere luce a EST, e in quella vastità in mezzo al mare senza alcuno ostacolo di mezzo, mi sono goduto tutta l’alba, la più bella che avevo mai vissuto…
Uno scossone dell’autobus mi riporta in Egitto, un passaggio da un sogno ad occhi aperti ad una altrettanto bella realtà…l’alba sul Mar Rosso.
Prima di partire per la terra del sole la mia parte più logica e razionale mi aveva fatto cercare informazioni sul viaggio che stavo per intraprendere. Avevo appreso con sorpresa che ci saremmo dovuti trovare con altri autobus provenienti da altre località turistiche in un luogo prestabilito e da lì, scortati dalla polizia turistica egiziana, attraversare la bassa catena montuosa vicina alla costa, per poi proseguire nel deserto ad incontrare Luxor ed il Nilo , colui che con le sue inondazioni periodiche e il suo limo ha permesso la vita a civiltà avanzantissime, già più di 5000 anni fa…ed oltre.
Come di solito mi accade, il vissuto è diverso dalle informazioni che raccolgo con la logica, una parte che però ho sempre nutrito con ciò che a lei più piace: dati, dati, dati e ancora dati per poter rispondere a quesiti come ad esempio in questo caso “…quanto dura il viaggio?…quanto saranno alte le montagne che scaleremo ? …ma sono così pericolosi i beduini del deserto o il pericolo arriva da altrove? …ecc.”
Mentre ci apprestiamo ad incolonnarci al punto di ritrovo degli autobus , mi rendo conto di quanto per me sia stato importante, ed oggi lo è ancor di più, “sentire e percepire” carpendo dall’ambiente , e dalle persone la storia scritta in ogni cosa più o meno animata di questo mondo rispetto ai dati che se non vissuti sono freddi e non servono a nulla. Comprendo anche che un dato, mentre si vive una esperienza senza alcun timore e quindi nessun limite, può riempire l’esperienza che si sta vivendo con una miriade di colori in più che rendono l’esperienza stessa magica.
La carovana di oltre centinaia di autobus carichi di turisti noi compresi parte alla volta della antica Tebe. Il sole è ormai alto all’orizzonte, mi sistemo gli auricolari e con il lettore MP3 di Simona ascolto le musiche che Umberto ha sapientemente selezionato per noi, musiche che uniscono…ed io voglio unirmi con quell’ambiente antico alla ricerca di un qualcosa che mi appartiene e che intravedo ma che ancora non conosco completamente.
Il sonno che fino a quell’istante aveva cullato il resto dei miei compagni di viaggio, riesce con dolcezza a portarmi con se in una dimensione di mezzo in cui sogno e realtà si mischiano …
Vedo l’immagine di una piramide che mi è apparsa con le sembianze di un miraggio in un sogno fatto due giorni prima. In quello stesso istante apro gli occhi ma non completamente e li richiudo subito e vedo che nella terra delle piramidi le cime di quelle montagne assumono la forma di piramidi naturali…”forse è proprio quel luogo che si vuole esprimere in quel modo, con quelle geometrie…forse gli antichi ma sapienti abitanti del posto avevano compreso, ed erano in comunione e rispetto totale con la natura locale quando hanno costruito quelle meraviglie”.
Mi vengono alla mente altre immagini di numerosi viaggi in autobus che ho sognato nei mesi precedenti e comprendo che forse, in parte, preannunciavano l’esperienza che stavo ora facendo. In questa condizione di mezzo aprendo e chiudendo gli occhi la realtà dell’ambiente intorno a me non cambia, …piacevolmente apprezzo il fato che le piramidi naturali si muovono nonostante io abbia gli occhi chiusi come se quella visione non provenisse dagli occhi del mio corpo fisico. C’è una specie di sincronicità tra le immagini oniriche che forse ho già vissuto e quelle che provengono dal qui ed ora …peccato che la fermata obbligata presso un ristoro interrompa quel momento magico.
In prossimità della zona non più off-limits vicino a Luxor, Zafferani inizia a raccontarci della storia dell’antico Egitto e mentre ascolto le sue parole che raccontano di Faraoni e delle opere, dei vari periodi di grazia e di decadenza delle dinastie succedutosi fino ad arrivare ai tempi nostri, lo osservo, cerco di carpire dalle sue parole , toni, atteggiamenti, che mondo possa vivere in lui. La forma del suo corpo e le sue inflessioni linguistiche mi ispirano simpatia ed affetto …mi ricordano molto un tricheco o un leone di mare.
Essendo nel contempo guida ed Egittologo, con il suo racconto, un misto tra storia e leggenda, noto che tende ad esaltare l’operato di questi uomini che si sono alternati alla guida del suo paese, in base alle opere architettoniche da loro realizzate ed in base a quanto siano stati bravi a scacciare gli invasori e a conquistare nuove terre, e quindi bravi a mantenere unita l’identità egiziana.
Infatti alla fine di Moubarack ne parla ma semplicemente dicendo che è una persona brava, che ha portato diverse innovazioni nella cultura egiziana a favore della donna come la possibilità di divorziare o di decidere se il marito può avere altre mogli oltre a lei, e come opera da lui realizzata, un canale che unisce il Nilo al Mar Rosso e che aumenterà del 20% la zona verde e coltivabile del paese.
Mentre un bambino davanti a me inizia esaltato a ripetere ad alta voce e a memoria i nomi delle 5 capitali succedutosi nel tempo in Egitto, incoraggiato da Zafferani che promette di interrogarci tutti entro la fine del viaggio, penso alle parole della guida.
Il contrasto tra i toni neutri del deserto ed il verde della vegetazione che tutt’un tratto incontriamo , mi riporta nel presente. Per un lungo tragitto viaggiamo accanto ad un canale che parte da Assuan ed arriva fino a Luxor… e forse anche oltre.
Tutt’intorno piccoli villaggi di contadini , donne vestite di nero e con il viso coperto, uomini con fucili, canne da zucchero, campi coltivati da vitali cereali alimentati dall’acqua del Nilo e da quel sole così intenso.
La velocità con cui passiamo accanto a questi scorci di Egitto, non mi permette di soffermarmi molto su di loro, ma mi consente di vivere con intensità quei frammenti come se fossero fotografie che terrò sempre con me e che non scorderò più.
In questo rimbalzo continuo tra ricordi e realtà mi ritrovo per analogia ad associare la povertà che sto vedendo con ciò che incontrerò quando forse un giorno visiterò l’India.
L’euforia che si respira sull’autobus per l’imminente arrivo carico di aspettative e il contatto intimo che sto sentendo con la vita delle persone che osservo dal mio finestrino, per la prima volta dopo tre giorni di mia permanenza in quella terra, mi fa sentire unito all’ambiente, mi sento un po’ di più a casa e sono felice.
Arrivati a Luxor la nostra guida ci preannuncia che sulla nostra sinistra incontreremo a breve la moschea della città e il suo conto alla rovescia porta tutti quanti noi a vivere con maggiore intensità quell’istante che altrimenti , forse, sarebbe stato sottovalutato.
La moschea è bella ma non è tanto ciò che mi colpisce, lo sono di più le persone che ci stanno attorno e la devozione che impregna quell’ambiente.
Provo una gioia particolare e un senso di leggerezza al cuore per una religione che in quel momento sento avere radici antiche, l’Islam delle origini, che non mi aveva mai fino a quell’istante interessato e che come tanti altri insegnamenti positivi nel tempo è stata utilizzata da molti per fini economici, politici, di potere e purtroppo anche come strumento di morte.
Mi chiedo per un attimo se quel senso di leggerezza che sento può essere simile a quello che i Faraoni ricercavano per potersi presentare davanti a Osiride con un cuore sufficientemente leggero da poter competere con il peso di una piuma e poter quindi accedere ad una seconda vita, questa volta eterna.
Il nostro cicerone in dirittura di arrivo sull’autobus decide di chiamare il nostro gruppo con uno dei nomi del primo faraone che ha unito l’Alto al Basso Egitto, colui che portava il copricapo con i due simboli che li rappresentavano, il papiro e il fiore di loto: Mina.
La prima visita è al Tempio di Karnak…il cerchio solare è quasi a picco sopra di noi. “Mina seguitemi e statemi vicino” dice Zafferani. Appena scesi veniamo investiti dagli oltre 40°C che la guida dice essere uguali a quelli che ci sono solitamente in quel posto ad Agosto.
La mia natura protettiva mi porta subito a preoccuparmi per Simona sensazione accentuata successivamente dalla visione di una vecchietta sorretta da due signori uscire dal tempio per il caldo soffocante.
I turisti a migliaia si riversano ad ondate all’interno del tempio…mi chiedo se i faraoni o i sacerdoti, gli unici abilitati ad entrarvi, insieme a pochi altri e ai manovali addetti alle costruzioni, avessero potuto tramite la visione a distanza vedere il futuro che stavo vivendo io in quel momento. Probabilmente si sarebbero sconvolti per quella dissacrazione e chissà quale precauzione avrebbero deciso di prendere in previsione di tale evento. Magari non avrebbero fatto proprio nulla come del resto stiamo facendo noi uomini del presente pur consci del fatto che il pianeta si sta inquinando e i suoi abitanti gradualmente ammalando.
Dopo una prima fase che chiamerei “della caccia all’ombra”, piano piano si insinua in me la consapevolezza dell’enormità di quell’opera realizzata così tanti anni prima. Assecondo immediatamente una pulsione che mi è poi rimasta per tutto il tempo , quella di toccare i bassorilievi e i geroglifici quasi alla ricerca di un contatto con quell’epoca storica, di immagini e sensazioni appartenute a chi ha costruito e vissuto quel tempio.
Quello che ritrovo però per la maggior parte del tempo , tranne alcuni momenti in cui mi sono sentito in contatto, è quello che ci hanno lasciato sia a livello di energia e sia fisicamente, incidendo il proprio nome sulle colonne, i turisti.
I segni della stupidità e del poco rispetto che purtroppo appartiene alla nostra razza umana non la ritrovo solo nell’attualità, ma anche in tutte le popolazioni che hanno successivamente invaso l’Egitto distruggendone e saccheggiandone la maggior parte delle ricchezze, oppure negli archeologi che hanno portato all’estero gran parte delle opere, o come, ad esempio, l’archeologo francese che per ripulire i geroglifici ha pensato bene di deviare parte del Nilo all’interno del tempio facendone cadere un gran numero di colonne.
Nel frattempo il nostro mentore, non perde occasione per verificare se ci siamo tutti contandoci ogni volta e a suo modo accoglierci con i suoi sorrisi, le sue spiegazioni e battute come quelle che fa a riguardo del numero di giri in senso antiorario che si devono fare attorno ad una scultura di scarabeo, per avere prosperità, fortuna, fertilità, matrimonio, ecc ecc
Io mi incammino attorno allo scarabeo facendogli un sorriso di complicità…non lo faccio perché credo alle sue parole, ma perché sento la sua frustrazione di non essere ascoltato con la massima attenzione dal gruppo Mina orami troppo distratto ed accaldato.
A sua volta, forse conscio del mio gesto di affetto nei suoi riguardi, ad ogni giro ridendo, ad alta voce, mi dice a che punto sono arrivato. Al mio arrivo ci scambiamo un segno di amicizia ed accoglienza dandoci vicendevolmente un buffetto sulla spalla.
Nel nostro percorso di avvicinamento all’uscita mi ritrovo per un attimo da solo, a godermi un po’ di ombra vicino a delle statue più basse e piccoline e a delle colonne in un area in quel momento sgombera di esseri umani. C’è un silenzio strano che ho potuto comprendere nel suo significato solo dopo quando il mio ormai amico ci spiega che proprio sotto di noi esiste una camera segreta scoperta da un archeologo italiano utilizzata dai sacerdoti per nascondere statue ed altri oggetti preziosi prelevati preventivamente dalle tombe dei faraoni nella Valle dei Re e delle Regine, dato che i predoni e ladri di tombe erano attivi anche all’epoca.
In quell’istante ricordo di un sogno fatto una decina di giorni prima in cui ho sorvolato leggero in volo una stanza sotterranea piena di forme scure…forse proprio la stanza sopra cui mi trovavo in quel momento!
Il gruppo Mina, consapevole del fresco dell’aria condizionata che avrebbe trovato sull’autobus che lo attendeva all’uscita, affretta il passo sotto il sole cocente nell’enorme spazio antistante il tempio , e in una gincana tra gli autobus che amplificavano il calore con i loro motori accesi, raggiunge l’anelata meta.
Il pranzo consumato nei sotterranei di un Hotel 5 stelle che si affaccia direttamente sul Nilo, viene anticipato da una breve visita al Museo del Papiro del quale ricordo la piacevole sensazione che ho provato collegandomi all’amore con cui ho immaginato gli scriba nell’antichità realizzassero le loro bellissime pergamene.
L’approdo dei piccoli battelli a motore che ci porteranno dall’altra parte del Nilo a raggiungere l’autobus si trova vicino alla piscina antistante l’hotel che ci ha ospitato durante il pranzo.
Le numerose barche a vela, che in quel momento avrebbero avuto problemi a percorrere il Nilo se non a remi o seguendone la forte corrente, attirano la mia attenzione e mi fanno ricordare di un altro sogno sempre fatto nei giorni antecedenti il viaggio in cui sfidavo la corrente di un fiume bolinando con una barca a vela triangolare come quelle che stavo ammirando ora e che trasportava materie prime e generi alimentari.
Sballottato e nel contempo cullato dalle acque di un fiume che ritenevo essere più inquinato di quanto mi appariva in quel momento, acquisisco consapevolezza delle numerose conferme avute dai sogni che ho fatto nei giorni precedenti , piccole precognizioni del mio doppio, del mio Ka, che errante nel presente continuo ha voluto anticiparmi in questo stupendo viaggio.
Il fresco dell’aria condizionata e le parole dell’Egittologo che raccontano della scelta fatta dai faraoni di queste dinastie di portare i loro corpi mummificati nella parte occidentale della antica Tebe, non più in tombe visibili e imponenti quali potevano essere le piramidi del Basso Egitto, mi fanno ragionare su che cosa avesse potuto muovere questi uomini.
La Valle Dei Re ci proietta in un ambiente estremamente inospitale che non ci permette di apprezzare al meglio quel viaggio. Le tombe scavate nella roccia in una calda ed arida gola, la mancanza di ossigeno e la presenza di tutte quelle persone mi fa sognare il fresco dell’aria condizionata che ci attenderà a breve sul pulman.
Visitando le tombe capisco la necessità di queste recenti dinastie, a differenza di quelle che le hanno precedute, di proteggere le loro salme da saccheggiatori di tombe già presenti a quell’epoca, in un luogo più impervio, nascosto e meno accessibile.
Ra, che per tutto il nostro errare in questa caldissima e fuori dal normale giornata di Marzo inoltrato, ci ha accompagnato con tutta la sua possenza, all’arrivo al Tempio di Luxor, lascia piano piano il posto ad ombre sempre più lunghe che esaltano ancor di più la possenza di quell’opera.
In questo tempio si notano subito le influenze di “chi è arrivato dopo” e mi chiedo come si possano concepire costruzioni tipo una moschea mussulmana e di una piccola cappella con affreschi Cristiani all’interno di un’opera così maestosa bella e di altri tempi. Senza nulla togliere alle rispettive religioni, sento un profondo non rispetto degno soltanto di popoli primitivi e con poca coscienza.
L’oscurità di queste giornate primaverili egiziane ci raggiunge velocemente. Anche se stanco , sono molto felice e soddisfatto per una giornata di quelle speciali , vissuta intensamente e che difficilmente scorderò.
Un turbinio di immagini viste ed anche non viste di bassorilievi, geroglifici e monumenti, il colore intenso e brillante dell’oro che mi scalda come il sole, mi scorrono davanti in continuazione…e questo è accaduto anche per le notti seguenti.
L’Egitto antico di quei monumenti e forse ancora prima di loro, mi ha lasciato moltissimo, in primis il desiderio e il piacere di raccontare con le parole scritte il mio vissuto.
Gli faccio una promessa: ti verrò a trovare ancora!
Marzio